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Giugno-Luglio/2012 - Immagini e Cultura
La Cappella degli Scrovegni a Padova
L'inestimabile capolavoro di Giotto e... il primo bacio dell'arte italiana
di Claudio Ianniello

La Cappella degli Scrovegni a Padova, è un inestimabile tesoro del patrimonio artistico e culturale del nostro Paese. E’ considerata il massimo capolavoro di Giotto, paragonabile solo al ciclo degli affreschi della vita di San Francesco nella Basilica omonima ad Assisi.
La Cappella degli Scrovegni è stata realizzata tra il 1303 ed i primi mesi del 1305 per volontà di Enrico Scrovegni, un notissimo e ricco banchiere padovano, il quale acquistò, all’incirca nel 1300, un’intera area cittadina dove precedentemente sorgeva un’antica arena romana. Insieme alla Cappella, fu eretto anche un maestoso palazzo di famiglia (ora andato distrutto). Sulla stessa area sorge oggi tutto il cosiddetto complesso Eremitani. In piazza Eremitani vi sono infatti, oltre alla Cappella degli Scrovegni, i Musei Civici di Padova, comprendenti il Museo Archeologico e il Museo d'Arte Medioevale e Moderna .
I Musei sono ospitati nei chiostri dell'ex convento dei frati Eremitani, a cui rimane oggi la bellissima chiesa degli Eremitani, edificata nel 1276 in onore dei santi Filippo e Giacomo.
Enrico Scrovegni, nell’acquistare la zona su cui edificare il palazzo di famiglia e l’adiacente Cappella, considerò certamente la posizione di prestigio del luogo, che all’epoca era in gran parte occupato dalle strutture dei frati. Lo scopo di Enrico nell’erigere la cappella era duplice. In primo luogo la costruzione di un edificio sacro in onore di Maria, in particolare con l’intitolazione a Santa Maria della Carità, intendeva espiare, almeno in parte, le colpe della sua famiglia: il padre, Reginaldo, era considerato da tutti un uomo arricchitosi praticando l’usura, (tanto da essere collocato da Dante nell'Inferno proprio tra gli usurai), quindi restituire i denari ricevuti con il peccato tramite l’edificazione di una cappella per il culto dei cittadini. In secondo luogo, Enrico voleva esaltare e rendere immortale nei secoli il nome della sua famiglia.
In effetti, a prescindere dai reali intendimenti di “purificazione dal peccato” o ambizioni personali, oggi quello che possiamo ammirare sono gli immensi risultati artistici raggiunti nella decorazione della Cappella, per la quale E. volle il più noto fuoriclasse dell’epoca: Giotto. Il noto artista era reduce dai lavori presso i francescani di Assisi e di Rimini.
Giotto dipinse l'intera superficie interna della Cappella tra il 1304 ed il 1306, con un progetto iconografico opera di un teologo agostiniano che è stato identificato in tempi moderni come Alberto da Padova. Il ciclo pittorico è incentrato sul tema della salvezza. Tra le fonti utilizzate per il progetto pittorico, vi sono molti testi agostiniani appunto, ma anche i Vangeli apocrifi di Matteo e di Nicodemo, la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze e le Meditazioni sulla vita di Gesù di Bonaventura. L’intero ciclo pittorico si impernia sul tema della salvezza.
Sulla parete dell’altare si trovano episodi della vita di Maria Vergine: Funerali, Transito, Assunzione e Incoronazione, oltre ad alcuni Santi. Ma questi affreschi sono in realtà attribuiti ad un seguace locale di Giotto: il Maestro del coro Scrovegni. La lunetta sopra la zona del tabernacolo mostra Gesù, il Getsemani, e la Flagellazione, sempre attribuiti allo stesso autore.
Sull'altare troviamo anche tre statue rappresentanti la Madonna col Bambino e due angeli, le quali sono opera di Giovanni Pisano, indubbiamente lo scultore più celebre della sua epoca, fortemente voluto da Enrico Scrovegni.
Sulla parete sopra la porta di ingresso vi è invece il Giudizio universale, in cui Giotto realizzò, per la prima volta in un'unica scena, l'intera rappresentazione del Giudizio, del Paradiso e dell'Inferno, coinvolgendo tutte le figure in un unico spazio. Nell’affresco è facilmente identificabile lo stesso Enrico Scrovegni nell’atto di offrire la Cappella alla Madonna. Questa realizzazione del Giudizio Universale deve aver fornito non poca ispirazione a Michelangelo Buonarroti, per l’esecuzione del “suo” Giudizio, nella Cappella Sistina.
Nelle due pareti laterali della Cappella degli Scrovegni, ritroviamo un vero trattato di Teologia per immagini. Bisogna spiegare che il ciclo pittorico della Cappella è sviluppato in tre temi principali: gli episodi della vita di Gioacchino e Anna, gli episodi della vita di Maria, e gli episodi della vita e morte di Cristo.
Il primo riquadro del ciclo si può considerare quello della scena della Cacciata di Gioacchino dal Tempio, da lì in poi tutte le storie di Gioacchino e Anna per proseguire poi, sulla parete opposta, con le Storie di Maria fino alla lunetta sopra l'altare dove è raffigurata l'Annunciazione. Scendendo di un livello si trova la scena della Visitazione, che conclude le storie di Maria, iniziando con quelle di Gesù, che si concludono con la Pentecoste.
Nel registro inferiore troviamo la rappresentazione di quattordici Allegorie che simboleggiano i Vizi e le Virtù, che vanno a formare due percorsi opposti ma paralleli che si concludono giungendo all’affresco del Giudizio Universale: le virtù dal lato del Paradiso, i vizi da quello dell’Inferno. Chiudendo così il tema della salvezza.
Dell’opera di Giotto risalta il carattere innovatore e la ricerca di realismo nelle rappresentazioni umane: volti e corpi che esprimono chiaramente ogni forma di emozione, scene teatrali e realistiche dalle quali lo spettatore percepisce tutto il pathos e l’umanità, lacrime disegnate sui volti sofferenti, angeli che si contorcono dal dolore e si stracciano le vesti alla morte di Gesù.
In alcune scene Giotto usa figure messe di spalle, per dare la viva sensazione a chi è nella Cappella di far parte in tutto e per tutto di un pubblico che assiste ad un scena “in diretta”, donando agli affreschi un ritmo casuale e quotidiano senza precedenti. Una curiosità: nella scena “dell'Incontro alla Porta d'Oro” tra Gioacchino ed Anna, Giotto rappresentò il primo bacio dell'arte italiana.
Oggi la Cappella è visitabile su prenotazione, salvo andare direttamente alla biglietteria e chiedere di essere inseriti in un gruppo già formato, qualora ci fossero ancora posti disponibili, considerato che il massimo delle persone che possono accedere contemporaneamente in Cappella è di 25. La Cappella si può visitare per 20 minuti, ma prima si è condotti in una sala con impianti audio-video, nella quale è trasmesso un breve ma dettagliato filmato che introduce lo spettatore al capolavoro, fornendo importanti strumenti di lettura e valutazione dell’Opera.
Fortunatamente la Cappella degli Scrovegni non è stata danneggiata dai recenti terremoti che hanno colpito l’Emilia Romagna e le zone limitrofe (che invece hanno interessato importanti altri edifici come la Basilica di S. Antonio).
La Cappella degli Scrovegni merita di essere ammirata, opera unica ed assoluta, come tante, tantissime meraviglie del nostro Paese.


Foto: www.cappelladegliscrovegni.it








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