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Aprile-Maggio 2012/2012 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
La società dell'incertezza
Una nuova sfida per la democrazia
di Claudio Ianniello

Da alcuni anni sociologi e giuristi hanno identificato un fenomeno denominato come “la società dell’incertezza”. Si tratta di una diffusa sensazione di essere inseriti in un contesto sociale di insicurezza, dovuta in primo luogo alla crescita dei rischi connessi allo sviluppo tecnologico e sociale, ed anche alla globalizzazione dell’economia e del diritto.
Si sta producendo in sintesi un radicato sentimento sociale di insicurezza, cui si è fatto fronte con una miriade di norme nazionali e internazionali che hanno creato un reticolo di amministrazioni ed agenzie pubbliche, e in alcuni casi private, dedicate, più o meno in via esclusiva, a prevenire i rischi e a gestire le emergenze in senso lato, cercando di prevedere ventagli di ipotesi più ampi possibili.
In genere però l’incertezza e la paura per il futuro e per l’ignoto, pur essendo connaturati all’essere umano, non gli hanno impedito di sfidare la natura e l’incognito, considerando il pericolo come rischio a volte da dover correre.
Nonostante questo, l’incertezza viene sempre più affrontata dai governi e dagli individui non in maniera razionale. Ciò è vero se si considera che ad orientare le scelte sembra essere non il concreto e ragionevole calcolo del rischio, che le scienze matematiche e statistiche hanno contribuito a relativizzare, bensì il contesto e la percezione che si hanno di esso (ovvero quello che è definito da sociologi e psicologi “rischio immaginario”) .
L’inarrestabile crescita delle relazioni umane ed in particolare quelle economiche ha fatto sì, poi, che al problema del rischio venissero date risposte di tipo giuridico. Ma, se l’incertezza è ineliminabile lo è anche il bisogno di sicurezza che è la precondizione per l’esercizio dei diritti e delle libertà.
Per questo gli ordinamenti giuridici non hanno mai smesso di perseguire la sicurezza e la certezza attraverso il cd. “governo dell’incertezza”, costituito dall’insieme delle norme e dei soggetti pubblici, spesso coadiuvati dai privati, al quale viene demandato il compito di prevenire e gestire i pericoli per le persone e per i beni .
In assenza di una nozione giuridica univoca e unitaria, rischi ed emergenze hanno dato vita a numerosi istituti nei diversi settori del diritto: basti pensare allo stato di guerra, tipico del diritto internazionale, o allo stato d’assedio, alla decretazione d’urgenza, alle ordinanze di necessità tipici del diritto costituzionale e amministrativo.
Osservando la realtà e la sua traduzione nel diritto positivo, si trae la convinzione che l’emergenza sia un fenomeno in espansione destinato a durare e a diventare una costante di cui gli ordinamenti giuridici dovranno tenere necessariamente conto.
L’epoca attuale, infatti, sembra essere caratterizzata da un fenomeno di crescita delle paure sociali e individuali paragonabili, per certi versi, a quello descritto dagli storici nel periodo medievale, durante il quale minacce e pericoli incombevano sulla salute e la sopravvivenza stessa degli esseri umani.
Gli Stati moderni devono sempre più far fronte alle nuove paure ed incertezze in un difficile equilibrio tra sicurezza e libertà, tra tutela dei diritti acquisiti ed emergenza di nuovi diritti e richieste sociali tenendo, nel contempo, fermi i principi e le garanzie costituzionali.
Non si tratta, tuttavia, di interessi contrapposti in quanto sono gli stessi cittadini a reclamare maggiori libertà e, contemporaneamente, maggiori tutele.
Difficile, semmai, per lo Stato è il compito di mediare le opposte esigenze con gli strumenti che gli sono propri, ovverosia l’autorità e l’informazione.
I concetti di rischio, pericolo, emergenza, urgenza, non sono nuovi negli ordinamenti giuridici, ma solo negli ultimi decenni si è assistito ad una proliferazione di norme tendenti a prevenirli o a limitarli sia nei rapporti tra privati sia come possibile causa di danni sociali. Per prevenire e gestire il rischio è stato necessario creare nuove amministrazioni e ripensare quelle tradizionali, prevedendo nuovi compiti e nuove forme organizzative in grado di affrontare non solo situazioni straordinarie e ben definite ma fenomeni più vasti ed insidiosi come quelli prodotti dalla crescita delle incertezze sociali.
Tra le risposte date più frequentemente dalle Istituzioni vi sono quelle di natura amministrativa, poste in essere da soggetti pubblici che si occupano, a vario titolo, delle sicurezza dei cittadini e della prevenzione delle emergenze. Essi sono organizzati in forme note e tradizionali e operano in stretto collegamento tra loro in maniera “coordinata”.
Altri soggetti, invece, intervengono nelle fasi in cui l’emergenza si è già verificata per affrontarla e superarla limitandone, possibilmente, gli inevitabili danni.
Con la crescita del pericoli legati al processo di modernizzazione e di globalizzazione cresce, altresì, la minaccia a quei valori percepiti come essenziali dalla collettività e viene modificato il consueto assetto di poteri e di responsabilità nel rapporto tra economia, politica e opinione pubblica, con la possibile conseguenza di centralizzare competenze decisionali e di ridurre, anche se solo temporaneamente, i diritti e le libertà politiche e sociali.
La società del rischio e dell’incertezza rappresenta una nuova sfida per la democrazia e per gli ordinamenti giuridici da essa prodotti poiché essa è portatrice di una tendenza ad un “legittimo” totalitarismo in difesa dai pericoli .

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