Silp-Cgil
Il Segretario Generale Provinciale di Genova, Roberto Traverso, denuncia che “Gli operatori Polstato del 6° Reparto Mobile di Genova, impiegati in Val di Susa per le manifestazioni NO TAV, stanno sopportando turnazioni massacranti senza i necessari periodi di riposo, il tutto per uno straordinario pagato in modo ridicolo con cui i colleghi cercano di arrotondare uno stipendio altrettanto misero.
Il servizio viene prestato in condizioni di alto rischio, spesso di notte, su sedi autostradali e viadotti, con mezzi di difficile manovrabilità come idranti e ruspe, a contatto continuo con gli antagonisti e con gravi pericoli per l’incolumità di tutti.
Abbiamo chiesto e pretenderemo il rispetto dei requisiti minimi contrattuali a garanzia dell’integrità psico-fisica dei dipendenti.
Non è accettabile che il Comando del 6° Reparto Mobile di Genova non prenda una netta e decisa posizione a tutela dei dipendenti, continuando a dare disponibilità per servizi di ordine pubblico sul territorio genovese a discapito di un organico spremuto all’inverosimile, mentre in Val di Susa gli 80 dipendenti non hanno ancora ricevuto il cambio per recuperare integrità fisica.
L’aspetto più irritante e grottesco della situazione è quello che in un momento così delicato il Comandante del 6° Reparto Mobile ha ritenuto opportuno prendersi una settimana di ferie!
Abbiamo chiesto l’intervento della struttura Nazionale del Silp per la Cgil, sia per l’aspetto inerente i carichi di lavoro sopportati dal personale impiegato in Val di Susa che per ottenere urgenti chiarimenti in merito al comportamento del Comandante del 6° Reparto Mobile che a nostro parere alimenta un senso di demotivazione tra il personale che in questo momento ha bisogno di sentirsi vicino l’Amministrazione”.
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Siap
Il Segretario Generale provinciale Siap, Sandro Chiaravallotti, comunica che “Continua l’impegno del Siap di Piacenza nel percorso finalizzato a sensibilizzare l’opinione pubblica ‘sull’importanza del ricordo’ di tutte quelle persone che hanno sacrificato la propria vita per difendere la democrazia, la libertà, la giustizia e i diritti fondamentali di ogni uomo. A Bologna, in un incontro con gli studenti universitari, abbiamo fatto conoscenza con il fratello di Peppino Impastato - Giovanni Impastato - il quale ha dato già da adesso la sua disponibilità a partecipare il prossimo anno nel percorso intrapreso - l’importanza del ricordo - e a qualsiasi altra iniziativa contro la mafia e a favore della legalità. Per un sindacato come il Siap, come sempre detto, è importante questo percorso in quanto, oltre a sensibilizzare la gente su un tema importante e di interesse elevato, ci permette di confrontarci sempre più con la società civile e soprattutto con gli studenti, affinché - da una parte - si possano abbattere muri ed eventuali pregiudizi e - dall’altra - per far conoscere a questi ragazzi come è nato il sindacato in polizia e quali sono stati i movimenti e le battaglie sindacali che hanno permesso di ottenere la Riforma della Polizia di stato e soprattutto far comprendere a questi giovani quanto è importante avere una sicurezza interna con una polizia ad ordinamento civile, una polizia di stato democratica e civile che rispetti nel suo interno i diritti e la dignità dei lavoratori. Un servizio di Polizia che dia maggiori garanzie per tutti e contro la sicurezza propaganda e poco democratica. Noi del Siap riteniamo che è sempre più fondamentale consolidare un rapporto umano poliziotti-cittadini-giovani, in quanto ancor prima di combattere le mafia, a nostro parere, bisogna anche incidere sui ragionamenti e sui comportamenti di tipo mafioso delle persone che ricoprono alte cariche istituzionali”.
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Siulp
Il Segretario Generale Siulp, Felice Romano, esprime a nome di tutti i poliziotti del Siulp la solidarietà ai Colleghi delle Forze di Polizia impegnati nei servizi in Val di Susa, al Procuratore Caselli e a tutti i magistrati della Procura di Torino, che con i poliziotti sono impegnati a garantire il diritto costituzionale della protesta ma anche il rispetto della legge e delle norme che disciplinano tale diritto, e ai colleghi del Sap per le vili e ignobili minacce che gli sono state rivolte dai soliti professionisti del disordine che hanno come fine solo la guerriglia e lo scontro con le Istituzioni e la stessa società civile. Felice Romano ringrazia “quanti ogni giorno si sacrificano per il bene comune, l’ordine e la sicurezza pubblica e per la lotta contro ogni forma di criminalità, attività queste essenziali ed importanti per garantire la democrazia e lo sviluppo del Paese, lancia un appello accorato alla politica e al Governo affinché questi fenomeni non siano sottovalutati e si costituiscano immediatamente le basi per respingerla. Il clima di incertezza economica e sociale, derivante dalla grave crisi economica e valoriale che sta attraversando l’intera Comunità europea e il nostro Paese, continua Romano, sono l’humus ideale nel quale la devianza, il terrorismo e l’integralismo di pochi ostinati soggetti eversivi possono trovare connivenza e, persino condivisione. Le parole del Prefetto Manganelli, dette nell’audizione alla Commissione Affari Costituzionali, sono la riprova che il momento è delicato e difficile e che, pertanto, nessuno può permettersi tentennamenti o, peggio ancora, di stare alla finestra sperando che oltre gli orpelli possa scaturire qualcosa di buono. Ecco perché è necessario che in primis la politica, in modo unanime e trasversale mettendo da parte per una volta le beghe partitiche, faccia sentire la propria ferma e incontrovertibile condanna su questi fenomeni criminali che, come successo negli anni di piombo, una volta riusciti nel salto di qualità attraverso la commissione di un assassinio, non avranno più freni inibitori e potrebbero far ripiombare il Paese nel terrore come negli anni settanta e ottanta. Ma il contrasto a questi fenomeni è possibile, e con risultati positivi, solo se è accompagnato da una volontà certa e da un’azione concreta del Governo che deve, immediatamente, ripristinare le risorse necessarie al comparto sicurezza, fortemente depauperato delle sue potenzialità per effetto dei tagli operati dai governi precedenti, dimostrando a questi delinquenti che il Paese, nel suo insieme, è compatto e deciso a non consentire infiltrazioni eversive di alcun genere perché la sicurezza, la democrazia e il diritto di ogni cittadino anche a manifestare il proprio dissenso, purché avvenga nel rispetto della legge, è un investimento e non un costo come sinora dimostrato”.
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Coisp
Il sindacato, tra i primi a sostenere la necessità di un reato specifico, si ritiene favorevole all’introduzione del reato di “omicidio stradale”.
Lo afferma chiaramente Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp: “Occorre accelerare l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di ‘omicidio stradale’. Rispetto ad un tema, quello della sicurezza stradale, su cui si gioca le difesa della vita di tanti nostri ragazzi, non sono ammissibili tentennamenti o incertezze, ma serve la massima determinazione. Occorre impedire in ogni modo che gente ubriaca o sotto l’effetto di droghe si metta al volante, e il rischio di essere condannati per un omicidio grave quanto quello volontario mi sembra un buon deterrente. Bisogna distinguere la responsabilità di chi ha una condotta colposa da chi, ubriacandosi o drogandosi, sa bene che mettendosi alla guida mette a rischio la vita di qualcuno. Un eventuale omicidio deve essere considerato volontario, perché è evidente il dolo, seppure eventuale. Guidare ubriachi o drogati è come prendere una pistola carica e sparare ad altezza d’uomo in una piazza. Per questo, da Operatori della sicurezza, siamo stati tra i primi a sostenere la necessità di introdurre nell’ordinamento un reato specifico, quello di omicidio stradale, per il quale non possono essere consentiti abbassamenti di pena, e che soprattutto deve prevedere la possibilità dell’arresto in flagranza differita, come avviene per un altro fenomeno di particolare allarme sociale come la violenza negli stadi. Non dimentichiamo - conclude Maccari - che ogni settimana tantissimi giovani perdono la vita sulle strade o restano gravemente feriti, mutilati, paralizzati, a causa di qualche incosciente: un dramma che segna le nostre comunità e lascia nel dolore tantissime famiglie”.
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Uil-Pa-Penitenziari
Eugenio Sarno, Segretario Generale Uil Penitenziari, esprime le sue condoglianze per il suicidio di un collega, in servizio al carcere di Roma Rebibbia.
“Il tragico evento si è a Formia, dove il collega si è sparato un colpo con la pistola di ordinanza nell’abitacolo della propria autovettura. È davvero difficile esprimere considerazioni a caldo sull’ennesima tragedia che colpisce il Corpo di Polizia Penitenziaria.
In questo momento intendiamo stringerci attorno ai familiari, agli amici ed ai colleghi di Achille e partecipare loro i sensi del nostro più vivo cordoglio.
Ancora una volta, comunque, nell’auspicio che non si strumentalizzino le nostre parole, non possiamo non chiedere ed offrire attenzione ad un fenomeno, quello dei suicidi di agenti penitenziari, che assume aspetti davvero preoccupanti. Perché gli 85 suicidi di baschi blu nell’ultimo decennio sono un dato preoccupante, che dovrebbe imporre per prima alla stessa Amministrazione Penitenziaria il dovere di investigare e approfondire.
Abbiamo avuto notizie di gruppi di lavoro costituiti al Dap per esaminare la questione, ma pare mai convocati.
Noi continuiamo a pensare che oltre a definire ipotetici centri di ascolto occorra definire un vero piano di sostegno psicologico. Le infamanti ed indecorose condizioni di lavoro, coniugate al rapporto quotidiano con il dolore, la sofferenza e l’inciviltà non possono non influire negativamente sul personale di polizia penitenziaria, ampliando i rischi di chi è quotidianamente sulla border line della tensione e dell’ansia.
È dunque necessario - conclude Sarno – che l’Amministrazione Penitenziaria mostri interesse e vicinanza al personale preminentemente impiegato nelle frontiere penitenziaria, giacché è un dato di fatto che i suicidi in polizia penitenziaria riguardano prevalentemente, se non esclusivamente, personale che lavora all’interno degli istituti penitenziari. Questo può essere un punto di partenza per una approfondita investigazione. È inutile dire che questo ennesimo lutto ci addolora, ci rattrista e ci colpisce. Tutto questo ci obbliga ancor più a stimolare e sollecitare chi ha le competenze politiche ed amministrative a fare qualcosa. Presto e bene.
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Carceri: stop alla camera per la legge sull'inserimento lavorativo dei reclusi
«Il lavoro è un tassello fondamentale del percorso di recupero sociale del detenuto. Lo stop imposto alla legge che avrebbe favorito l’inserimento lavorativo dei reclusi è l’ennesimo sfregio alla norma costituzionale che concepisce la pena carceraria in funzione del pieno reinserimento sociale del condannato». Lo dichiara il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni, commentando la notizia dello stop, da parte della Commissione Bilancio della Camera, alla legge che, modificando e rifinanziando la cosiddetta “Legge Smuraglia”, avrebbe favorito l’insediamento lavorativo dei detenuti.
La Commissione ha espresso parere negativo al testo per mancanza di copertura finanziaria ammontante ad oltre sei milioni di euro. Il testo dovrà, ora, tornare in commissione Giustizia.
«L’emergenza carceri - ha aggiunto Marroni - oltre ad essere un dato puramente contabile è anche un problema culturale, che non si risolve con amnistia, indulto o altre misure straordinarie. Occorre fare in modo che chi esce dal carcere non vi ritorni perché è tornato a delinquere per mancanza di opportunità e di alternative. Il lavoro, oltre che un’opportunità occupazionale ed un sostegno economico, è soprattutto un’educazione alla legalità. Per questo, nel giudicare in maniera preoccupante lo stop imposto alla Camera a queste norme, rivolgo un appello a tutti i parlamentari affinché si possa arrivare celermente all’approvazione di una legge fondamentale per la gestione del sistema carcerario italiano».
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