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Aprile-Maggio 2012/2012 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Italia
Parlando di crisi
di Carlotta Rodorigo


Con l’entrata della nostra nazione nell’U.E. è iniziato un periodo di retrocessione nel campo economico che difficilmente si potrà risolvere in breve tempo.
La politica scelta e appoggiata dal voto non è riuscita a risolvere questo enorme problema ora studiato da un governo di tecnici qualificati che hanno accettato di risollevare la nostra economia. Ma tutto sembra stagnare in una dolorosa situazione, lontana dalla risoluzione.
Le crisi sono caratterizzate da un turbamento dell’economia con gravi conseguenze come la contrazione o l’arresto della produzione, disoccupazione e conseguente diminuzione dei consumi specialmente per le classi più basse.
Se guardiamo al passato storico le crisi erano determinate principalmente dalla carenza di prodotti dovuta alla scarsità dei raccolti, alle guerre, epidemie, inondazioni ed altri fenomeni naturali.
Paramenti la crisi assumeva carattere generale, cioè estensione ai diversi paesi come accade attualmente.
Con l’avvento della grande industrie, dei monopoli industriali e commerciali i caratteri delle crisi sono divenuti quasi cicli economici.
Ad un periodo di prosperità caratterizzato da una situazione economica buona in cui si verifica anche un aumento del tasso d’interesse segue un periodo di crisi durante il quale si verifica anche la trasformazione del capitale-risparmio esistente, in capitale monetario disponibile.
Gli economisti hanno sempre cercato e studiato questo fenomeno giungendo alla conclusione che questo ciclo dipende da condizioni soggettive, sotto l’influsso delle quali avviene la produzione della ricchezza.
Forse si potrebbe individuare l’errore di previsioni commesse dagli imprenditori per eccesso o per difetto della quantità prodotta in rapporto alla reale entità della domanda o potrebbero essere le innovazioni tecniche che gli imprenditori più attivi introducono e che provocano un’alterazione della domanda e dell’offerta facendo calare il prezzo.
Questo induce molti imprenditori a chiedere maggiori crediti alle banche e ad offrire valori mobiliari in borsa per ottenere denaro liquido.
Infine e non da ultimo la crisi sono dovute a fattori monetari, bancari e creditizi o crisi di sottoconsumo causato dal mancato aumento dei redditi delle classi popolari.
Queste ultime tengono alto il valore del mercato se sono aiutate da stipendi, pensioni, servizi, a prezzi adeguati al ceto di appartenenza.
La crisi economica attuale è l’eco locale di una situazione mondiale che si manifesta con la stasi commerciale e la conseguente stasi produttiva, con la disoccupazione, la diminuzione dei salari, l’aumento delle tasse, la diminuzione del potere di acquisto delle masse ed il congelamento dei crediti.
La situazione è piena di incertezza e di rischio e non sappiamo se si possa risolvere in bene o in male per la sopravvivenza dell’individuo che vive in un precario stato d’animo collettivo anche nel campo della vita politica.
Occorrono rimedi condivisi da tutte le classi sociali che debbono collaborare, senza reticenze, a risolvere per quanto le sia possibile, per la risoluzione di un problema che potrebbe restare tale se affrontato da chi non ha i mezzi necessari.
Italia, Grecia, Spagna, Portogallo vengono spronati a risolvere il loro deficit dall’U.E.
Ma qual è la situazione di tutti i Paesi dell’Est europeo, ultimi arrivati in questa U.E., se non quella di poter uscire liberamente dai loro stati senza documenti se senza risorse?
Si dice in cerca di quel lavoro che in effetti non abbiamo più da offrire. E’ per tutti noi un momento di affrontare le conseguenze della mancanza di soldi, di lavoro, ed anche la perdita di certezze frutto del lavoro di una vita.
Questa crisi del mondo del lavoro produce povertà, disperazione, solitudine, ma non scuote che a piene mani continua a godere di privilegi ai quali non intende rinunciare.

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