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Agosto-Settembre/2012 - Panorama sindacale
Le notizie dei sindacati
di

Detassazione accessorie in busta paga a settembre

Anche quest’anno verranno restituiti oltre 140 euro sulle imposte dovute tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2012 sulle competenze relative a straordinari, festivi, notturni e competenze accessorie in genere, comprese quelle riferite al “secondo livello di contrattazione” 2011.
Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza erogherà, presumibilmente entro il mese di settembre, a tutti coloro i quali hanno percepito nel il 2011, un reddito annuo lordo non superiore ai 35.000 euro, riceveremo come parziale restituzione dell’Irpef già trattenuta, un importo pari 145,75 euro – contro i 141,90 dello scorso anno.
A coloro i quali, all’atto della liquidazione delle spettanze, sulle accessorie fosse stata trattenuta un’imposta per le persone fisiche inferiore ai 145,75 euro, nei mesi successivi verrà applicata - sulla medesima Irpef - una trattenuta di misura inferiore fino alla capienza massima e, quindi, all’eventuale restituzione dell’intero importo.
Ricordiamo che il beneficio era stato introdotto per l’anno 2009 dall’art. 4, co. 3, decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, successivamente prorogato per il 2010 dall’art. 1, co. 156, lett. a), legge 23 dicembre 2009, n. 191 e per il 2011 dall’art. 1, co. 47, legge 13 dicembre 2010, n. 220, è stato confermato per il 2012 dall’art. 33, comma 13, legge 12 novembre 2011, n. 183. In conseguenza di ciò è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 25 maggio 2012, registrato alla Corte dei Conti il 23 luglio 2012 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 20 agosto 2012, n. 193.
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Carceri nel dramma del sovraffollamento

“Nella situazione di emergenza perenne che vivono le carceri italiane accade anche questo: che a un uomo di 54 anni con gravi problemi di salute, venga revocata la misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali per scontare, in carcere, un residuo di pena di sei mesi”.
La denuncia di questo ennesimo caso di ricorso alla reclusione per pene residue di breve durata è del Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. A quanto appreso dal Garante il 54enne dal 2 agosto è tornato in una cella del carcere “Mammagialla” di Viterbo a causa di una ordinanza, non conosciuta né notificata, che ha revocato la misura alternativa della messa in prova ai servizi sociali, per scontare una pena residua di 6 mesi.
Una decisione che arriva in un momento in cui il sovraffollamento sembra essere una delle emergenze più gravi del pianeta carcere italiano: basti pensare che, alla fine di luglio, le presenze nelle carceri italiane erano di 65.860 unità, contro una capienza regolamentare di 45.590. Nel Lazio, in particolare, i detenuti presenti erano 6.960 contro una capienza di 4.839.
“Casi come questo - ha commentato il Garante dei detenuti Angiolo Marroni - finiscono per mortificare sia l’umanità della pena per il detenuto, che il lavoro degli operatori sanitari, degli agenti di polizia penitenziaria e di tutti coloro che vivono e lavoro nel carcere alle prese, tutto l’anno, con le gravi lacune del sistema che, soprattutto nei mesi estivi, tendono ad acuirsi in maniera drammatica. Sarebbe il caso di individuare, per i casi come quello citato, con brevi fine pena e condizioni di salute precarie, soluzioni alternative al carcere nell’ottica di rendere più vivibile il carcere”.
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Siulp

"Concordiamo con il Ministro Cancellieri" sulla necessità di "predisporre una revisione per verificare se vi sono ancora i presupposti delle scorte in atto ed eliminare quelle che non hanno più motivo di essere, poiché‚ solo in questo modo si ripristina il principio della sicurezza e non quello del privilegio". Ma una revisione non deve avvenire "sulla pelle dei poliziotti".
Lo dice il segretario del Siulp Felice Romano sottolineando che il resto "sono le ennesime chiacchiere agostane di chi, pur volendo disporre, non risponde mai di ciò che accade". "Subito dopo le stragi di Capaci e via d'Amelio il Siulp denunciò lo scandalo delle scorte utilizzate solo per status simbol e quanto queste incidessero negativamente su quelle vere che, per ristrettezza di risorse umane, strumentali ed economiche, venivano sacrificate per poter garantire anche le altre - afferma - I gravi lutti che ancora oggi il Paese piange così come l'estremo sacrificio degli uomini e delle donne che hanno sacrificato la loro vita per affermare lo Stato sulla criminalità mafiosa e terroristica, sembra non abbiano insegnato nulla".
“Tagliare il numero degli addetti alle scorte - aggiunge sempre Felice Romano - è una vera e propria follia. Le scorte o si fanno, quando i prefetti valutano la sussistenza di motivi per attuarle, oppure non vanno concesse. Dire che vi sono i motivi di rischio ma la scorta va fatta con un poliziotto anziché‚ sei o nove, significa snaturare il dispositivo di protezione e trasformarlo in una servitù per lo status simbol che mette a rischio la pelle" degli agenti.
Le scorte dunque si fanno secondo criteri tecnici e principi di valutazione del rischio e non secondo l'onda dell'emotività del momento che nasce dall'eco prodotta dalla celebrità dello scortato".
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Silp

“Dieci milioni e ottocentomila euro al mese, che, moltiplicato per un anno, fa quasi 130 milioni di euro. È questo il business della prostituzione a Roma”. Lo afferma Gianni Ciotti, segretario provinciale Silp-Cgil.
“E’ un problema sociale oltreché di ordine pubblico. Non basta una repressione del reato a livello di ordinanze ma anche una tutela nei confronti di quelle donne che non vogliono fare il “mestiere” -afferma Ciotti - . Peraltro nella Capitale non esiste un Cie (Centro Identificazioni ed Espulsioni) per i trans - denuncia il segretario -; quando la notte la polizia ferma un trans per la procedura corretta di espulsione si deve accompagnare la persona a Milano, togliendo risorse sul territorio; e in un momento di tali ristrettezze economiche questo porta alla paralisi”.
Ciotti esorta ad affrontare il problema in maniera seria e programmata: “Bisogna cominciare ad articolare proposte accettabili. Senza provvedimenti a livello sociale non si fanno molti passi avanti. Si tenga presente che ci sono circa 350mila clienti, seppur la maggior parte occasionali, pari al 10% della popolazione maschile di Roma: questo è dato preoccupante”. Una zona a luci rosse, come nelle più grandi capitali europee, potrebbe per lo meno delimitare il fenomeno: “Va necessariamente trovato un sistema per almeno governare la questione; circoscrivere la prostituzione in strada, delineando le zone di disagio, è un’idea per liberare le periferie dal degrado”.
Come sia, Ciotti si augura che finalmente la politica se ne occupi: “è ora che chi governa si mobiliti per una gestione profonda del problema, attraverso una vera regolamentazione del fenomeno, anche per togliere spazio e risorse alle organizzazioni criminali”.
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Siap

“Sul delicato tema delle scorte ognuno deve pesar bene le parole perché si tocca una materia assai delicata che riguarda la sicurezza delle alte cariche istituzionali, politici, magistrati, giornalisti, sindacalisti o imprenditori impegnati nella lotta contro la criminalità, l'eversione e per l'affermazione della legalità”. Lo sottolineano, in una nota congiunta, il segretario generale del Siap Giuseppe Tiani e il segretario nazionale dell'Anfp Enzo Marco Letizia.
I sindacati di polizia parlano di “polemiche strumentalizzazioni politiche che non debbono condizionare le decisioni dei tecnici dell'Ucis. Il senso dello Stato deve essere il criterio guida in tempi in cui gruppi di chiara matrice eversiva possono sfruttare il disagio sociale sollecitato dalla grave crisi economica.
La conferma del rigurgito terroristico, non va dimenticato, e' arrivata lo scorso maggio con l'attentato compiuto nei confronti dell'Amministratore delegato dell'Ansaldo Nucleare”
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Coisp

“La necessità di dover tagliare le spese non può in alcun modo portare ad erodere ciò che in un Paese è necessario per garantire il funzionamento corretto di tutto il resto, e cioè del Comparto che assicura la libera vita democratica, né può nascondere presunti altri intenti di cui alla luce del sole non si può parlare, come il taglio indiscriminato o quantomeno non unanimemente condiviso di uffici e servizi delle Forze di Polizia. Ma tutto in Italia depone nel senso opposto. E noi siamo arcistufi di sentire sempre le solite parole trite e ritrite che significano tutto e il contrario di tutto, e che come nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci si continuerà a garantire l’esistente con risorse ridotte all’osso, perché questa è una menzogna! Si abbia quantomeno il coraggio e la dignità di ammettere chiaramente e pubblicamente che la sicurezza degli italiani non potrà essere garantita come prima, perché presto non saremo più in condizione di lavorare”.
Nuove bordate di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, contro i paventati tagli e ridimensionamenti nel Comparto, all’indomani di ultime notizie che hanno riempito le cronache nazionali. A cominciare dalle dichiarazioni del ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, la quale ha affermato: “E’ un problema vero che porteremo all’attenzione del governo”, ed ancora: “Discuteremo della possibilità di ottenere almeno un turn over del 50% del personale”, e “mi dispiace di sentire accusare sempre il Governo sui tagli, ma se i soldi non ci sono, se la coperta é corta, da qualche parte la si dovrà pur tirare. Io proverò a tirarla dalla mia”. “Non accettiamo – continua Maccari - di sentire nientemeno dal nostro Ministro che i tagli saranno un problema ma che ‘la coperta è corta’ “Per non parlare poi – incalza il leader del Coisp – dell’ignobile trattamento che stanno subendo quei colleghi della Dia ai quali non viene corrisposto quanto dovuto, e per i quali si paventano sforbiciate che saranno vessazioni belle e buone. Se si vuol chiudere la Dia è bene che lo si dica, non si può certo pensare di prendere e non pagare chi svolge il proprio lavoro, oltre tutto aggravando così la previsione di spesa futura… perché prima o poi quanto dovuto dovrà essere versato, ovviamente con gli interessi. Se cioè questa struttura voluta da Giovanni Falcone, deve operare oppure no. Ebbene se deve farlo, allora chi vi presta servizio deve essere messo nelle condizioni di lavorare come i compiti dell’ufficio richiedono, altrimenti è tutta una baggianata…”
* * *
“L’Italia è asfissiata dal caldo, eppure sentiamo i brividi sulla pelle. E’ la reazione alla rabbia, all’ingiustizia, al vero e proprio orrore che si perpetua quando un criminale impenitente del calibro di Renato Vallanzasca è libero di andarsene allegramente in giro, a godersi quegli stessi raggi di sole e l’aria sulla pelle nonché le prelibatezze di un simpatico ristorantino, mentre le sue vittime sono scheletri ormai sotto terra, con l’unica piccola insignificante irrisoria ridicola seccatura di dover tornare a dare alle sue stanche membra il riposo notturno sempre nello stesso letto, nella sua comoda cella”.
Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, la notizia del nuovo impiego di Renato Vallanzasca, famigerato criminale che negli anni settanta terrorizzò l’Italia e condannato a ben quattro ergastoli il quale, godendo dal 2010 del regime di semilibertà che gli consente il lavoro diurno e lo obbliga a rientrare di sera nel carcere di Bollate a trascorrere la notte, da qualche tempo fa l’assistente in un magazzino commerciale di Sarnico. Vallanzasca è stato giudicato responsabile di omicidi, una settantina di rapine, sequestri di persona, con la sua Banda della Comasina, uccise gli agenti della Polizia Stradale Luigi D’Andrea e Renato Barborini.
“E’ sufficiente recarsi al casello autostradale di Dalmine, sulla A4 – prosegue Maccari - ed attendere il quotidiano passaggio dell’ergastolano che si reca a lavoro, ed avvistandolo sovrapporre la sua immagine a quella dei Poliziotti che esattamente in quel posto, quel drammatico 6 febbraio 1977, lui trucidò senza pietà lasciandoli sull’asfalto in un lago di sangue. Un’immagine suggestiva senza dubbio… “
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Uil - Penitenziari

Non tenendo conto delle proposte avanzate dalle regioni, dai comuni e dai sindacati, tese a salvaguardare il livello dei servizi pubblici attualmente offerti a tutti i cittadini, il parlamento ha definitivamente approvato il decreto sulla spending review.
“Una manovra iniqua, che lungi dall’essere un semplice riordino, introduce ulteriori tagli lineari alla spesa per servizi pubblici e, di fatto, ne abbassa per l’ennesima volta il livello qualitativo e quantitativo senza prevedere invece gli indispensabili tagli ai costi della politica”
Con questa affermazione il segretario generale della Uil pubblica amministrazione, Benedetto Attili, ha risposto alle dichiarazioni del ministro Patroni Griffi che continua a tentare di nascondere la realtà dei fatti.
“Al ministro che consiglia ai sindacati di non autoescludersi dal confronto col governo” continua Attili “rispondiamo che non siamo noi ad auto escluderci ma e’ il governo ad essere inaffidabile. infatti solo questo può essere il giudizio su chi sottoscrive accordi, come quello del 3 maggio scorso, senza rispettarli. nel caso in questione un accordo che, proprio attraverso il confronto avrebbe dato un nuovo impulso a tutta la pubblica amministrazione per il rilancio dell’intero Paese.”
Da oggi i cittadini italiani cominceranno a rendersi conto che spending review non è una formula per razionalizzare la spesa pubblica ma l’ennesima manovra messa in atto per abbassare ulteriormente la qualità della loro vita.
Ecco quindi che lo sciopero generale del pubblico impiego fissato per il 28 settembre prossimo assume un connotato di rivendicazione e di tutela soprattutto sul welfare degli italiani.

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