Continua la forte preoccupazione da parte dei lavoratori in divisa del capoluogo ionico, riguardo il disastro ambientale e sanitario che si abbatte sulla città. Circa un anno fa i consigli di base della Guardia di Finanza, il Consiglio nazionale della Guardia Costiera e Centrale della Marina Militare, oltre il Siulp sindacato di polizia maggiormente rappresentativo a Taranto, hanno espresso ai vertici corrispondenti preoccupazione e chiesto azioni di prevenzione e tutela. Inoltre è stata chiesta l’apposizione di centraline nel porto, per il monitoraggio h24 degli agenti inquinanti. Con grande sensibilità è stata prontamente data una positiva risposta da parte dei vertici militari, che hanno investito a tal riguardo l’Autorità portuale. Quest’ultima avrebbe dovuto provvedere a stipulare un’apposita convenzione con l’Arpa Puglia, per l’apposizione di centraline.
Passati oltre 7 mesi, i vertici e le rappresentanze dei militari nei fatti sono stati ignorati. Nulla di ciò si vede nel porto.
Oltre alla presenza di diossina nelle cozze, nel latte materno, nei terreni del quartiere Tamburi e nei dintorni che impedisce l’allevamento di bestiame, ecc. ecc., oggi si ha notizia di piombo presente nelle urine dei tarantini. La vivibilità in porto è al limite. Vi è cattivo odore, l’aria graffia la gola, si avverte penetrare nei pori della pelle le particelle di minerale, che sono leggere come la polvere di borotalco. Basti vedere l’auto bianca di servizio, nonostante venga lavata più volte a settimana, a volte anche a spese dei colleghi, dopo pochi minuti è già di colore rosso.
Nel frattempo informalmente arriva anche la solidarietà dai colleghi di Genova. Soprattutto i più anziani testimoniano come, con la chiusura dell’area a caldo dell’acciaieria, la qualità della vita professionale nel porto sia di gran lunga aumentata, generando anche alternative di sviluppo e occupazione per i cittadini.
Sarà nostro dovere agire in tutte le forme che ci sono concesse, per difendere la salute dei nostri rappresentati e delle loro famiglie e di conseguenza della comunità in cui essi sono inseriti. La piena convinzione è che un’azione etica della rappresentatività dei lavoratori, porta anche benessere e sviluppo economico per la città.
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