«Grazie alla Cgil per mantenere alta la soglia di attenzione sul tema della legalità», ha esordito il sindaco Gianni Alemanno. Parole di tutt’altro avviso rispetto ai giorni precedenti all’incontro, quando il primo cittadino aveva inviato direttamente a Di Berardino una lettera di rimostranze per non essere stato invitato agli Stati generali, accusando il sindacato di voler celare dietro al convegno un’iniziativa di propaganda per le elezioni del prossimo anno. Riparato lo strappo, il sindaco è entrato nel vivo della questione illegalità: «Siamo di fronte a fenomeni che non possono non destare preoccupazione – ha detto -. Si osserva un allargarsi dell’area criminosa caratterizzata da due aspetti. Il primo è la tendenza alla globalizzazione della criminalità, che non è radicata solo in alcune regioni specifiche ma infetta ogni territorio esposto a interessi economici come il nostro. Il secondo è la crisi economica, che genera difficoltà sul territorio, disagi sociali e un generale fenomeno d’impoverimento. Su questo versante, molte realtà di quartiere diventano l’ultimo anello della catena dello spaccio, che troppo spesso si trasforma nell’unica via d’uscita a una difficoltà economica. Noi abbiamo detto ‘no’ al calo di attenzione dopo gli omicidi a Roma, perché dobbiamo ragionare sul territorio senza separare la grande dalla piccola criminalità. Pensiamo agli stupefacenti e all'alcol: la guerra deve essere sistematica anche verso l'illegalità minore, perché le mafie trovano lì il loro terreno fertile. Il controllo del territorio implica l’integrazione di fattori diversi e i patti per la sicurezza servono a questo. Non possiamo lavorare per compartimenti stagni. Pensiamo alla vendita di licenze a prezzi spropositati, a quando magari sono i vigili a scoprirlo per primo. L’ideale sarebbe allora pensare a commissariati che non perdono il dialogo con il territorio, uno standard da garantire facendo attenzione ai tagli. Anche i servizi sociali devono essere rafforzati, nell’ambito di un’azione su due livelli, quello della cultura e quello del territorio. Terzo aspetto da curare è la realizzazione di grandi momenti per coordinarsi. Ci vuole una mappa del rischio costantemente aggiornata. Sono due anni che si cerca a fatica di mettere in rete le sale operative dei vari apparati. Dobbiamo invece individuare il rischio prima del crimine».
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