I tagli alle risorse, anche se necessari, stanno mettendo in ginocchio la procura.
I pm dell'anticamorra rischiano di rimanere a piedi e con loro la lotta alle mafie.
Secondo il sindacato dei lavoratori di polizia Silp-Cgil, in Italia sono circa 1.500 le persone alle quali ogni giorno è fornito il servizio, ai vari livelli stabiliti dalla legge: dalla protezione 24 ore su 24 fino alla pattuglia che a orari fissati fa un giro sotto casa o accompagna la persona solo in determinati tragitti e in momenti precisi della giornata. Anche il costo è difficile da quantificare, perché il sistema ha un cuore che è l'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis), allestito al Viminale, ma è articolato anche con una serie di organismi locali: dai servizi di sorveglianza di Palazzo Chigi, della Camera e del Senato, sino ai Comitati provinciali istituiti presso le prefetture.
Il dato ricostruito dai sindacati di pubblica sicurezza parla di una spesa attorno ai 250 milioni di euro l'anno, anche se si tratta di una cifra approssimata, anche perché non tiene conto dei soldi sborsati per l'acquisto delle auto blindate. Da alcune fonti, si deduce che sono circa 700 automobili dal costo oscillante tra i 120 e i 180 mila euro ciascuna, tra il prezzo di listino del modello e i lavori di blindatura necessari allo scopo.
C'è poi il capitolo che riguarda gli uomini impegnati in questo lavoro: si tratta di circa 2.500 al giorno, divisi tra polizia di Stato, carabinieri, guardia di Finanza, polizia penitenziaria e servizi segreti, senza contare gli operatori delle polizie municipali e provinciali assegnati alla scorta di numerosi sindaci.
Ma il vero problema, seconådo Claudio Giardullo, segretario nazionale del sindacato Silp-Cgil, non è tanto «l'assegnazione della scorta , che avviene attraverso una valutazione della gravità e dell'attualità del rischio e non v’è dubbio che, quando l'assegnazione avviene, una necessità esiste. Ma il vero problema riguarda la revoca, ovvero il momento in cui questo rischio cessa e si dovrebbe procedere all'interruzione del servizio, perché il pericolo non esiste più o perché la persona ha cambiato incarico». A quanto lui stesso afferma, a questo punto interviene «un meccanismo di resistenza da parte della persona scortata e dell'istituzione alla quale essa appartiene, così spesso si prosegue in un servizio che non ha più ragione di esistere».
Proseguendo, aggiunge: «Un altro problema, soprattutto a Roma, è poi quello dell'assegnazione delle scorte straordinarie. Avviene con persone che nella loro città godono di un livello di tutela più basso, ma quando giungono nella capitale si vedono garantire un servizio di scorta con auto blindata, due o tre uomini, i quali vengono inevitabilmente sottratti per la giornata al controllo del territorio e per lo più vengono presi dalle volanti». Questo, spiega Giardullo, è il buco nero: «perché è impossibile quantificare una spesa così oscillante e perché sottrae personale al lavoro quotidiano di ordine pubblico». «Basti pensare», spiega Giardullo, «che in tre anni le manovre del governo Berlusconi hanno ridotto complessivamente di 3 miliardi le risorse destinate alle forze di polizia, mentre l'assegnazione delle scorte continua a essere un problema. Il meccanismo tecnico è molto chiaro, ma è la gestione politica a non esserlo altrettanto».
Secondo il sindacalista, se il meccanismo fosse virtuoso e le scorte venissero revocate quando non servono più, allora, invece dello spreco, ci sarebbe il risparmio. Ma così non avviene e questo fenomeno si va a inserire in un settore già provato dai tagli. «Si spende tanto per le Maserati di La Russa, poi però le altre auto hanno chilometraggi altissimi e livelli di usura elevati: tutto ciò espone a rischi sia le persone scortate che gli operatori assegnati al servizio». Basti ricordare quanto accaduto alla scorta di Emilio Fede: esplosione del cambio automatico della vettura e due agenti su tre a bordo rimasti feriti.
Eppure, questi uomini proseguono il loro compito: «Il personale», osserva il segretario del Silp, «svolge un lavoro molto duro e rischioso e gli va riconosciuto il merito del grande impegno profuso. Non bisogna mai confondere la gestione politica delle scorte con il lavoro di queste persone, che invece merita il massimo rispetto e avviene spesso in condizioni difficili a causa dei tagli al settore. Questi uomini non sono coinvolti negli sprechi, ma ne subiscono anzi le conseguenze negative e i rischi connessi».
In polemica con il nuovo Governo
In seguito a queste ricerche e a queste dichiarazioni, il nuovo governo si è mosso. Ma subito si alzano le polemiche perché, questi tagli alle risorse, stanno mettendo in ginocchio la Procura. Basta pensare alla caccia del superlatitante del clan dei Casalesi, Michele Zagaria, che viene interrotto ogni pomeriggio alle 18. Da quel momento i pm dell'anticamorra restano a piedi ,senza autisti, né macchine blindate e senza scorta. «Si sono esauriti i fondi per pagare lo straordinario e adesso è tutto bloccato», spiega il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, che coordina il pool impegnato nelle indagini sulle cosche della provincia di Caserta. Ma l’ex ministro della Giustizia Nitto Palma minimizza l'allarme sui tagli: «Il problema degli straordinari non esiste solo per Napoli ma anche per altre regioni d'Italia e altri uffici importanti, penso a Reggio Calabria. Non mi pare che altrove vi sia stata un'analoga protesta. Spero di poter risolvere rapidamente il problema ma all'epoca mia le uniche manifestazioni di questo genere avvenivano in presenza di fatti molto gravi. Come il mese di protesta che venne fatto alla Procura di Roma dopo l'assassinio di Mario Amato». A queste dichiarazioni e al ministro replica indirettamente il procuratore aggiunto Cafiero de Raho, affermando: «Per rendersi conto della condizione di pericolo di molti magistrati napoletani non è necessario aspettare l'attuazione di eventi tragici come quello citato dal ministro. La situazione è molto grave - avverte - ai magistrati della Dda di Napoli accade ogni giorno di subire minacce o assistere a manifestazioni di forte astio se non addirittura a propositi di vendetta. Ecco perché auto blindate e tutela servono sempre. Per pagare gli straordinari agli autisti basterebbero 20 mila euro. Invece si obbligano magistrati esposti a muoversi senza protezione dopo le sei del pomeriggio e dunque a fare rientro anticipatamente a casa. Così non solo la ricerca di un latitante del calibro di Zagaria ma l'intera azione di contrasto alla criminalità viene fortemente penalizzata». Nella stessa situazione si trovano gli altri due pool dell'anticamorra, quello che indaga sui clan napoletani, coordinato dal procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico, e quello competente per la fascia costiera diretto dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo. «Purtroppo sembra che nessuno sia interessato al problema - dice Cafiero de Raho - registro una pericolosa sottovalutazione di quanto sta accadendo. Anche il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica si è limitato a rinviare la questione al ministro. Ritengo che sia obbligo di tutte le istituzioni intervenire, cooperando fra loro, per scongiurare eventi pericolosi».
Giardullo l'assegnazione della scorta avviene attraverso una valutazione della gravità del rischio e non v'è dubbio che, quando l'assegnazione avviene, una necessità esiste.
Nitto Palma Il problema degli straordinari non esiste solo per Napoli ma anche per altre regioni d'Italia e altri uffici importanti, penso a Reggio Calabria. Non mi pare che altrove vi sia stata un'analoga protesta.
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