Mantova, Museo Diocesano Francesco Gonzaga
dal 18 febbraio al 10 giugno
Il Museo Diocesano ‘Francesco Gonzaga’, propone per la pirma volta una mostra su Francesco Gonzaga. Il percorso espositivo è composto da una serie di 90 opere, tra gioielli, dipinti, armature, incisioni, tessuti, che delineano la figura del duca di Mantova e del Monferrato. Vincenzo I Gonzaga (Mantova, 1562-1612), duca di Mantova e Monferrato, era legato da parentela o da altri vincoli alle maggiori corti del continente. Nonostante fosse il signore di uno stato di limitata estensione e di modeste risorse, fu sempre spinto a voler dimostrare si suoi “presunti” pari di non essere da meno di un re facendosi così distinguere per iniziative particolari, sperpero di denaro (ingorando i vincoli di bilancio) e una vita condotta nel vizio. Quanto a lui, egli cinse una duplice corona ducale, di Mantova e del Monferrato. Il percorso espositivo ci mostra, tramite una serie di oggetti di grande qualitò l’esuberanza della sua personalità. I ritratti, ad esmpio, se messi a confronto con quelli del padre, ci danno tutta un’altra immagine del ducato. Il duca Gugliemo, infatti, si era fatto ritrarre vestito di nero in un ambiente semplice e spartano, il figlio, sin dal ritratto della sua incoronazione, appare con un ermellino, lo scettro e la corona. Per i ritrati successivi decise di farsi raffigurae in ornamenti e abiti particolari che esaltassero una volta la sua raffinatezza, una volta le virtù guerresche, un’altra volta i suoi titoli. A testimonianza di ciò il percorso espositivo ci acompagna anche attraverso una serie di oggetti come una sua armatura brunita con borchie d’oro monete e medaglie coniate da lui, un vessillo militare, un piatto su cui compaiono congiunti lo stemma Gonzaga e quello de’ Medici, memoria delle nozze con Eleonora. Un’atra zona della mostra documenta attraverso libri, disegni, manoscritti e stampe dell’epoca le feste, i concerti e gli spettacoli teatrali fatti realizzare in onore di se stesso. Di fondamentale importanza per percepire il fasto di cui si circondò il duca Vincenzo sono gli oggetti di oreficeria da lui acquistati. I mostra si possono vedere tutti quelli rimasti, dopo dispesioni e sacchetti. Tra questi l’oggetto più importante è sicuramente la monumentale croce donatagli dal papa Clemente VIII che con esuberanza di forme e singolarità dei materiali unifica scultura, pittura e architettura. Da vedere anche la grande urna in ebano di Santa Barbara, minuziosamente decorata in oro all’interno e all’esterno, che presenta grandi specchiature e raffinate colonnine tortili all’apparenza di vetro, in realtà di quarzo e lo splendido pendente donatogli per il battesimo, un trionfo di oro, gemme e smalti, impiegati a profusione ma in calcolato rapporto con un chiaro messaggio di professione di fede. Il duca di Mantova fu un uomo la cui prodigalità rasentava l’incredibile: è stato calcolato che nei suoi venticinque anni di regno sia riuscito a spendere oltre venti milioni di scudi, dieci volte di più di quanto il padre, il duca Guglielmo, gli lasciò in eredità. Bisongna dire che con questi soldi arricchì la reggia di bellissimi ambienti, tra cui anche un teatro e fece di Mantova centro culturale invitando Peter Paul Rubens a realizzare delle opere per lui e ospitando a corte Torquato Tasso, liberandolo dal carcere di Ferrara.
|