Sessant’anni fa il settimanale Candido di Giovannino Guareschi
pubblicava due lettere datate gennaio 1944 e firmate da Alcide
De Gasperi, in cui si esortavano gli angloamericani a bombardare
Roma, affinché il popolo insorgesse insieme ai “nostri gruppi
Patrioti”. La polemica che ne scaturì, condotta sulle colonne
di quotidiani e settimanali dell’epoca, si rivelò furibonda
Mimmo Franzinelli è uno dei più autorevoli storici non accademici del fascismo nonché dell’Italia contemporanea.
Nella sua lunga carriera, ha vergato numerosi saggi di successo, quasi tutti editi dalla casa editrice Mondadori, tra cui ricordiamo: “Squadristi”, “Guerra di spie” e sicuramente il best-seller, pubblicato nel 2010 per la collana “Le Scie”, intitolato: “Il piano Solo. I servizi segreti, il centro-sinistra e il «golpe» del 1964”. Questo ultimo volume ha riscosso svariati commenti positivi sia dalla critica letteraria sia dall’intero panorama politico.
Lo storico lombardo ha scritto, con la collaborazione di Nicole Ciccolo, accreditata grafologa giudiziaria, un libro molto interessante dal titolo: “Bombardate Roma – Guareschi contro De Gasperi – uno scandalo della storia repubblicana”, che analizza, molto approfonditamente, uno dei capitoli più oscuri della storia italiana del secondo dopoguerra.
Nel 1954 Il Presidente del Consiglio dei Ministri di origine trentina, Alcide De Gasperi, fu accusato, ingiustamente, da Giovannino Guareschi, allora direttore de “Il Candido”, di aver scritto, di suo pugno, una lettera su carta intestata della Segreteria di Stato del Vaticano agli anglo-americani durante la sua permanenza a Roma, in cui sollecitava il comando alleato, di stanza a Salerno, a bombardare la città eterna, al fine di spingere la popolazione a ribellarsi contro gli oppressori nazifascisti.
La vicenda fece molto scalpore e il popolo italiano fu molto scosso.
Da capo del governo rifiutò l’intervento del Sid, il servizio segreto, per fare scomparire i documenti che lo accusavano.
Lo statista democristiano, infatti, indignato per l’accusa di essere stato un traditore, denunciò Guareschi per diffamazione a mezzo stampa.
Il processo fu celebrato presso il palazzo di giustizia di Milano nei primi mesi del 1954 ed ebbe una cassa di risonanza di livello mondiale. Persino il primo ministro britannico Winston Churchill fu coinvolto nello scandalo. Scrisse una nota ufficiale in cui dichiarava assolutamente falso il carteggio intercorso tra De Gasperi e i vertici militari inglesi.
Guareschi, giornalista sicuramente in buona fede, ricevette da un faccendiere, un certo Enrico De Toma, ex sottufficiale delle Brigate Nere, una serie di missive, a firma di De Gasperi così ben riprodotte che indussero in errore il direttore de “Il Candido”.
Il giornalista emiliano, se da una parte era convinto della bontà delle sue accuse, purtroppo era all’oscuro dei disegni di un certo “livello nero”, ossia di un piano, accuratamente pianificato da un gruppo neofascista, che ideò e fece costruire gli apocrifi per motivazioni squisitamente politiche: screditare De Gasperi all’apice della sua carriera politica davanti all’opinione pubblica italiana, dipingendolo come un cinico traditore, come un nemico dell’Italia. Per fortuna del politico democristiano e, soprattutto, per la nostra repubblica esiste sempre “un giudice a Berlino.”
Il Tribunale di Milano, dopo un equilibrato processo, pur rinunciando alla perizia grafologica, decretò le presunte lettere firmate da De Gasperi assolutamente false e, quindi, condannò Giovannino Guareschi ad un anno di reclusione.
Guareschi, precedentemente condannato ad otto mesi di reclusione per vilipendio all’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi, mostrando grande coraggio e pienamente persuaso di essere vittima di una profonda ingiustizia, non presentò appello contro la sentenza e scontò, con grande dignità, le due condanne di reclusione nel carcere di San Francesco del Prato a Parma, dove rimase per quattrocentonove giorni più altri sei mesi di libertà vigilata ottenuta per buona condotta ma con l'obbligo di risiedere presso la sua abitazione di Roncole. Sempre per coerenza, rifiutò in ogni momento di chiedere la grazia.
Franzinelli, ancora una volta, ha realizzato un saggio di storia avvincente, ricco di dettagli, aneddoti che rasenta la perfezione. Lo stile con cui ha affrontato questa vicenda dolorosa sia per De Gasperi sia per Guareschi, entrambi dei galantuomini, è, a parere di scrive, eccellente. Al di là dell’andamento del processo il saggio ricostruisce in maniera impeccabile quello che gli anglosassoni chiamano il “making of”, che in lingua italiana possiamo tradurre con la locuzione “il dietro le quinte del complotto.”
Guareschi, per sua sfortuna, fu ingannato da banditi che approfittarono della sua ingenuità e che lo resero il primo ed unico giornalista italiano a scontare una pena detentiva per il reato di diffamazione a mezzo stampa.
Franzinelli è sicuramente un autore di sinistra ma questo non toglie nulla alla sua onestà intellettuale nella compulsazione dei documenti nonché al suo rigore nella ricostruzione degli eventi.
Nel tessere le lodi di questo libro, ho cercato di essere il più critico possibile ed invito tutti i lettori di “Polizia e Democrazia” a fare lo stesso nella speranza che arrivino alle mie stesse conclusioni.
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