Al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza
fino al 30 settembre una mostra ripercorre
il rapporto privilegiato di Mimmo Paladino
con questo elemento a lui caro
L’espozione “Mimmo Paladino. Ceramiche” è una grande mostra sull’artista napoletano e il suo rapporto con la ceramica. Fu proprio a Faenza che Paladino iniziò la sua avventura con la ceramica nel 1993, presso la Bottega Gatti, che da li divenne il suo materiale d’elezione. Dopo questa esperienza si susseguirono grandi cicli con i noti Dormienti (con cui allestì alla Round House di Londra un’installazione con intervento sonoro di Brian Eno, così come l’installazione permanente alla Fonte delle Fate di Poggibonsi), le Maestà, i Testimoni e poi di recente i grandi Dischi e l’imponente Torre. Il percorso espositivo, che per volontà dell’artista è disclocato all’interno della collezione permanente, è composto da 100 opere. Le sculture sono di vario genere, da piccole opere a grandi e complesse istallazioni. In questa varietà emerge tutta la poliedricità di uno dei più importanti rappresentanti della transavanguardia. Alcune delle opere in mostra sono ben note come la Torre, il Treno, le Sfere e altre sono inedite, realizzate appositamente per la mostra faentina. L’artista ha proseguito con la propria poetica realizzando di una nuova serie di Vasi Alchemici, una nuova serie di Dormienti e una produzione ex novo di lastre di ceramiche dipinte come se fossero tele, ideali proseguimenti delle Maestà. La mostra è stata utilizzata dall’artista come un pretesto per ripercorrere tutta la sua poetica, passata e presente. Claudia Casali, direttrice del museo, racconta delle opere dell’artista: “Paladino utilizza nel suo fare diverse terre, soprattutto brune e gialle: le prime forniscono alle opere un’aura di severità e di rigore, richiamando certi esiti della plastica precolombiana a lui cara; le terre chiare invece consentono di utilizzare la superficie a guisa di tela. Diviene infatti preponderante il segno pittorico applicato alla materia lasciata il più primitiva e grezza possibile, in un contrasto tipico e personalissimo. La superficie viene abitata da oggetti i più vari: scarpe, numeri, mani e volti, ciotole e piatti, per ricreare ciascuno una propria narrazione (non si dimentichi che la maggior parte delle opere di Paladino è “Senza titolo”, con l’idea, legittima, di non condizionare lo spettatore)”. Il catalogo edito per l’occasione non documenta solo le opere esposte ma fornisce documentazione anche delle grandi opere pubbliche realizzate in questi anni e collocate in importanti architetture come nella Chiesa di San Giovanni Battista a Lecce, nelle Chiese del S. Volto di Gesù a Roma e nel Duomo di Foligno, la Porta di Lampedusa, le installazioni permanenti al Teatro India di Roma, il Guerriero di Capestrano, il Pannello per la Regione Lombardia etc.
FOTO: Mimmo Paladino Testimone 2004
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