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Giugno-Luglio/2012 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Calamità naturali
di Carlotta Rodorigo



Tute le calamità, che noi definiamo naturali, in realtà sono normali fenomeni della natura che fanno parte dell’evoluzione e trasformazione del nostro Pianeta.
Vengono classificate come calamità i terremoti, le alluvioni, le valanghe e le eruzioni vulcaniche quando colpiscono l’uomo e i suo beni. Se si verificassero in zone desertiche non causerebbero danni.
Fin dall’età della pietra l’uomo ha cercato di studiare e controllare gli effetti distruttivi della natura con mezzi primitivi prima ed oggi con sistemi scientifici. Se da una parte l’uomo studia per controllare la natura, dall’altra usa la bomba atomica, esempio clamoroso di distruzione.
La terra è soggetta a cambiamenti lenti che la crosta terrestre evidenza con i terremoti o eruzioni vulcaniche, poiché essendo rigida crea resistenza rompendo lo strato superiore provocando deformazioni.
Se le deformazioni sono consistenti avviene la frattura e le onde sismiche si espandono in tutte le direzioni procurando le vibrazioni del suolo.
Le scosse possono manifestarsi con scosse ondulatorie o sussultorie, anche contemporaneamente. Il movimento sismico può durare pochi secondi ma anche settimane o mesi.
Queste scosse partono da un ipocentro e la loro energia viene rilasciata progressivamente dopo le scosse più consistenti.
La principale scossa sismica è anticipata da scosse premonitrici che si possono verificare pochi minuti prima o un giorno rima della scossa più potente e può essere seguita da scosse di assestamento.
E’ possibile registrare il movimento del suolo e con un sismografo trasformarlo in grafico.
Per classificare un terremoto si considerano due grandezze: la magnitudo e l’intensità.
La magnitudo misura l’ampiezza delle onde sismiche in un sismogramma. Con la scala Richter viene misurata la magnitudo senza l’intervento dell’uomo o dell’osservazione dei danni provocati.
La scala Mercalli studia e usa questi mezzi basandosi sull’intensità.
Quest’ultima scala stabilisce l’intensità dei terremoti confrontando gli effetti che il sisma provoca sull’uomo e sulle cose e la descrizione di confronto riportata da una scala. Questa è la scala Mercalli.
Gli stessi fenomeni che causano i terremoti procurano l’attività vulcanica. Dal vulcano, rilievo montuoso caratterizzato dalla spaccatura della crosta terrestre, un materiale fuso, costituito da gas e minerali, erutta, spandendosi in superfici più o meno ampie.
L’eruzione vulcanica può essere di due tipi. In modo tranquillo con quella lava detta “Basalto” che costituisce il fondo di tutti gli oceani e che rilascia dei gas in maniera lenta e continua.
Oppure un secondo tipo di eruzione, e si ha quando il gas resta intrappolato nella lava fino a dar luogo ad esplosioni violente che non generano colate di lava ma le classiche “nubi ardenti”.
Fu una di queste nubi, caldissime e veloci, eruttate dal Vesuvio che seppellirono Ercolano e Pompei nel 79 d.C.
Queste due piccole città note per la loro bellezza con una veduta stupenda del golfo avevano richiamato numerosi patrizi che lì costruirono ville, furono accomunate dallo stesso tragico destino ma diverse furono le cause della loro fine.
Pompei fu seppellita da cenere e lapilli.
Ercolano fu investita da una massa enorme di materiali eruttivi accumulatisi intorno al cratere e trascinati da piogge torrenziali travolgendo ville, per arrivare al mare dopo avere riempito ogni vuoto.
Quando quella marea di fango si prosciugò, si solidificò e assunse la compattezza di un banco di tufo.
Con gli scavi iniziati il primo ottobre 1738, per la realizzazione di un pozzo in Ercolano, si aprì la strada a scoperte impensabili che portarono alla luce una città nata secondo i canoni dell’urbanistica greca e reperti in perfetto stato di conservazione, una città che fu considerata un luogo, il più sicuro porto dal tumulto della vita.
Questa la forza della natura che l’uomo con l’evoluzione e lo studio, non è ancora in grado di prevedere per potersi difendere.

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