A Chianciano, il 28 e il 29 marzo scorsi, un ampio e partecipato dibattito ha coinvolto il Silp. Tra i temi trattati ci sono l’eredità del governo Berlusconi sui temi della legalità e della sicurezza, la proposta di riforma delle pensioni del governo Monti e le scelte sindacali presenti e future
In una fase concitata, per le istituzioni del nostro Paese e per l’economia europea, questo Consiglio Generale di metà mandato ha voluto innanzitutto fare chiarezza sui rapporti con il nuovo governo Monti. A gennaio, quando il Silp ha incontrato il ministro Cancellieri, il sindacato ha ribadito che ancora non si riusciva a cogliere «l'esistenza di un progetto che puntasse a ridurre i danni causati dal governo Berlusconi con i tagli lineari alle forze di polizia». Secondo il Segretario Nazionale, Claudio Giardullo, in quella occasione la risposta che venne data alle rappresentanze sindacali fu «che non c’era stato il tempo e che ci sarebbe stata una maggiore capacità di azione attraverso la revisione della spesa». Sono passati mesi e ancora non c’è traccia di un progetto di rafforzamento del sistema di sicurezza del nostro Paese; al contrario la chiusura di uffici, il taglio al personale e ai servizi continuano a influenzare il lavoro delle forze dell’ordine. «La sensazione - continua Giardullo - è che il Governo Monti non consideri legalità e sicurezza priorità della sua azione di governo e che su questi temi si stia comportando come una specie di commissario straordinario il cui unico obiettivo è quello di amministrare l’esistente».
Un tale immobilismo ha suscitato una certa inquietudine, ad esempio nella vicenda “dei forconi” in Sicilia e in Val di Susa nei confronti del fronte No Tav. In queste due occasioni «si sono riscontrate evidenti insufficienze nel garantire agli operatori di polizia il necessario supporto tecnico e logistico mentre erano impegnati in un difficile compito di garanzia del diritto a manifestare pacificamente».
Se la polizia e tutte le forze dell’ordino cominciano ad apparire, agli occhi dell’opinione pubblica, organi inefficienti e impreparati il rischio è quello della continua strumentalizzazione politica. Per anni abbiamo dovuto discutere di ronde, «uno strumento inutile e pericoloso, mentre veniva rimosso completamente dall’agenda il tema della presenza mafiosa al Nord». Sul tema del contrasto alle mafie, il Segretario Nazionale è perentorio: «Quello che il Governo farà o non farà su questo versante in questo anno ce lo porteremo dietro comunque per diverso tempo; d’altronde sarebbe davvero singolare che proprio mentre l’Europa guarda con maggiore attenzione del passato all’obiettivo di un’azione comune di contrasto - basta vedere la recente proposta unanime del Parlamento europeo sulla costituzione di una commissione antimafia europea e sull’introduzione di un reato di associazione mafiosa in tutti gli stati membri - proprio l’Italia e il suo Governo dovessero stare in seconda fila e rinunciare a battersi per quel fondamentale strumento di difesa dei diritti, della libertà e della democrazia che è la legalità».
Vivere e lavorare ai tempi
della recessione
Un Paese in balia dell’economia criminale è un Paese che rischia il declino; tra le tante riprove c’è il continuo allargamento “dell’area grigia”, «quella formata da imprenditori e professionisti che non disdegnano di tenere un piede nell’economia legale e uno in quella mafiosa». «Su questo versante - ci continua a raccontare Giardullo - io non so quante banche italiane avrebbero avuto il rigore di quell’istituto elvetico che avrebbe (il condizionale è doveroso) rifiutato un versamento di 2 milioni e mezzo di euro perché sospetto, da parte di Emilio Fede». Per il Silp è fondamentale sbrigarsi, «prima che sia troppo tardi, cioè prima che quei comportamenti e quell’area si trasformino in metodo e cultura dominanti. Prima che la nostra economia, sempre più dominata dalla finanza, sia governata con quei metodi e con quella cultura». Non bisogna quindi rassegnarci ad un’economia opaca in cui vige su tutto il principio del pecunia non olet.
Durante il Consiglio Generale uno dei temi cruciali è quello delle pensioni, cioè quello «dell’armonizzazione degli aspetti previdenziali del comparto sicurezza alla riforma contenuti nella legge finanziaria». Secondo il sindacato la questione è cruciale perché le pensioni «per i lavoratori non sono una partita ma la partita; una riforma del sistema pensionistico non si realizza infatti ogni anno e neanche ogni legislatura». Per evitare che nella fase preliminare delle trattative si determinassero danni non più recuperabili, la Cgil e il Silp hanno scelto di attuare una incisiva mobilitazione. «Lo abbiamo fatto - spiega Giardullo - rispettando le priorità e cioè imponendo all’amministrazione di chiedere all’Inps una pronuncia ufficiale (pronuncia che è arrivata pochi giorni dopo) circa il diritto di andare in pensione con la normativa vigente per tutti quei colleghi che avessero presentato istanza prima dell’entrata in vigore del regolamento, vista la situazione di confusione che regnava negli uffici periferici. Lo abbiamo fatto attraverso posizioni trasparenti di metodo e merito. Di metodo perché il Governo non aveva intenzione di convocare le organizzazioni sindacali ma intendeva risolvere tutto con le riunioni con le amministrazioni. Di merito perché la nostra posizione è stata netta sin dalla prima riunione con l’amministrazione: cioè prima di aprire qualunque confronto è necessario chiarire che gli istituti che costituiscono la tutela della nostra specificità, cioè la contribuzione figurativa. I sei scatti e il moltiplicatore per cinque del montante contributivo dell’ultimo anno non possono essere messi in discussione».
Il Silp ha però anche l’intenzione di sollevare altre due questioni strategiche. «La prima è quella della previdenza complementare, ormai questo istituto è irrinunciabile e indilazionabile se si vuole garantire una pensione dignitosa alla stragrande maggioranza degli operatori di polizia. La seconda è quella delle cause di servizio; l’aver mantenuto questo istituto con la riforma delle pensioni non si sta traducendo in una tutela per il personale ma in una fonte di risparmio per il Governo. Visto che ormai è praticamente impossibile ottenere un riconoscimento dal comitato delle pensioni, il quale nella stragrande maggioranza dei casi si limita a non accogliere l’istanza, e per il quale si pone concretamente la questione dell’utilità della spesa per la sua esistenza».
Rapporti sindacali
Per il Silp per la Cgil, su tutti i temi sindacali, si è registrato un atteggiamento più litigioso da parte del cartello sindacale guidato da Siulp e Sap. Tale atteggiamento si è «manifestato recentemente con la richiesta all’amministrazione di tavoli separati in tutte le vertenze che hanno carattere negoziale». Il Silp ritiene che questo atteggiamento sia la conseguenza della sofferenza con cui gli altri sindacati vivono la loro iniziativa, e la consapevolezza che alla maggior consistenza numerica non corrisponda un analogo ruolo sul piano politico e contrattuale.
Sul piano del tesseramento «siamo nella fase finale della certificazione ed è aperto un contenzioso con l’amministrazione per una divergenza sugli iscritti di una sola struttura. È possibile comunque affermare che il dato sul tesseramento 2011 non può che confermare il dato del 2010 o registrare un ulteriore avanzamento».
«Sul versante dei rapporti politici e organizzativi - spiega il Segretario Nazionale, Claudio Giardullo - pensiamo si debba raggiungere un rapporto ancora più stretto con le strutture territoriali della Cgil, questo tipo di rapporto è infatti di reciproca utilità. Sia per il Silp, che avrebbe la possibilità di vivere più in profondità la dimensione confederale, sia per la confederazione che avrebbe un ulteriore occasione di presenza più diretta sui temi della legalità».
L’approvazione
Il Consiglio generale, alla fine del dibattito che effettivamente è stato animato e articolato ha pienamente approvato la relazione introduttiva del Segretario Nazionale Claudio Giardullo. Il Consiglio ha anche espresso «forte preoccupazione e condanna per le politiche di risanamento economico attuate dal Governo che, nell’affrontare il tema del debito pubblico, ha saputo adottare pesanti ed unilaterali tagli alle pensioni, inasprire il prelievo fiscale indiretto, colpendo così maggiormente le fasce sociali più deboli, nonché effettuare una politica di tagli alla spesa senza nessuna attenzione alle misure che potrebbero favorire la crescita economica». La Segreteria Nazionale si impegna a mettere in campo «tutte le iniziative necessarie per contrastare la tendenza a considerare le politiche contrattuali e di concertazione come ostacoli allo sviluppo economico e contro questa prospettiva».
In definitiva il Consiglio Generale, all’unanimità dei presenti, ha approvato la cooptazione del Consiglio Generale Nazionale di: Roberto Persichilli (Molise), Mario Zini (Massa Carrara), e Stefano Caicchiolo (Vicenza) in sostituzione. Inoltre, sempre in sostituzione, ha approvato la cooptazione di un Consigliere Nazionale per le Regioni Campania, Lazio ed Emilia Romagna, i cui «nominativi sono da concordare con i Segretari Generali regionali». Il Consiglio Generale ha anche approvato l’integrazione nel Direttivo Nazionale di Claudia Moretti, sempre in sostituzione. A maggioranza assoluta, con due astenuti, invece ha approvato l’integrazione nella Segreteria Nazionale di Giovanni Meuti.
|