L'India, col suo carico di fascino e spiritualità, è diventata negli ultimi anni una delle destinazioni più popolari per i turisti occidentali. Molti i viaggiatori che, alla ricerca di risposte, segreti esoterici e misticismo, si dirigono alla volta delle città di Rishikesh e Dharmasala a studiare le antiche tradizioni dello yoga o il buddismo; così come molti altri sono gli amanti della storia, che decidono di esplorare le città colorate dei Mughal del Rajasthan.
Desiderosa di conoscere entrambi gli aspetti, ed impaziente di scoprire un po’ di più di questo Paese ammaliante quanto enigmatico, la blogghista Tiffany Parks, (http://thepinesofrome.blogspot.it/) una giornalista che vive e lavora a Roma, è partita alla volta dell’India, da sola, per un viaggio di sei settimane, nel marzo di due anni fa. Di tutta l'intensa esperienza da lei vissuta durante i giorni trascorsi in India, ha deciso di raccontarci il momento per lei più singolare, ovvero un camel safari, cioè un percorso nel deserto della durata di tre giorni, a dorso di cammello. Un’avventura, così l’ha definita lei stessa, affascinante e indimenticabile.
Come mai hai deciso di andare in un “safari in cammello”? Sei solita fare questo tipo di viaggi avventurosi e a contatto con la natura?
Niente affatto! Di solito anzi non sono il tipo che va in campeggio, e posso contare su una mano il numero di volte che ho dormito sotto le stelle! Ma dopo quattro settimane di viaggio lungo la costa occidentale dell'India, muovendomi sempre con il treno, ero pronta per una sfida personale, e ho pensato che sarebbe stato un ottimo modo per scoprire un lato dell'India che pochi turisti hanno la possibilità di vedere.
Non eri almeno un po’ preoccupata nell’avventurarti in questa escursione senza compagni di viaggio?
Un po’ all’inizio. Ma tanti giovani viaggiano da soli in India, alla ricerca di se stessi o per altri motivi, quindi è molto facile poter conoscere gli altri viaggiatori singoli e poi costruire un rapporto abbastanza rapidamente, molto più facilmente di quanto non si possa fare nel proprio paese. A me è capitato, ad esempio, di incontrare una ragazza australiana, un ragazzo danese e un ragazzo americano, proprio nella pensione dove alloggiavo ad Udaipur. Tutti eravamo in viaggio da soli e.. guarda caso, durante una conversazione venne fuori che tutti e quattro avremmo fortemente desiderato fare un camel safari. Così, piuttosto semplicemente, abbiamo deciso di farlo insieme.
Dov'è cominciata l'avventura?
Il punto di partenza è stato la città di Jaisalmer, che si trova nell'angolo estremo nord-occidentale del paese. Si tratta di una gloriosa città nel deserto, dominata da una fortezza del 12° secolo costruita in pietra arenaria. Il centro storico della città si trova all'interno della fortezza, uno spettacolo unico che da solo già vale la pena del viaggio in questa località del Rajasthan. La mattina successiva, grazie a dei servizi offerti da tour operator locali, siamo andati con una macchina a diversi chilometri di distanza, nel Deserto del Thar, avvicinandoci sempre di più al confine con il Pakistan. Qui siamo stati accolti dalle nostre guide e, naturalmente, dai nostri cammelli.
Come erano le condizioni di viaggio?
Sorprendentemente confortevoli! I cammelli sono stati caricati con morbidi materassi arrotolati, lenzuola pulitissime e coperte pesanti, questo per la forte escursione termica notturna. Quando fu il momento di accamparsi per la notte, le nostre guide prepararono i nostri “letti” direttamente sotto le stelle. Ma prima accesero un fuoco e cucinarono un semplice pasto tradizionale dell'India del nord: dal, chapatti, e aloo gobi. La mattina ci si svegliava con una tazza calda di masala chai. In alcuni casi, si usavano ingredienti in polvere, per esempio il latte, perché, naturalmente, non avevamo un frigorifero! ma l'approvvigionamento di acqua in bottiglia sembrava infinito. E 'stato bello vedere come le nostre guide erano particolarmente premurose e attente, ricordo in particolare come raccogliessero tutta la spazzatura prodotta, per poi buttarla una volta fatto ritorno in città. L'unica cosa scomoda è stata il cammello stesso. Ci vuole un po’ per abituarsi alla sua andatura irregolare, ma a differenza dell’equitazione, ci vuole molto meno sforzo muscolare a cavalcare un cammello.
Come era il famoso Deserto del Thar?
A dire la verità, in parte aspettavo il “grande vuoto” come in Lorenzo d’Arabia con niente oltre le dune di sabbia per migliaia di chilometri. C’era infatti una marea di sabbia, naturalmente, ma era ricca di un tipo particolare di vegetazione (che i cammelli mangiavano continuamente mentre camminavano) e persino fiori!
Qual è stato l'aspetto più interessante del viaggio?
Senza dubbio la cosa più interessante è stata visitare i piccoli villaggi nascosti nel deserto. Questi villaggi remoti sono praticamente inaccessibili con altri mezzi, quindi avere la possibilità di trascorrere un giorno nella vita di un autentico villaggio indiano è stato incredibile. Interessante è stato anche vedere i bambini. Erano così contenti di incontrarci, di avere tra loro persone provenienti da così lontano, giunte fin lì per visitare il loro piccolo villaggio. Erano affascinati da noi come noi lo eravamo da loro. Mi ha colpito molto la gioia che emanavano dal volto. Nonostante la loro povertà evidente e la semplicità della loro vita (o forse proprio a causa di questa semplicità) sembravano davvero felici e in pace. Amavano farsi fotografare e vedere le loro immagini sul piccolo schermo della macchina fotografica. Se mai dovessi tornare, porterei una macchina Polaroid in modo da poter donare loro immediatamente le foto!
Ci potresti descrivere un momento per te particolarmente significativo del safari?
L'ultima notte del safari, abbiamo deciso di dare alle nostre guide una mano a preparare la cena. Mentre stavamo pelando le patate, tre ragazzini, tutti sotto i dodici anni, caprai del villaggio vicino visitato quel giorno, timidamente si avvicinarono a noi, offrendosi di contribuire a cucinare e pulire in cambio di cibo. Seduti intorno al fuoco con questi ragazzi, immaginando quanto erano diverse le loro vite dalle nostre, e senza parlare una parola l’uno della lingua dell’altro, eravamo comunque in grado di comunicare tra di noi e trascorrere una serata conviviale insieme, sotto le stelle. La mattina dopo ci portarono il latte fresco delle loro capre per il nostro tè. Mai assaggiato masala chai così buono.
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