Palazzo Mazzetti, Asti.
17 marzo-15 luglio
curata da Alessandro Mandolesi e Maurizio Sannibale
Dopo cinquant’anni dall’ultima mostra avvenuta a Torino nel 1967, Palazzo Mazzetti, ad Asti, ospita una mostra che ci mostra come il popolo etrusco abbia veicolato i valori della cultura greca nell’Italia settentrionale della valle del Tanaro e nell’Europa celtica. Furono proprio gli Etruschi a rappresentare la prima cerniera culturale fra il Mediterraneo e l’Europa; attraverso i loro intensi traffici diffusero, soprattutto verso l’Italia nord-occidentale, idee e costumi caratteristici del mondo greco-omerico e levantino. A testimonianza di ciò il percorso espositivo ci presenta 300 oggetti, in molti casi inediti, provenienti dai Musei Vaticani e dalle principali collezioni italiane. A questi oggetti si aggiunge anche la ricomposizione di una tomba a camera etrusca dipinta, detta “della Scrofa nera”, restaurate appositamente in occasione della mostra, che ci mostra una scena di banchetto aristocratico del V secolo a.C., suggestivamente ambientata nel suo contesto originale. L’esposizione è suddivisa in due parti; ci accoglie con l’Elmo crestato villanoviano in bronzo, che simboleggia il primo contatto tra gli Etruschi e la comunità della valle del Tanaro. L’elmo è stato ritrovato proprio ad Asti alla fine dell’Ottocento e forse è stato donato al capo di una comunità locale da uno dei principi-guerrieri che nella seconda metà dell’VIII sec. a.C. dall’Etruria giunsero in queste zone per aprire nuovi sbocchi al commercio etrusco. Con l’arrivo di manufatti di pregio come questo si trasmettono nell’Italia nord-occidentale anche le ideologie più in voga nel Mediterraneo; in primo luogo quelle “omeriche” legate alla manifestazione del prestigio sociale, e le più avanzate tecniche artigianali - come la cottura della ceramica - e agricole - come la viticoltura e l’olivicoltura. Oltre questi aspetti l’esposizione analizza anche temi caratteristici delle antiche fasi della civiltà etrusca, tra cui il commercio, il mito, l’atletismo, il costume, la cura del corpo. Nella cultura etrusca aveva avuto molta importanza la diffusione dell’epopea omerica nella nostra penisola. La cultura dell’ auto-rappresentazione delle figure più autorevoli della società etrusca che aderiscono all’ideale del principe-eroe e si distinguono, oltre che per le capacità militari, anche per le ingenti ricchezze accumulate e le pratiche cerimoniali. Dall’immagine di capi-guerrieri affermatasi nell’età villanoviana (IX-VIII sec. a.C.) si passa all’immedesimazione del principe etrusco nell’eroe di tipo “omerico” (VII sec. a.C.), che si distingue per un elevato prestigio sociale derivato, oltre che dalle capacità militari, anche dal possesso di ingenti ricchezze. Ambientazioni particolari richiamano le virtù dei principi e dell’aristocrazia etrusca: come la suggestiva ricostruzione, con oggetti reali, di un guerriero-oplita di età arcaica, il cui volto è celato dalla splendida visiera in bronzo proveniente dai Musei Vaticani. L’uomo etrusco si dedica anche all’attività sportiva e alla cura della persona; parimenti la donna utilizza balsami e unguenti di tradizione orientale, cui è dedicata un’apposita area sensoriale con antiche fragranze. Una serie di tempere ottocentesche riproducono due delle più rappresentative tombe dipinte di Tarquinia, consento di rivivere le atmosfere dei giochi atletici e delle cerimonie in omaggio ai defunti. La seconda parte si apre con l’analisi dei cerimoniali del banchetto, nelle sue diverse rappresentazioni, documentate da servizi di pregio, arredi ed eloquenti immagini di pittura e scultura. Il tema viene illustrato con la ricomposizione originale della tomba “della Scrofa nera”, le cui pitture furono staccate dall’ipogeo a scopo conservativo. E’ stato riunificato il sarcofago dei Vipinana da Tuscania, con l’immagine del defunto banchettante sul coperchio e la rappresentazione del mito dei Niobidi sulla cassa. La sezione prosegue con una rassegna di immagini di Etruschi, composta da teste votive provenienti da santuari, con una successione di tipi, dal bambino in fasce all’anziano, fino a due volti grotteschi, di grande intensità emotiva, usciti per l’occasione, in anteprima, dai depositi dei Musei Vaticani.
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