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Aprile-Maggio 2012/2012 - Articoli e Inchieste
Roma violenta
Nella capitale si spara
di L. B.

Un far west in cui le bande territoriali agiscono senza freni e senza regole: nella città in cui risiede il cuore politico del Paese le sparatorie sono ormai una routine e l’influenza di mafia e camorra sono ormai dati di fatto


L e prime avvisaglie sono arrivate dalla campagna; le cose a Roma e nel Lazio stavano cambiando. Ad agosto, precisamente l’8, esce un articolo a firma di Alessandro Fulloni e Michele Marangon sul Corriere della Sera che descrive uno strano racket. La Guardia di Finanza del Gruppo Roma 2, diretta da Alessandro Barbera, ha infatti individuato un giro di riciclaggio di trattori che parte dalla Capitale e conduce ai Paesi dell’Est.
«Gli operatori del settore - scrivono i due giornalisti del Corriere della Sera - sono arrabbiati ed impauriti. Stessi racconti in tutto il Lazio, nelle campagne tra Sabaudia, il Circeo, Terracina, Fiumicino, Maccarese sino al Viterbese. Dove le colture estensive dominano il paesaggio e l’economia, il furto dei mezzi agricoli viene subito e denunciato, anche se spesso gli agricoltori si vedono costretti a tacere nei confronti delle forze dell'ordine: pagano un riscatto per evitare il danneggiamento delle aziende attraverso incendi o manomissioni di varia natura».
Era l’inizio di un lungo elenco di crimini che ancora oggi non sembrano diminuire. La Criminalità ha fatto un salto di qualità nel Lazio e a Roma?

Sottovalutazione estiva
Nel 2010 la Capitale ha registrato un incremento dei reati denunciati pari al 7,8%. Numeri di un netto peggioramento della sicurezza, che, oltretutto, non tengono conto dei numerosi conflitti a fuoco, delle rapine, dello spaccio e dell’aumento del racket. Nella mappa dei reati del 2010 spiccano anche i furti d’auto - 491 ogni 100 mila abitanti - e gli scippi. «Il dato sui furti nelle abitazioni - scrive il Sole 24 Ore - è ancora più grave, se si pensa che l'aumento è stato del 12% a livello nazionale, ma del 26% a Roma, triste record che viene superato solo dai borseggi saliti del 27%. Rapine e scippi, invece, crescono del 20%». I dati diffusi dall'Associazione nazionale forze di polizia (Anfp) denunciano l’aumento allarmante dei reati, Marco Miccoli, segretario del Pd Roma, delinea «un vero e proprio scenario da Far West, di cui i romani sono purtroppo consapevoli da tempo. È l'ennesima dimostrazione del fallimento di Alemanno certificato da numeri di fronte ai quali per il sindaco sarà difficile anche il consueto esercizio di arrampicata sugli specchi».
La risposta del sindaco non si fa attendere: «i dati sono sotto verifica del ministero dell'Interno e sono comunque dati inferiori rispetto al 2007 e al 2008. Quindi anche se ci fosse un aumento dei reati tra il 2009 e il 2010, siamo sempre su un trend di discesa nel lungo periodo».
Questi numeri, come le considerazioni politiche, risalgono alla fine dell’estate; nel corso della nostra ricostruzione, analizzando i fatti, non potremmo non notare come in autunno e in inverno l’aumento della criminalità non ha fatto che peggiorare. Siamo in una emergenza e sembra che a pochi interessa.

Autunno di piombo
A luglio del 2011 il giovane gioielliere Flavio Simmi viene assassinato a colpi di calibro 9. L’esecuzione avviene in pieno giorno e nel borghese quartiere Prati, davanti ad una folla attonita di gente. Per il procuratore della Capitale, Giovanni Ferrara e il procuratore della Dda, Giancarlo Capaldo, si devono escludere dai colpevoli grosse organizzazioni criminali. Si sospetta, invece, che siano piccole bande criminali che cercano di affermarsi con la violenza.
Con l’autunno le cose cambiano, o meglio: la quantità di aggressioni, sparatorie e omicidi convincono tutti che Roma è sotto attacco.
Nel pomeriggio dell’8 settembre, nelle strade di Torrevecchia, nell'estrema periferia di Roma Nord, gli agenti di Polizia assistono ad una scena tipica delle zone controllate dalle organizzazioni criminali del Sud del nostro Paese. Un ricercato in fuga viene aiutato a sfuggire alla cattura dagli abitanti del quartiere, che non si sono fatti scrupoli nell’aggredire i poliziotti.
Dieci giorni dopo, a Tor Bella Monaca, le forze dell’ordine sospettano che dietro al fallito agguato a un pregiudicato di 47 anni, S.R., rimasto illeso con la figlia di 10, ci sia la Camorra.
Il giorno dopo, un pregiudicato viene colpito alla gamba da un colpo d'arma da fuoco. Questa volta siamo in via Portuense 594; la versione fornita dall’uomo è grottesca. Dichiara infatti di essersi ferito da solo mentre era a bordo della sua auto, gli investigatori sospettano che dietro ci sia una classica intimidazione.
Il mese di novembre si apre all’insegna del piombo. Ancora una volta Tor Bella Monaca è lo scenario di un agguato. «La vittima - scrive La Repubblica -, rimasta gravemente ferita, è un pugile romano di 31 anni della categoria dei pesi massimi. Si chiama Massimiliano Cogliano: all'alba si trovava in un Suv insieme alla sua fidanzata in via Amico Aspertini quando un'auto si è affiancata con a bordo gli aggressori, che lo avrebbero seguito. Sono partiti diversi colpi di pistola che lo hanno raggiunto al collo e all'addome». Cogliano, l’anno prima, era già stato vittima di un tentativo di omicidio: «Il primo novembre del 2010 - riporta La Repubblica -, davanti a una discoteca del quartiere Eur dove Cogliano lavorava come buttafuori, un giovane di 27 anni aveva cercato di ucciderlo puntandogli un pistola calibro 9 al petto e premendo il grilletto; l'arma però si era inceppata. A quel punto il pugile peso massimo aveva reagito con calci e pugni contro l'aggressore, mandandolo in ospedale».
Come si era notato in estate gli agguati non sono limitati ai quartieri periferici della Capitale; il 10 novembre, infatti, un pregiudicato romano di 48 anni, Paolo Marcoccia, gestore di una sala giochi assieme al fratello, è stato raggiunto da due persone con il volto coperto dai caschi a bordo di uno scooter. Uno dei due ha esploso due o tre colpi con una pistola a tamburo, ferendolo all'addome. L’agguato è stato rapido e preciso, ed è avvenuto di fronte a un bar frequentatissimo tra via di Ripetta e via della Scrofa. Rispetto a luglio le tesi del procuratore della Capitale, Giovanni Ferrara, del procuratore della Dda, Giancarlo Capaldo e del sindaco sembrano naufragare nella recrudescente realtà criminale di Roma.
Novembre, infatti, si chiude con un duplice omicidio che non lascia spazio a molte interpretazioni. Il 22, intorno alle 17, in via Antonio Forni, tra Monteverde Vecchio e Monteverde Nuovo, vengono freddati i boss Francesco Antonini, 51 anni, “Sorcanera”, e Giovanni Galleoni, 45 anni, conosciuto da tutti come Baficchio. I killer hanno sparato almeno 9 colpi di pistola prima di darsi alla fuga. Sul posto arrivano subito gli agenti della Mobile, il magistrato di turno, Francesca Passaniti, affiancata da Giovanni Bombardieri dell’Antimafia. Il procedimento sarà tuttavia portato avanti da Carlo La Speranza, sempre della Dda, coordinato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Negli ambienti malavitosi, infatti, «si vocifera che “era un delitto annunciato”. Tutti, a Nuova Ostia, conoscevano Baficchio e Sorcanera. E tutti, per quanto possibile, ne stavano alla larga». I due pregiudicati - scrive Maria Grazia Stella su il Nuovo Paese Sera - avevano «una lunghissima “carriera” alle spalle, arrestati in passato per associazione mafiosa, gioco d’azzardo, usura, estorsione e traffico di droga. Amici nella vita e “compari” negli affari, erano stati legati a esponenti della banda della Magliana (come Paolo Frau ed Emidio Salamone, entrambi uccisi), come emerse nel 2004 quando furono arrestati (alla fine furono prosciolti) nel corso dell’operazione Anco Marzio».
La situazione a Roma quindi appare grave, «il questore di Roma Francesco Tagliente, dopo aver fatto il punto della situazione con Vittorio Rizzi, dirigente della Mobile, e i dirigenti dei commissariati competenti per il litorale di Ostia, tra cui Antonio Franco, ha disposto l’istituzione di una task force investigativa coordinata dalla Mobile i cui investigatori, affiancati da operatori addetti alla polizia giudiziaria presso i commissariati territoriali, si dedicheranno esclusivamente alle indagini relative ai fenomeni di criminalità sul litorale di Ostia». Le alleanze tra mafia, clan camorristici ed ex esponenti della banda della Magliana non sono più solo teorie allarmistiche. Sicuramente qualche equilibrio si è rotto e le «piazze di spaccio» vengono riassegnate in base ai nuovi interessi a nuovi boss. «In molti temono - conclude la giornalista - che la situazione sia sfuggita di mano. Ne sono un segno non soltanto questi omicidi ma anche gli attentati, i chioschi e i ristoranti incendiati, le “misteriose” sparatorie. Il clima non è tranquillo. No, non sarà Chicago, non sarà il Far West ma la tensione c’è. Eccome se c’è».

Un inverno di consapevolezza
Con l’arrivo dell’inverno le sparatorie nella Capitale non sembrano diminuire. Il 15 dicembre, a Tor Vergata, sotto un palazzo di via Ferruccio Ulivi, Marco Attini, 38 anni, con precedenti di polizia per rissa e reati contro la persona, viene freddato a bordo della sua auto. I due killer, con il volto coperto dai caschi, sono poi fuggiti in moto. Tre giorni dopo viene gambizzato, nel quartiere Casilino, un albanese di 31 anni; il 22 dicembre, invece, due colpi di arma da fuoco hanno raggiunto alla gamba un uomo nell’ormai noto quartiere di Tor Bella Monaca. «L'uomo colpito - scrive il giornalista Rinaldo Frignani - si chiama Gioacchino Agliano, 50 anni, pregiudicato per reati di droga. La vittima è stata raggiunta da due uomini con il volto travisato dal casco a bordo di uno scooter. I due hanno sparato alle gambe ma a quanto sembra l'arma si è inceppata e sono partiti solo due colpi. Poi gli aggressori sono scappati». All’alba del 29 dicembre viene ferito a colpi di pistola un pregiudicato catanese di 45 anni. C.F. è stato ferito nei pressi della sua baracca nel rione San Lorenzo.
Ormai tenere il conto è quasi impossibile, tra piccoli scontri a fuoco ed agguati omicidi veri e propri non si sa più quante siano le sparatorie registrate a Roma dall'inizio del 2011. Una cosa è certa: l’ondata di conflitti che vede protagonisti piccoli malviventi, italiani e stranieri, e malavitosi della criminalità organizzata non sembra attenuarsi. Le cronache locali sono piene di notizie ma l’opinione pubblica e i grandi media, sicuramente più preoccupati per la crisi economica, non sembrano esserne molto allarmati. Almeno fino al brutale omicidio di Zhou Zheng, 31 anni, e la figlioletta di soli 6 mesi. Sono circa le 22 quando padre, madre e la figlia vengono affrontati da due balordi a volto coperto in via Aldo Giovannoli, quartiere popolare di Tor Pignattara. I rapinatori puntavano probabilmente all’incasso della giornata del money transfert gestito dalla famiglia. La moglie, però, oppone resistenza e da lì è la tragedia. Zheng Lia viene colpita con un taglierino, poi arrivano gli spari dritti al cuore di Zhou Zheng che aveva in braccio la sua bambina, colpita alla testa. L'uomo muore sul colpo, la piccola dopo pochi minuti.
Per gli inquirenti inizia il rompicapo. Vengono ritrovate due borse: quella con la tracolla tranciata di netto, mercoledì sera, e poi portata via dai rapinatori assassini del Casilino, e un borsello più piccolo. Nella «borsa grande - riporta Il Messaggero - c'erano ancora diecimila euro in contanti» e, nel borsello più piccolo, «c'era anche il cellulare di Zhou Zheng, il commerciante cinese ucciso insieme alla figlia, la piccola Joy. Anche immaginando che si sia trattato davvero di disperati, di tossicodipendenti, resta difficile immaginare che siano stati così disperati e così drogati da rinunciare a quel mucchio di banconote, e poi così ingenui e sprovveduti da lasciare quel cellulare nel borsello, la traccia regina che almeno ufficialmente ha condotto i carabinieri del Reparto investigativo di via In Selci - attraverso un sofisticato sistema di rilevazioni, ben più sofisticato della semplice e troppo ampia cella telefonica - al ritrovamento. Borsa e borsello sarebbero state recuperati a poche centinaia di metri da via Giovannoli, dal luogo in cui scattò l'agguato alla famigliola cinese che rientrava a casa dopo una giornata di lavoro nel bar. Ma le modalità del ritrovamento e lo stesso punto esatto i carabinieri li hanno tenuti segreti, evidentemente sono ancora preziosi per le indagini. Non ci sono spazi aperti in quella zona, borsa e borsello sarebbe stati ritrovati in una piccola radura ma in condizioni tali da lasciare sospesa la domanda: abbandonati definitivamente o frettolosamente nascosti per poi tornare a riprenderli?»
Il 15 gennaio, poi, alcuni giocatori di soft air, un gioco simulato di guerra, ritrovano in un casale in via Boccea il corpo di Mohammed Nasiri, ritenuto uno dei due killer. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: l’uomo si è tolto la vita impiccandosi a un gancio.
La notizia del brutale omicidio ha scosso molto l’opinione pubblica, i funerali del padre e della figlioletta sono stati molto partecipati dalla cittadinanza romana: gli atti di violenza, però, non sono diminuiti. Il 24 gennaio, un uomo di 64 anni è stato ucciso in pieno giorno nei pressi del garage condominiale della sua abitazione, nel quartiere di Monteverde.
Anche nel mese di febbraio i fatti di sangue non sono diminuiti; il 6 le strade innevate si sono macchiate del sangue di Mario Maida, un romano di 61 anni accusato di omicidio nel 2005. La modalità ormai è stata osservata decine di volte. «Finito l'orario di lavoro - viene riportato da La Repubblica -, Maida stava chiudendo la sua autofficina dove vendeva ricambi di marmitte: usciva con la sua Mercedes e aveva appena aperto il cancello, quando, secondo alcuni testimoni, due uomini a bordo di uno scooter e con i caschi, si sono avvicinati. La vittima ha cercato di scappare tornando indietro verso l'officina, ma è stata raggiunta su una rampa. In via di Torrevecchia i negozi stavano per chiudere e c'era ancora gente per strada e gli assassini sono scappati pochi attimi prima delle urla dei passanti che si sono accorti dell'omicidio».
Il giorno dopo i Vigili del Fuoco e i Carabinieri recuperano un cadavere nel laghetto dell'Eur, in via della Passeggiata del Giappone. «A quanto si è appreso potrebbe trattarsi di un uomo di circa 50 anni. A lanciare l'allarme è stato un passante che ha visto il corpo galleggiare sull'acqua ed ha avvisato i militari della compagnia Eur».
E ancora, il 21 febbraio, alle 14 e 50, è stato ucciso in via Guido di Montpellier, nel quartiere di Montespaccato, Marco Zioni. Il 37enne si trovava al volante di una utilitaria quando sarebbe stato raggiunto da almeno cinque colpi di pistola esplosi da un uomo poi fuggito. «L'ipotesi più accreditata dai carabinieri - scrive il Corriere della Sera - è che il delitto possa essere collegato a dissidi familiari per l'affidamento di un bambino. Dopo l'ultima lite il trentenne sarebbe uscito dall'abitazione dei parenti e in strada è stato raggiunto e colpito.

Conclusioni
Ormai è evidente che Roma sia attraversata da un’ondata di violenza organizzata; omicidi, agguati ma anche reati cosiddetti minori. I tagli del precedente Governo cominciano a far sentire i loro effetti. Negli ultimi tre anni sono aumentate dell’11% le ingiurie, più 4% le percosse, più 15% le minacce, addirittura più 170% le lesioni rispetto ai dati del 2000. Ma la cosa veramente preoccupante è legata alla crisi economica, che non solo aumenta il fattore di incremento della “mano d’opera criminale”, ma crea anche spazio a nuove tossico dipendenze e a quindi nuovi crimini per assicurarsi la dose giornaliera. Nel 2010, infatti, ci sono stati oltre 2 mila arresti in provincia di Roma legati alla droga. Nel 2011 sono state sequestrate anche 4 tonnellate di sostanze stupefacenti. Si stima che il mercato, sempre in crescita, possa contare su circa 3 milioni di consumatori sempre a caccia di cocaina, Mdma, Ketamina, Lsd «ed eroina - scrive la giornalista Carlotta de Leo -; la più vecchia di tutte e ancora attrae consumatori (circa un quarto dei totali). Solo a Roma si registrano circa 30 mila casi di tossicodipendenza, come confermano i Sert diffusi sul territorio. Con nuove vittime: il primo morto per droga dell'anno è un 50enne trovato nella sua abitazione nel quartiere Appio Nuovo il 3 gennaio».
L’attuale amministrazione capitolina, di centro destra, aveva puntato nella scora campagna sulla sicurezza e su il controllo dell’immigrazione clandestina. Bastano le cifre a denunciare l'ennesima caduta di una politica degli annunci. Il populismo non ferma il crimine organizzato.



Le alleanze tra mafia, clan camorristici ed
ex esponenti della banda della Magliana
non sono più solo teorie allarmistiche. Sicuramente qualche equilibrio si è rotto”.

Negli ultimi tre anni sono aumentate dell’11% le ingiurie, più 4% le percosse, più 15% le minacce, addirittura più 170% le lesioni rispetto ai dati del 2000. La crisi economica inoltre aumenterà il fattore di crescita della nuova “mano d’opera criminale”


Solo il brutale omicidio di Zhou Zheng, 31 anni, e della figlioletta di soli
6 mesi è riuscito a scuotere l’opinione pubblica. Per un po’ i grandi media non hanno parlato solo di crisi economica e del nuovo governo.
Tutta la cittadinanza si è mossa per i funerali della famiglia cinese

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