Cantro Matteucci per l’arte moderna
Viareggio
dal 1 luglio al 4 novembre
Il centro Matteucci per l’arte Moderna ha inaugurato il primo luglio una mostra sul pittore macchiaiolo Odoardo Borrani. L’ultima mostra del pittore si era tenuta a Firenze, nel 1981. La mostra Borrani, al di là della macchia, ci mostra è realizzata con opere celebri e alcune inedito. E’ nata da un’idea di Giuliano Matteucci e curata da Silvio Balloni ed Anna Villari. L’esposizione mette a fuoco in modo completo alcuni aspetti sin’ora poco indagati della carriera dell’artista. All’origine vi è il fortunato ritrovamento di alcuni quadri mai esposti o non più visti da tempo che restituiscono, in uno spaccato non privo di sorprese, la fisionomia artistica di Borrani. Nato a Pisa, ma cresciuto e formatosi a Firenze, giovanissimo a fianco di Gaetano Bianchi collaborò al recupero degli affreschi di Paolo Uccello e Domenico Ghirlandaio. Conclusi gli studi accademici, cominciò a dipingere nella campagna fiorentina con Signorini e Cabianca. Fu una delle figure di spicco della Scuola di Castiglioncello, che vide la luce nel 1861 nella proprietà del critico-mecenate Diego Martelli; successivamente, con Lega ed Abbati, si distinse come protagonista della stagione di Piagentina, che conobbe la massima fioritura nell’omonima località all’esterno della cinta muraria del capoluogo toscano. Queste fasi, indubbiamente le più felici della sua creatività, sono ben testimoniate in mostra da quadri di assoluto rilievo quali Carro rosso, La raccolta del grano a Castiglioncello, Casolari a Piagentina e l’incomparabile Arno a Varlungo. E’ inoltre indagata, per la prima volta, la collaborazione di Borrani con la Manifattura Ginori, attraverso l’identificazione e lo studio di alcuni lavori eseguiti per la nota ditta di Sesto Fiorentino. Di particolare interesse la sezione dedicata alla vita della società toscana postunitaria felicemente testimoniata dal Ritratto di giovane uomo e dal Bambino in piedi, ritenuto da Emilio Cecchi emblematico del carattere narrativo-intimista della poetica di Borrani. Non sono, infine, stati trascurati altri aspetti della tematica borraniana come l’esaltazione della pace dei chiostri e l’elegia del volto antico e autentico di una Firenze scomparsa. Da segnalare, infine, la presenza dei Buoi al carro di Abbati e del Bovi scuri al carro di Sernesi: testimonianze eccezionali del lavoro svolto in comune con Borrani non esposte al pubblico da più di mezzo secolo.
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