All'iniziativa si è ricordata la figura del Sovrintendente Capo della Polizia di Stato Salvatore Aversa, a cui lo stesso Osservatorio è stato intitolato, nel ventennale della sua uccisione sono state illustrate le ragioni della costituzione dell’Osservatorio, gli intenti e il suo programma di attività
Il quattro gennaio 1992 Salvatore Aversa, e la moglie Lucia Precenzano, venivano uccisi in un agguato a Lamezia Terme dalla `ndrangheta su cui stava indagando. A marzo di quest'anno nasce, promosso dalla Cgil Nazionale, dalla Cgil Calabria, Cgil Lombardia e il Silp Nazionale, l'Osservatorio sulla legalità. Il 12 luglio, nella questura della città della Piana, sono state tracciate le linee per un «nuovo impegno civile»; ad organizzare il dibattito il presidente dell'Osservatorio Claudio Giardullo, il responsabile scientifico Ivan Cicconi, esperto di appalti pubblici, il figlio Walter dei coniugi Aversa, il segretario generale Cgil di Catanzaro Giuseppe Valentino e la componente della segreteria nazionale Cgil Serena Sorrentino. Presenti anche il prefetto Antonio Reppucci, il questore Guido Marino, il dg del compartimento polizia stradale Vincenzo Gigli, il dirigente del commissariato di Lamezia Antonio Borelli, il segretario Cgil Calabria Michele Gravano, l'ex sottosegretario ai Trasporti Pino Soriero e il vicepresidente dell'Osservatorio Nino Beseotto. I lavori sono stati aperti dal segretario generale del Silp Claudio Giardullo: «Aversa, insieme a tanti altri eroici agenti e funzionari, è stato il simbolo di una Ps competente e impegnata a difendere la collettività contro ogni forma di sopruso. Era un investigatore esperto e capace. Conosceva i rischi che stava correndo. Eppure non ha riposto i fascicoli nel cassetto. Ma un commosso pensiero va anche alla moglie e a donne come le compagne di Dalla Chiesa e Falcone, morte per stare accanto ai consorti. La `ndrangheta ha accresciuto notevolmente il suo volume d'affari e si è radicata nel tessuto economico e sociale. In Calabria si registra il maggior numero di attentati contro amministratori locali e giornalisti». Anche l'intervento del questore ha ricordato la figura del Sovrintendente Capo della Polizia di Stato: «Siamo lusingati di aver ospitato tale iniziativa, anche in ricordo di un mito, una stella polare, della polizia italiana. Un uomo arrivato all'estremo sacrifico, nella piena consapevolezza di doverlo compiere, solo in ossequio al proprio dovere». Il prefetto Antonio Repucci, invece, è stato duro e a tratti quasi irriverente: «Al di là degli slogan e delle provocazioni, dico che mi fanno schifo i colletti bianchi che aiutano i mafiosi a mimetizzarsi nella società civile con l'aria dei perbenisti. Purtroppo i delinquenti hanno l'appoggio di un atteggiamento omertoso che li copre. Sono pochissime le denunce per estorsione, dovute a richieste di pizzo. Ho partecipato a tanti convegni sulla legalità, tuttavia i risultati sono stati pari allo 0,01%. Ci vorrebbe uno tsunami delle coscienze e invece devo amaramente constatare che manca un'indignazione collettiva. A gente come me e molti dei presenti compete il contrasto di tutte le organizzazioni criminali. Un compito rischioso e delicato, da assolvere ispirandosi a icone quali Aversa perché noi abbiamo il dovere di avere coraggio e non il diritto di provare paura. Altrimenti ci tocca cambiare mestiere». Più speranzoso l'intervento di Walter, il figlio di Aversa: «Vogliamo appartenere a un sistema che rispetta le regole. A nome della mia famiglia formulo gli auguri di buon lavoro all'Osservatorio, che riveste un altissimo valore per quanti vogliono appartenere a uno Stato di diritto». Il segretario generale Cgil di Catanzaro Giuseppe Valentino aggiunge: «Viviamo in una terra nella quale la pressione criminale è molto forte. Ci sono reati ambientali e contro la pubblica amministrazione. Sarebbe necessario intensificare l'azione degli inquirenti, sia nella prevenzione che nella repressione. Ultimamente c'è stata una grande affermazione contro le cosche del lametino, ma spesso si registra un isolamento delle Forze dell'ordine e soprattutto delle vittime della mafia. Così si rischia ad esempio che gli operatori economici taglieggiati non denuncino». Per Cicconi: «Formazione, aggiornamento, diffusione delle informazioni e conoscenza del fenomeno della criminalità organizzata e del contesto in cui si nuove, sono le finalità principali del nostro organismo». A concludere i lavori Serena Sorrentino, segretaria confederale Cgil: «Il comparto sicurezza è in difficoltà per varie ragioni, a cominciare dalla contrazione degli investimenti che limita l'impiego di uomini e mezzi sguarnendo taluni presidi territoriali». Lo scopo dell'Osservatorio socio-economico per la legalità ed il contrasto delle mafie in Calabria e in Lombardia è proprio quello di richiamare l'attenzione su questi temi e quindi concretamente «contrastare le organizzazioni criminali sempre più articolate, ramificate e globalizzate, specie in Calabria. Pertanto è necessaria una presenza delle organizzazioni dei lavoratori e delle lavoratrici, in particolare dei settori più a rischio di infiltrazione mafiosa, coordinata ed integrata con le attività e le iniziative di contrasto delle Istituzioni e delle Associazioni impegnate su questo fronte». E la scelta del nome di Aversa non è certo un caso, come non è un caso la scelta del luogo di questo convegno. Tutto, spiega Giardullo, «nasce dell'esigenza della Cgil di avere una conoscenza più approfondita e ampia dei fenomeni e dei processi economici e sociali in Calabria e Lombardia, per poter contribuire ad una lotta più efficace alle organizzazioni mafiose in generale e alla 'ndrangheta nello specifico. Proprio la mafia calabrese negli ultimi anni ha lanciato un ponte verso la Lombardia, accrescendo così ancora di più il suo peso tra le organizzazioni criminali planetarie». E fuori dal convegno è Walter Aversa a descrivere i valori che muovevano il padre e alla base dell'iniziativa e della lotta alle mafie: «Per noi è l'occasione per condividere, sia con l'Osservatorio e sia con tutta la cittadinanza interessata, quella grande eredità morale di valori che ci hanno lasciato i nostri genitori. Mio padre serviva lo Stato in maniere esemplare, riceveva in cambio la soddisfazione di aver potuto fare il proprio dovere. Se questi principi si possono riversare nell'Osservatorio per noi è motivo di gioia. Anche perché magari qualcuno si è dimenticato che alla base della nostra dignità deve esserci il rispetto della legge e delle regole. Noi non dobbiamo più tollerare zone grigie, dobbiamo fare una scelta di campo: stare dalla parte della verità e della giustizia».
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