«La discussione di questa mattinata ha infatti confermato la preoccupazione delle autorità provinciali sul versante della sicurezza e della legalità a Roma e nel Lazio. E questo è un trend perfettamente coincidente con quello che sta succedendo a livello nazionale. Va detto che ci preoccupa anche il fatto che il Governo non sembri cogliere la gravità della situazione nelle scelte che gli sono proprie, sia pure di Governo tecnico. Si sta ad esempio mettendo mano alla spending review, ma sembra che non ci sia affatto consapevolezza dei rischi che la criminalità attecchisca in regioni come la Lombardia, il Piemonte, la Liguria e il Lazio, sia economicamente che socialmente, come accade già nelle regioni a più consolidata presenza mafiosa. Un sistema come quello moderno, fondato tutto sugli scambi finanziari, favorisce chi ha immani disponibilità di risorse e attraverso i paradisi fiscali ha consentito all’organizzazione mafiosa di trasformarsi in holding di livello internazionale. Le altre colpe però sono tutte italiane e di chi ha governato negli ultimi anni. Nel nostro Paese c’è stato un aumento della corruzione tale da farlo diventare un fenomeno sistemico. Nel sentire comune la corruzione non solleva più riprovazione, quasi fosse un fenomeno a cui bisogna rassegnarsi. L’altro fattore nostrano è l’aumento dell’area “grigia”, quella in cui gli imprenditori tengono un piede da una parte e uno dall’altra. Poi, soprattutto a livello normativo, c’è la mancata risoluzione dell’annoso problema dei controlli. La criminalità si esprime nel potere che viene dal denaro, che si può usare al di fuori di qualsiasi regola. E’ questo il centro della questione e ciò da cui bisogna guardarsi. Dicono che gli italiani hanno la memoria corta, ma su questo tema c’è qualcuno che dimentica in un periodo brevissimo. Ad esempio vorrei ricordare che il Comune e il sindaco di Roma fino a sei mesi fa ritenevano che non ci fosse un problema di criminalità mafiosa nella nostra città. L’attuale giunta comunale ha perfino capovolto le priorità in tema di sicurezza, mettendo in primo piano la lotta alla prostituzione e solo sullo sfondo i problemi veri di criminalità. Ognuno ha diritto a cambiare opinione quando riconosce di aver sbagliato, ma non credo proprio che per il caso romano siamo di fronte a una conversione».
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