Salendo da Viale Trastevere, l’antico Viale del Re, costeggiando Villa Sciarra, una delle romantiche ville di Roma, ci troviamo nei pressi della Basilica dedicata a S. Pancrazio, dove troneggiano arte e storia.
Si accede alla Basilica attraverso un romantico vialetto costeggiato da alberi di gelso, il Morus alba, originario della Cina.
Per il visitatore è come entrare in un altro mondo in cui silenzio e pace fanno da padroni facendoci dimenticare il traffico moderno che si svolge su questo secondo miglio della Aurelia.
E’ qui che sorge la Basilica di S. Pancrazio sul luogo della tomba del Santo Pancrazio, nato circa 290 anni d. C. a Synnada in Asia Minore, si trasferì a Roma appena quattordicenne presso lo zio Dionisio.
Ricevette il battesimo da Papa Cornelio anche se è probabile che sia stato Papa Marcellino ad avvicinarlo alla fede cristiana.
Quando Diocleziano iniziò la persecuzione, Pancrazio non rinunciò alla fede per cui venne decisa la sua decapitazione.
Nella Basilica a lui dedicata si può leggere: “Hic decollatus fuit Sanctus Pancratius”, che indica il preciso luogo del martirio.
Papa Onorio nella prima metà del ‘600 iniziò la riedificazione dell’attuale Basilica, sulla basilica di Simmaco già esistente portandola alla situazione che possiamo ammirare oggi.
Sul corpo del giovane martire, esattamente dove si trova ancora, è custodita la tomba ed è li che sorge l’altare.
E’ in questa Basilica che Papa Innocenzo X incoronò re Pietro II d’Aragona nel 1200 oltre a fatti storici di altrettanta importanza.
Già nel 1606 il cardinale Ludovico di Torres diede alla Basilica l’aspetto che oggi possiamo ammirare.
Degno di nota l’artistico soffitto in legno che oggi appare in tutto il suo splendore, dopo il recente restauro e che arricchisce l’insieme dio quanto la Basilica possiede già.
La custodia di queste opere d’arte fin dalla metà del 1600 fu affidata ai Padri Carmelitani Scalzi delle Congregazione d’Italia. Conservando intatto l’aspetto voluto dal Cardinale Ludovico da Monreale con le sue navate laterali e la confessione sotto l’altare, il tutto è ricco di bassorilievi che ricordano, oltre ad altro, il martirio di S. Pancrazio, S. Giovanni della Croce, S. Giovanni Battista e S. Calepodio.
Nella cappellina situata a sinistra fu battezzato Papa Pio XII, Eugenio Pacelli.
A destra un grande dipinto di Lehoux che raffigura la vita e la morte di S. Pancrazio.
Le parole e l’ammirazione per questo santo luogo non sono sufficienti a descrivere quanto gli occhi possono vedere.
Il tesoro nascosto nella Basilica di S. Pancrazio sono però, le Catacombe. Nel sottosuolo conserva, anche se rovinato dal tempo, l’antico cimitero cristiano che inizia esattamente sotto l’abside con corridoi che custodiscono numerosi cubicoli.
La terza parte dell’antico cimitero raggiunge il sottosuolo della piazza antistante alla chiesa, prima dell’editto di Milano questi luoghi sotterranei erano sede dei primitivi cimiteri cristiani dove si raccoglievano i fedeli.
Le catacombe erano, come possiamo notare anche oggi, in galleria larghe meno di un metro che lungo le pareti raccoglievano le spoglie dei defunti.
A Roma le catacombe formano un’immensa necropoli in parte ancora inesplorata, che ha grande valore storico ed archeologico oltre che artistico. In alcune di esse si ammira l’evolversi della pittura cristiana nei vari secoli.
Frequentate fino al V secolo, con l’affermarsi della libertà del culto, furono abbandonate, esplorate da amatori e turisti provenienti da tutti i Paesi del mondo.
Roma conserva e ama sottovoce quanto la storia le ha regalato, ma nel carattere del popolo romano è rimasta la consapevolezza di essere padrona di una eredità unica e irripetibile.
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