I capolavori del maestro di Cento in una mostra
a Palazzo Barberini negli spazi ristrutturati
dopo 30 anni di occupazione “militare”. Più di 1000 metri quadrati
a gloria dell’erede di Caracci e come omaggio a sir Denis Mahon
Una mostra dedicata al genio di Francesco Barbieri, detto il Guercino, uno dei maggiori protagonisti del Seicento italiano, nato e vissuto nella città di Cento e attivo a Roma tra il 1621 e il 1623, ha inaugurato i nuovi spazi espositivi dedicati alle mostre temporanee situati al piano terra di Palazzo Barberini e rimarrà aperta fino al 29 aprile. I nuovi ambienti si sviluppano in un’area di più di 1000 mq. e costituiscono la seconda grande sede espositiva del Polo Museale Romano dopo quello di Palazzo Venezia. L’esposizione, curata da Rossella Vodret e da Fausto Gozzi, direttore della Pinacoteca Civica di Cento, rappresenta insieme un significativo tributo al Guercino e un omaggio a Sir Denis Mahon, da poco scomparso, che al pittore di Cento ha dedicato gran parte dei suoi studi nel corso della sua vita centenaria. L’esposizione, composta da opere conservate nei musei e nelle collezioni di Roma e di Cento, consente di ammirare uno ampio corpus di dipinti, offrendo la possibilità di gettare uno sguardo d’insieme sull’opera del maestro emiliano: trentasei capolavori che coprono tutto l’arco cronologico del suo lungo percorso artistico facendone emergere tutto il suo talento.
Il percorso espositivo mette in luce l’evoluzione pittorica dell’artista, partendo dai primi dipinti fino alla produzione più squisitamente legata allo stile e alle idee derivate da Ludovico Carracci. Lo stesso Carracci riconobbe in lui un talento innato che vide nel giovane artista di Cento una sorta di continuazione della sua arte, in cui rivive l’intensità nell’azzurro dei cieli che gli è familiare e che vede rinnovarsi nelle opere del Guercino con un vigore del tutto nuovo. Dopo l’intenso avvio in Patria, tra il 1621 al 1623 il pittore venne chiamato a Roma dal Papa bolognese Gregorio XV Ludovisi, il quale insieme al nipote, il cardinale Ludovico, divenne il suo principale mecenate. La decorazione del Casino Ludovisi, edificio con giardino nella zona del Pincio, è probabilmente la prima opera in ordine di tempo eseguita da Guercino a Roma; qui il pittore raffigurò nella volta della sala principale al pian terreno l’Aurora, definita la più sorprendente tra le numerose versioni del soggetto dipinte nella pittura italiana e, nella sala corrispondente al piano nobile, la Fama, l’Onore e la Virtù. Capolavoro assoluto degli anni romani è rappresentato dalla monumentale, enorme pala raffigurante Santa Petronilla sepolta e accolta in cielo oggi alla Pinacoteca Capitolina, di cui in mostra si espone il “ricordo” di piccolo formato. Già Mahon sottolineava l’importanza dell’opera che costituisce uno spartiacque tra la produzione giovanile del Guercino e quella matura, un cambiamento di stile dovuto di certo all’importanza della commissione, la prima di una serie per la Basilica di San Pietro, che deve aver portato l’artista a un ripensamento del proprio stile in chiave più classica. L’improvvisa morte del papa nel 1623 e la consapevolezza di aver perso il suo principale mecenate e protettore, furono alla base del ritorno di Guercino a Cento. Un riflesso del profondo cambiamento in senso classico e monumentale intervenuto nelle opere successive al soggiorno romano è percepibile nel San Luca e nel San Matteo, (Galleria Nazionale d’Arte Antica) provenienti dalla collezione Barberini, parte di una serie di dipinti raffiguranti i quattro Evangelisti. Gli anni della maturità del Guercino sono caratterizzati da una rinnovata attenzione ai modi classicisti, in particolare nella gamma cromatica, che diviene tenue e delicata, nella raffinata eleganza formale e nella progressiva semplificazione che lo porterà verso una maggiore chiarezza compositiva. Espressione di questa tendenza sono la Cleopatra davanti a Ottaviano Augusto della Pinacoteca Capitolina o lo splendido Saul contro David di Palazzo Barberini.
|