Palazzo delle Esposizioni,
Roma 3 aprile - 8 luglio 2012
Inizi l’ultima settimana per poter vedere la mostra di Arturo Ghero a Palazzo delle esposizioni. Il fotografo, nato nel 1901 in provincia di Macerata, fu sicuramente il più importante interprete della fotografia glamour italiana tra gli anni 30 e 50. Trasferitosi a Roma nel ‘29, Ghergo fu l’unico fotografo italiano che provò a proporre in Italia un genere di fotografia nato poco prima negli Statit Uniti, che trovava una forte applicazione nell’ambito della ritrattistica. Nasceva infatti in quegli anni la fotografia glamour di modo e celebrities che trovò la sua massima espressione nelle più importanti riviste di tutto il mondo e che continua ad essere il genere fotografico più amato dal grande pubblico attualmente. Dal suo trasferimento a Roma Ghero lavorò incessantemente per venti anni, in un’Italia ancora in bilico tra resistenze pittorialiste e timide spinte moderniste di gusto neoclassico. La sua grandezza fu nel veicolare un linguaggio nuovo all’interno di una cultura ancora molto arretrata, diventando un protagonista della nuova cultura visiva nazionale. Fondamentale fu il suo apporto nel ridefinire il canone di bellezza femminile, che ricevette nuove forme e valori espressivi indeti per la penisola e spesso in netta discontinuità con i canoni estetici in voga nel gusto conservatore dell’epoca.
Non appena arrivato nella capitale il fotografo aprì uno studio in via Condotti, dove inizio a lavorare esclusivamente come ritrattista di studio, utilizzando i grandi formati fotografici in uso all’epoca, il 18x24 cm. L’artista era molto abile nel controllo tecnico del mezzo fotografico, quasi maniacale nell’ esposizione delle luci e allo stesso tempo poneva moltissima cura in ogni dettaglio e particolare che andava a comporre la sua immagine, realizzando così delle fotografie che sono riuscite a trasformare i loro protagonisti in delle icone senza tempo. Grandissima attenzione era data anche al ritocco manuela, intervento in cui veniva ammorbiditi difetti delle persone ritratte o imperfezioni della pellicola, operazione che ai nostri giorni viene fatta con Photoshop. Proprio come ora anche all’epoca i fianchi e le braccia si sfinavano, i seni si sollevavano, la pelle diventava liscissima... In pochissimo anni il foografo si afferma com il più ambito e richiesto della capitale, se non di tutta italia, sempre richiesto da divi, personaggi della politica, della cultura, ricchi aristocratici e nobili desiderosi di affermare il proprio primato sociale che lo sconvolgimento della società in atto all’epoca sta mettendo in crisi. Tra i ritratti in mostra troviamo infatti fotografie di Marella Caracciolo, non ancora signora Agnelli, Consuelo Crespi, Mary Colonna, Josè del Drago e Irene Galitzine. Anche tante star nostrane, da Isa Miranda a Mariella Lotti, e poi Leda Gloria, Alida Valli, Marina Berti, Assia Noris, Maria Denis, Valentina Cortese, Clara Calamai, Paola Barbara, Amedeo Nazzari, Massimo Girotti... e, nel dopoguerra e fino a tutti gli anni Cinquanta, Sophia Loren, Silvana Pampanini, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Vittorio Gassman...
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