Roma - dal 30 marzo al 27 maggio il Museo di Roma
in Trastevere ospita 100 storici scatti del celebre
fotografo Leonard Freed
Leonard Freed è nato nel 1929 a Brooklyn, in una famiglia ebrea di origine russa e di estrazione operaia. Sposato con Brigitte Klück, conosciuta nel 1956 a Roma, ha avuto una figlia, Elke Susannah. Dopo centinaia di viaggi e migliaia di foto, Freed è morto il 29 novembre 2006 nell'Upstate New york.
Rappresentare la realtà, così come la si vede, e non mentire a chi, osservando una fotografia, deve poter credere in essa ed in ciò che rappresenta. Questo è stato uno dei comandamenti di L. Freed, artista sensibile, amante delle persone comuni, delle loro attività quotidiane, della semplicità e della lealtà dei gesti spontanei.
Freed con la sua macchina fotografica ha immortalato attimi di vita reale, vissuta, rendendoli immediatamente comprensibili osservando l’immagine ritratta. Tant’è che, come lui stesso ha dichiarato, non ha mai amato apporre una didascalia ad una foto, deve essere comprensibile in se stessa, senza l’ausilio della parola scritta.
Attraverso i suoi scatti, si entra immediatamente in empatia coi soggetti ritratti che ci comunicano, tramite le gestualità del corpo e le espressioni dei volti, tutto ciò che è necessario sapere per comprenderne gli stati d’animo e le emozioni più profonde: istanti cristallizzati nel tempo che ci trasmettono il senso di intere esistenze.
Per cogliere la realtà con l’obiettivo fotografico e rendere al pubblico una fotografia naturale e neutrale, F. ha predliletto il bianco e nero e negli ultimi anni, sempre più caratterizzati dall’uso diffuso del foto-editing, non ha mai considerato la possibilità del computer per modificare le sue foto.
Amava definirsi un artista e non un semplice fotoreporter, e lo è certamente stato per la sua innata capacità di raccontare l’Uomo: “Devi immedesimarti nella psicologia di chi stai per fotografare, pensare ciò che lui pensa, essere sempre molto amichevole e neutrale”. E’ per questo che considerava le sue immagini fotografie “emotive” e non “informative” e, infatti, le sue foto non hanno mai “rincorso” le notizie per se stesse, ma scrutato la dimensione più intima della natura umana.
I cento scatti esposti in mostra, sapientemente selezionati, ci proiettano in questo modo di intendere la fotografia, tipico di Leonard Freed, e lo fanno con i sapori e con i sentimenti a noi più cari, quelli dell’Italia. Le immagini in esposizione rappresentano un’interessante scelta tra i tanti scatti che immortalano il nostro Paese e soprattutto gli italiani.
l’Italia ha affascinato Freed per tutta la sua esistenza perchè: “ qui il passato è sempre presente non solo nei luoghi ma nella vita quotidiana della gente”.
Cento fotografie in bianco e nero quindi, che spaziano dagli italiani di Little Italy a New York, all’Italia degli anni Cinquanta, fino agli scatti presi nei viaggi più recenti degli anni Duemila: tra Roma, Firenze, Napoli, Milano e Palermo.
L’amore per l’Italia nacque per Freed durante un soggiorno in Europa nel 1952 (dopo questo iniziale seguiranno ben altri 45 viaggi), durante il quale scoprì anche la sua propensione per la macchina fotografica, prima di allora studiava come pittore. Innamoratosi della gente innanzitutto e delle bellezze storiche, artistiche e naturali che aveva incontrato nel suo viaggio, tornò negli Stati Uniti con in mente chiaro il suo futuro: quello di fotografo professionista.
Anche dimorando a New York, scelse i suoi primi soggetti a Little Italy, dove la vita e le tradizioni degli italoamericani catturarono il suo sguardo per sempre. Iniziò così una grande carriera da fotogiornalista per numerose testate internazionali, come Der Spiegel, Libération, Life, Paris-Match, The Sunday Times.
Forse ispirato dalla capacità degli italo-americani di custodire ed amare i propri costumi ed usanze, pur lontani dalla madrepatria, F. si mise sulle tracce delle sue origini: iniziò a studiare con il suo obiettivo le proprie radici ebraiche, prima a New York e poi Olanda, Germania, Israele. Molti anni dopo, nel 1984, le immagini sarebbero state raccolte nel libro La Danse des Fideles.
Nel 1963 rientrò negli Stati Uniti ed affrontò il tema della discriminazione razziale, che lo coinvolse profondamente, seguendo anche la marcia su Washington. Documentò inoltre la vita quotidiana degli afroamericani nel quartiere nero della sua Brooklyn. Dai lavori effettuati durante il movimento per i diritti civili, nacque nel 1965 il libro Black In White America.
All’inizio degli anni ’70 lavorò su quello che lui stesso definì “uno studio sociologico sulla polizia”. Il risultato fu un reportage approfondito sulla polizia di New York che venne pubblicato su numerose importanti testate in tutto il mondo.
Nel 1973 seguì la Guerra del Kippur.
Negli ultimi anni della sua vita, Freed è ritornato più volte in Italia, e ha scattato centinaia di nuove foto e progettato molti lavori, alcuni dei quali sono rimasti incompiuti.
Leonard Freed ha amato l’Italia, e l’Italia ricambia l’amore con diverse iniziative come questa mostra a Roma che sta raccogliendo, come era già stato per Milano, un vasto consenso di pubblico.
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Info: Dal 30 marzo al 27 maggio 2012, Museo di Roma in Trastevere, Piazza S. Egidio 1B, Roma
Martedì-domenica 10.00-20.00, chiuso il lunedì
La Biglietteria chiude un’ora prima
Biglietti € 6,50 intero, € 5,50 ridotto; gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente
Supporto organizzativo e servizi museali
Zètema Progetto Cultura Srl
Foto: Ufficio Stampa Zètema, Leonard Freed
Firenze, 1958 - © Leonard Freed - Magnum (Brigitte Freed)
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