L’Ufficio Storico della Polizia di Stato è l’organo
a cui è demandato il compito di far conoscere la storia
e quindi l’essenza dell’Istituzione, non solo ai propri
appartenenti, ma anche alla società civile, attraverso
mostre, convegni, e oggi anche un volume che è la guida
alla collezione del Museo Presto moltissimo materiale
sarà disponibile anche sul sito della Polizia di Stato
160 anni di Storia non sono pochi, soprattutto se si tratta della storia di migliaia di persone che tutte insieme costituiscono una sola Istituzione: la Polizia di Stato. Anni di sacrifici, sangue versato, lacrime, profondi e importanti cambiamenti ordinamentali, ma anche gioie per aver salvaguardato la sicurezza della società civile e aver offerto altissimi esempi di cittadini per e dello Stato.
Degli eventi susseguitisi dal 1852 (anno della fondazione del Corpo delle Guardie di P.S.) a oggi, è necessario custodire e tutelare la memoria storica, così che diventino testimonianza del passato ed esempio, talvolta monito, per il futuro.
Preservare le vicende storiche dall’oblio, quindi, non comporta solo la catalogazione dei documenti storici in archivi, o la redazione di annales che rimangano sterile cronaca del passato, ma significa soprattutto istruire e nutrire le coscienze degli uomini del nostro tempo, attraverso la giusta diffusione e trasmissione dei valori che emergono dallo studio dei documenti: ciò è possibile solo attraverso un’efficace strategia comunicativa.
Come giustamente sottolinea il dottor Camposano, Direttore dell’Ufficio e del Museo Storico della Polizia di Stato dal 2009, non conta solo saper fare ma far conoscere ciò che si fa: a ogni singolo poliziotto, affinché comprenda la sua divisa e il suo ruolo nella società, e al cittadino, affinché riconosca che la Polizia è costituita da uomini e donne esattamente come gli altri, ma caratterizzati dalla scelta di adoperarsi per il bene delle istituzioni e della collettività, che hanno deciso di servire.
Inoltre, l’analisi critica e la comprensione della propria storia, permettono una presa di coscienza chiara anche di errori di valutazione commessi in passato e la possibilità di perfezionarsi nel presente.
Con le sue molteplici attività, l’Ufficio Storico della Polizia di Stato è l’organo a cui è demandato il compito di far conoscere la storia e quindi l’essenza dell’Istituzione; certamente non solo ai propri appartenenti, ma anche (se non soprattutto) alla società civile: è la cultura uno strumento potente con cui si rende più facilmente comprensibile il concetto di prossimità – vicinanza al cittadino – tanto caro ai vertici dell’amministrazione della Polizia di Stato
Nel corso del 2011, in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia, è stato edito il volume: “L’ufficio Storico della Polizia di Stato - Guida alla collezione” - di Nicola Bultrini, a cura del Dipartimento della P.S., che ci sentiamo di consigliare a chiunque voglia avvicinarsi alla storia della Polizia di Stato.
Si tratta, infatti, di un volumetto agile e accessibile che, a differenza di altre opere più tecniche, è ideale anche per i non addetti ai lavori. Un buon punto di partenza anche per comprendere il lavoro svolto dall’Ufficio Storico.
Su questa opera e per avere un’idea chiara di come si svolga in concreto l’attività dell’Ufficio Storico, abbiamo posto al suo Direttore, il Primo Dirigente della Polizia di Stato dottor Raffaele Camposano, alcune domande.
Dottor Camposano, perché la Polizia di Stato ha sentito l’esigenza nel 1984 di istituire un Ufficio Storico?
La risposta alla sua domanda è efficacemente riportata nell’introduzione che il Direttore Centrale per gli Affari Generali della Polizia di Stato, Pref. Dott. Luigi Mone ha curato per il Volume dedicato all’Ufficio Storico, pubblicato lo scorso anno nella ricorrenza del 150° Anniversario dell’Unità d’’Italia: “…tradizioni e valori non saranno mai da soli efficaci senza l’apporto della cultura, che accompagna ogni fenomeno di crescita sociale e democratica. Legalità, sicurezza, progresso non troverebbero senso e realizzazione senza la consapevolezza della propria identità e delle proprie radici..”.
Quali sono i compiti e gli obiettivi affidati all’Ufficio Storico?
L’Ufficio Storico si propone con un’efficace comunicazione di divulgare e di promuovere la conoscenza della storia della nostra Istituzione e testimoniare, nel contempo, l’attualità e il valore del sacrificio dei tanti Poliziotti che hanno sacrificato la vita nell’adempimento del dovere al servizio della Patria e dei Cittadini.
Ritornando all’introduzione del Pref. Mone, cui ha fatto cenno, mi ha colpito il passaggio nel quale il suo Direttore Centrale ha enfatizzato l’importanza della pubblicazione che ha ufficializzato la vostra mission, mi riferisco alle seguenti parole: “ritengo che questo possa considerarsi anch’esso un momento significativo della Polizia di Prossimità”. Ritiene anche lei che la comunicazione con i cittadini passi attraverso i linguaggi della cultura?
Sicuramente si! Un tempo il sapere era basato esclusivamente sui libri e sull’apprendimento scolastico; ma oggi la comunicazione ci offre formidabili opportunità di conoscenza, impensabili fino a qualche decennio fa. Non conta solo saper fare ma far conoscere ciò che si fa e come lo si fa. Naturalmente, come nel caso dell’Ufficio Storico, la comunicazione assume l’ulteriore significato di dovere e richiede una responsabilità e una dedizione maggiori, proprio perché mira a trasmettere e a testimoniare, sia all’interno che all’esterno della nostra Istituzione, valori, tradizioni, idealità che devono trovare attualizzazione nel presente e imprimere motivazione nelle coscienze. La prossimità che la Polizia di Stato, unitamente alle altre Ff.Pp., vuole testimoniare attraverso i suoi molteplici e innovativi modelli operativi non può prescindere dal dialogo, dalla mediazione e dalla comprensione dei reali bisogni della gente, facendosi in tal modo promotrice essa stessa del progresso civile di cui la cultura è uno degli indicatori più sensibili. Ecco perché la Polizia di Stato, a partire dalla Riforma della Polizia del 1981, è parte viva ed integrante della Società, posta alla sua tutela e salvaguardia, e così viene sempre più percepita dai consociati
Direttore, Lei ha svolto diversi incarichi nell’ambito accademico e della ricerca storica in genere: emerge chiaramente, quindi, il suo dinamismo intellettuale. Come concilia il suo essere un poliziotto con l’essere lo “storico” della Polizia di Stato?
Le due realtà cui allude sono complementari e trovano una naturale condivisione da parte mia. L’investigatore e il ricercatore, in realtà, hanno in comune la forma mentis e la passione per i particolari e l’approfondimento. Comporre un “puzzle”, di fatto in questo consiste il lavoro che li accomuna, è sempre entusiasmante e mai scontato. Ma soprattutto la nota che li caratterizza è quella di interrogarsi sulle dinamiche che producono gli eventi, piuttosto che la semplice riproposizione degli stessi. Si nasce poliziotti o ricercatori? Credo che in proposito giochi un ruolo importante l’inclinazione naturale e l’educazione ricevuta. Ritengo, altresì, che a determinare la “vocazione” all’indagine siano la formazione e l’esperienza professionale, non disgiunta da una solida base culturale. Nel mio caso, a fare la differenza, è stato, senza dubbio, il mio amore per la storia in generale.
L’Ufficio Storico della Polizia di Stato, si avvale anche di collaboratori esterni?
Per un Ufficio “giovane” come il nostro al cui interno operano pochi e volenterosi collaboratori, avvalersi di professionalità e di competenze esterne al mondo della Polizia è senz’altro utile, oserei dire, necessario. Le prime pubblicazioni edite dall’Ufficio Storico sono derivate per l’appunto da contributi di studiosi e referenti esterni al Polizia di Stato, entusiasti di potersi cimentare con una storia, poco conosciuta, anche dagli addetti ai lavori o ai collezionisti. In futuro, credo che la figura dei “referenti” assumerà sempre più rilievo e importanza per le iniziative che vorremmo intraprendere. Indubbiamente ciò che più conta per noi non è solo l’indiscussa competenza e professionalità dello “storico” bensì la sua obiettività.
Perché un poliziotto dovrebbe leggere la “Guida alla Collezione dell’Ufficio Storico”?
L’attività posta in essere in questi anni dall’Ufficio Storico non solo colma un vuoto nel panorama degli studi storici delle altre Ff.Pp. e Ff.Aa. ma corrisponde ad un bisogno sentito proprio dagli appartenenti alla Polizia di Stato: quello cioè di conoscere le proprie radici; il che non vuol dire solo informarsi sul divenire dei Corpi di Polizia ma fare proprie l’insieme delle idealità e le tradizioni che hanno da sempre caratterizzato coloro i quali hanno svolto il loro stesso lavoro, a partire dal 1852. Conoscere la propria storia incide sulla motivazione più di quanto si pensi. Tutto ciò contribuisce ad alimentare il senso di appartenenza (quello che un tempo veniva definito “spirito di corpo”), la propria identità e la consapevolezza del lavoro di “squadra”.
Pensa che a un comune cittadino potrebbe interessare la vostra “Guida”?
Nei vari convegni cui ho partecipato in veste di relatore vengo spesso avvicinato da tanti giovani che si dichiarano “sorpresi” che anche la Polizia possa avere una sua storia. Manifestarsi in una veste nuova, anche in settori retaggio finora esclusivo solo di altri Uffici Storici, ha contribuito, a mio avviso, ad avvicinare la gente alla Polizia. Il volume sull’Ufficio Storico e sulla collezione del Museo amplifica questo intendimento, rafforzando lo spirito di solidarietà, di comprensione e vicinanza dei cittadini verso la nostra Istituzione
Nella “Guida alla Collezione”, l’autore, l’Avvocato Bultrini, afferma che a breve l’Ufficio Storico renderà disponibile sul Sito ufficiale della Polizia di Stato una selezione dei suoi cimeli e del suo patrimonio archivistico. Può spiegarci di che si tratta?
D’intesa con l’Ufficio Relazioni Esterne e Cerimoniale della Segreteria del Dipartimento della P.S., si vuole rendere fruibile il contenuto della pubblicazione non solo agli utenti del Sito Web della Polizia di Stato ma anche a quelli di DoppiaVela. Anche in questo caso si punta a strumenti di “comunicazione interna ed esterna” per amplificare il messaggio che, come Ufficio Storico, intendiamo diffondere a più livelli e con diverse strategie d’immagine. Detto progetto, mira a realizzare attraverso una sapiente “architettura informatica” un museo virtuale in cui collocare tutti i cimeli riproposti nel Volume, con l’aggiunta di documenti e di immagini che la tecnologia informatica rende fruibili alla generalità degli utenti, con immediatezza e facilità rispetto ad esempio alle mostre e alle pubblicazioni a tema.
Quali sono le altre novità ed i progetti su cui state lavorando attualmente?
Stiamo lavorando su più fronti, ciascuno dei quali richiede molto impegno e stanziamenti.
E’ nostro intendimento anche per il 2012 riproporre in varie Questure italiane la Mostra itinerante “In nome della Legge” che trae il titolo dall’omonima mostra inaugurata nel 2009 alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, cui fu abbinata una splendida pubblicazione (arrivata alla seconda edizione). Trattasi di una mostra in cui viene tratteggiata la storia della Polizia dal 1852 fino all’avvento del Fascismo attraverso la stampa satirica. Vorremmo, altresì, arricchire la nostra collezione di miniature per il Museo con ulteriori piccoli capolavori, creati originalmente per noi da artisti ed esperti di modellismo. Pensiamo, altresì, disponibilità di fondi permettendo, di dare alle stampe alcune pubblicazioni in corso di elaborazione sul Corpo della Regia Guardia, sulle Memorie Storiche etc…Si sta lavorando, anche, alla redazione del “Primo Quaderno di Storia e di Cronaca” in cui, oltre ai lavori curati dal nostro Ufficio, verranno ristampati vecchi saggi sulla Polizia, frutto delle ricerche di tanti appassionati studiosi-poliziotti, molti dei quali ancora inediti. Di pari passo, si cercherà di acquisire “cimeli” e uniformi storiche”, originali, che si andranno, così ad aggiungere al già cospicuo patrimonio, del nostro Museo, che, purtroppo, non è ancora aperto ai visitatori, in quanto in fase di allestimento.
Come è possibile, sia per gli appartenenti alla Polizia di Stato che per i comuni cittadini, fruire del materiale da voi prodotto?
Alcune nostre pubblicazioni sono già edite e possono essere acquistate regolarmente. Per quanto riguarda, invece, alcune nostre tempere, cartoline e stampe, pubblicizzate nel corso delle numerose iniziative, (mi riferisco in particolare agli Anniversari della Fondazione della Polizia, alla ricorrenza del nostro Patrono, San Michele Arcangelo e a mostre come Militaria etc..) verranno rese fruibili sul Sito Web della Polizia di Stato e DoppiaVela. Sempre online, si sta pensando di inserire altri nostri lavori e relazioni già pubblicate su Polizia Moderna, organ house della Polizia di Stato e su Fiamme d’Oro, rivista della Anps.
Sempre nelle pagine della “Guida” leggiamo che, in aggiunta alle tradizionali attività di raccolta, conservazione e studio della documentazione storica e dei cimeli, il vostro impegno consiste anche nell’organizzazione di mostre e di convegni. Può fornirci qualche esempio di questa attività divulgativa/educativa?
La partecipazione dell’Ufficio Storico alle mostre è andata col tempo incrementandosi e non si è limitata soltanto alle iniziative promosse dall’Amministrazione. Particolarmente negli ultimi anni è aumentato il nostro concorso alle iniziative dell’Anps e ad eventi organizzati dagli Istituti scolastici della Capitale e del Lazio. Importanti contributi sono stati, altresì, offerti all’Associazione Onlus “Giovanni Palatucci”, nell’opera di divulgazione della figura del Servo di Dio, Giovanni Palatucci, ultimo Questore Reggente di Fiume, morto nel Campo di sterminio di Dachau il 10 febbraio del 1945, a soli 36 anni.
Significativa è stata anche la partecipazione a molti convegni, cui ho avuto l’onore di partecipare in veste di relatore, sia nella Capitale che in varie parti d’Italia, nei quali è stato possibile tratteggiare il contributo offerto dai poliziotti in eventi significativi della nostra storia, a partire dal secondo conflitto mondiale.
Esistono collaborazioni con strutture analoghe a quella da lei coordinata, presenti nelle altre Forze dell’ordine e, più in generale nelle Forze armate?
Meno di un anno fa, la Società Italiana di Storia Militare, Presieduta dal Prof. Virgilio Ilari, ha voluto che l’Ufficio Storico della Polizia di Stato venisse ammesso come Socio Onorario “per il contributo offerto alla ricerca e agli studi volti alla ricostruzione della storia della Polizia in Italia”. E’ stata una conquista importante per il nostro Ufficio che ci ha consentito di partecipare, a pieno titolo, con gli altri Uffici Storici della Ff.Pp e delle Ff.Aa. ad importanti convegni e consessi di storia militare. Nel 2010 e nel 2011, grazie al patrocinio dalla Sism, abbiamo contribuito al Convegno annuale della Commissione Italiana di Storia Militare (Cism) del Ministero della Difesa. Conseguentemente lo scambio di collaborazione e di contributi tra i diversi Uffici Storici è divenuto una costante, alimentata dalla stima e dalla considerazione reciproca.
Qual è il vostro rapporto con il mondo Accademico?
La pubblicizzazione dell’attività del nostro Ufficio, avvenuta attraverso il Sito Web Polizia di Stato e DoppiaVela, ha fatto sì che diversi docenti e ricercatori universitari prendessero contatto con noi per chiedere il concorso alle loro ricerche su funzionari e poliziotti in servizio, particolarmente nell’ultimo periodo bellico. A parte ciò, molti stagisti e dottorandi hanno richiesto il nostro contributo per la stesura dei loro elaborati relativi alla storia della Polizia.
Credo che in futuro, questo tipo di attività andrà ad incrementarsi, favorendo in tal modo un arricchimento reciproco e una spinta decisiva e originale per gli studi storici che interessano la nostra Istituzione.
Qual è stata finora la risposta del pubblico alle vostre iniziative?
Molto positiva e questo ci incoraggia a fare sempre meglio il nostro lavoro. Molto gratificante è l’attenzione e l’affetto che ci viene riservato dai poliziotti “in quiescenza” che ci mettono a disposizione “rari cimeli” e testimonianze su episodi dei loro trascorsi di servizio. Per non parlare, poi, dell’entusiasmo dei più giovani che restano letteralmente affascinati dinnanzi ai cimeli e alle uniformi esposti in occasione delle mostre o degli eventi cui partecipiamo.
Possiamo definire quella dell’Ufficio Storico un’attività culturale. Come, secondo lei, la cultura, la memoria e la testimonianza, di cui mi ha parlato, possono comunicare la legalità?
La passione, l’amore con cui svolgiamo il nostro lavoro vogliono trasmettere un messaggio positivo alle giovani generazioni. Trasmettere valori, dare testimonianza della nostra Storia e dei nostri Caduti è una grande responsabilità e, al tempo stesso, un immenso onore che la Polizia di Stato offre a me e ai miei collaboratori.
I cittadini percepiscono tutto ciò, e l’immagine di efficienza e di compostezza che diamo alle nostre azioni diviene specchio fedele dell’essenza dell’Istituzione che rappresentiamo. Se legalità significa rispetto per le Autorità, consapevolezza da parte della gente dell’importante funzione svolta dai Poliziotti in difesa dei diritti e delle libertà di tutti, allora, senza tema di smentita, posso dirle che quello che facciamo come poliziotti ma soprattutto come uomini ci rende onore e fa onore alla nostra Nazione.
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Il Museo e L’Ufficio Storico della Polizia di Stato sono stati istituiti rispettivamente con i Decreti Ministeriali del 14 gennaio 1958 e del 16 ottobre 1984. Dipendono dalla Direzione Centrale per gli Affari Generali della Polizia di Stato del Dipartimento di P.S. Tuttavia, è prevista una riorganizzazione che prevede per il futuro prossimo la loro gestione da parte dell’Ufficio Relazioni Esterne e Cerimoniale della Segreteria del Dipartimento.
La sede del Museo e dell’Ufficio Storico si trova a Roma in via Bernardino Telesio 3 ed è interessata attualmente da lavori di ristrutturazione che ne impediscono l’accesso ai visitatori.
Nello stesso stabile, di proprietà demaniale, che un tempo ospitava l’Autocentro di Polizia, ha sede il Museo delle Auto della Polizia di Stato.
Dal 2000 l’Ufficio è stato diretto dal Dirigente Generale Tecnico Dott. Antonio Laurito.
Struttura dell’Uffico Storico
Attualmente l’Ufficio si articola in:
- Archivio storico in cui sono custoditi i documenti relativi allo stato matricolare dei Funzionari della P.S. e degli Ufficiali del Corpo di P.S. in servizio dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra, nonché altri fondi documentari acquisiti dagli Uffici centrali e periferici del Dipartimento della P.S., databili tra i primi dell’Ottocento e gli anni Ottanta del secolo scorso
- Archivio fotografico che raccoglie in un sistema informatizzato oltre 25.000 immagini relative alla storia dei Corpi della P.S. e alla Polizia dell’Africa Italiana, alla Motorizzazione e alle Scuole di polizia, a riviste, cerimonie e parate dei Reparti della P.S., alle attività sportive, di assistenza e di soccorso pubblico effettuate dalla Pubblica Sicurezza fino agli anni Ottanta del Secolo scorso.
- Cineteca costituita da pellicole originali e filmati, su supporto analogico e digitale, riferiti alle attività istituzionali, svolte nel secondo dopoguerra, dal Corpo delle Guardie di P.S.
- Biblioteca comprendente circa 9.000 volumi e pubblicazioni aventi carattere prevalentemente storico-giuridico, molti dei quali di rilevante valore antiquario (quali ad esempio: Leggi e Bandi degli Stati preunitari, Raccolta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d’Italia, Annali di Giurisprudenza, ecc., databili intorno alla metà del XVIII sec.), già patrimonio della Direzione Generale della P.S. - Divisione Affari Legislativi e Documentazione.
- Emeroteca in cui è possibile trovare alcune rare raccolte complete di riviste di polizia: Il Manuale del Funzionario di Sicurezza Pubblica e di Polizia Giudiziaria (edito nella seconda metà dell’800), Il Magistrato dell’Ordine (anni ‘20-’30 del ‘900), Il Manuale Astengo (anni ’40–’70) e di numerose collezioni di periodici provenienti dalle Scuole di Polizia. Recentemente si è arricchita di un fondo di periodici di carattere giuridico, donato dalla Libera Università Maria SS. Assunta (Lumsa) di Roma.
Competenze dell’Uffico Storico
• Raccolta, conservazione, studio e valorizzazione della documentazione storica della Polizia di Stato.
• Gestione dei materiali storico (uniformi, armi e cimeli) del costituendo Museo Storico.
• Gestione Archivio storico, Archivio Fotografico, Video e Cinematografico, Archivio aIconografico, Biblioteca storica ed Emeroteca.
• Gestione degli archivi dei caduti, dei decorati e delle intitolazioni.
• Mostre, manifestazioni ed iniziative, anche di carattere editoriale, volte alla diffusione delle conoscenze storiche, dei valori e delle tradizioni della Polizia di Stato.
• Ricerche, studi e consulenza storica.
• Coordinamento scientifico delle iniziative di carattere storico attuale degli uffici periferici dell’Amministrazione della P.S.
Contatti: tel/fax 06-46538567; www.poliziadistato.it;
dipps.ufficiostorico@interno.it
FOTO: Raffaele Camposano
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