L’analisi dei punti della prossima riforma
del sistema giudiziario. Su tutti il decreto
“svuota carceri”. Ma anche i tempi del processo
e della prescrizione, la corruzione e la legalità
Nove milioni di procedimenti pendenti (5,5 milioni per il civile e 3,4 milioni per il penale), 4.768 contenziosi civili ogni 100.000 abitanti, 2,8 milioni di nuove cause in ingresso in primo grado ogni anno. Questi i numeri della giustizia italiana. Inevitabile, visti i dati, anche la dilatazione dei tempi di smaltimento delle cause: 7 anni e tre mesi nel civile, 4 anni e nove mesi nel penale.
In questa intervista, l’avvocato Marazzita affronta i temi di attualità più urgenti in materia di riforma della giustizia: l’emergenza carceraria e la necessità di accelerare i tempi processuali, ponendo, tra l’altro, un argine alla prescrizione.
Sedici anni di governo Berlusconi, gli attacchi ai magistrati, le leggi ad personam. Secondo lei l’assalto alla giustizia con questo governo è stato scongiurato del tutto?
Non mi pare che questo governo faccia la lotta ai magistrati. Paola Severino è una persona molto competente, mi sembra che abbia individuato subito quali sono le vere emergenze in tema di giustizia. Il primo, in ordine, sono le carceri. A suicidarsi non sono solo tanti detenuti, ma anche le guardie carcerarie: questo denota un’atmosfera davvero invivibile. I nostri detenuti sono costretti a vivere ammassati in pochi metri quadri. L’Unione Europea ci ha accusato più volte di venire meno ai principi di dignità dell’uomo (dal 1959 al 2010, il nostro Paese è stato condannato dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo ben 2.121 volte e, all’interno dei paesi dell’Unione Europea, il nostro detiene il primato per le condanne relative alla condizione dei detenuti, ndr). L’alto tasso di suicidi mi sembra un dato del fallimento totale dell’attuale sistema carcerario, che necessita un intervento violento, chirurgico. Poi c’è il problema del processo, che va assolutamente velocizzato. Nel pacchetto presentato dalla Severino alla Camera c’è una proposta che a me sembra molto valida: estendere l’assoluzione per l’irrilevanza del fatto, ora prevista solo nel codice minorile, anche ai cittadini ordinari. Spesso si recrimina alla giustizia il paradosso di attribuire pene minime per reati gravi e, viceversa, condanne severe per fatti molto meno rilevanti. Se qualcuno ruba una mela, ad esempio, il furto non desta allarme sociale. Il problema è che, in Italia, il reato di furto è congeniato in modo tale per cui risulta esserci sempre un’aggravante. L’unico modo per eliminare questa impasse è prevedere l’eventualità che il fatto sia irrilevante e che non costituisca allarme sociale. Poi, chiaramente, starà al giudice stabilire la gravità o la lievità del fatto.
Il problema reale, in Italia, è che un intervento concreto nell’ambito della giustizia dovrebbe passare attraverso qualche riforma costituzionale. Le riforme fondamentali, a mio avviso, sono tre: abolire la obbligatorietà della azione penale, che dovrebbe essere discrezionale, come in tutti i Paesi europei; la separazione delle carriere, in cui il pubblico ministero diventa l’avvocato dello Stato, con la conseguente abolizione del consiglio della magistratura per i pubblici ministeri; la responsabilità civile.
La nostra, se non la migliore, è una delle migliori costituzioni europee, ma comincia ad avere bisogno di un aggiornamento. E’ stata fatta dai nostri padri costituenti, ma oggi cominciano ad essere dei “nonni” costituenti. Il governo in questo senso non può intervenire, perché un’attività di questo tipo comporterebbe tempi molto lunghi. Però può sicuramente raddrizzare, migliorare il funzionamento dei processi.
Oltre a quelle appena citate, ci sono altre emergenze in tema di giustizia?
Uno dei problemi emersi in maniera plateale è quello della prescrizione: questa deve essere rapportata alla gravità dei reati. Come addetto ai lavori, uno dei sistemi che posso proporre è far decorrere i termini di prescrizione solo dopo il rinvio a giudizio.
Il problema fondamentale, a mio avviso, rimane sempre quello di velocizzare i processi: la modifica semplicissima della forma di assoluzione proposta dalla Severino può essere molto utile in tal senso. Inoltre, bisogna annullare la divaricazione tra economia e giustizia. Le due cose, infatti, sono strettamente collegate: se si aboliscono tribunali inutili si aiuterà l’economia, se il processo civile funziona le imprese verranno a fare contratti in Italia.
In linea di massima condivido il pacchetto della Severino. Sono favorevole anche alla liberalizzazione della professione dell’avvocato e per questo sono stato molto attaccato. Mi hanno detto che io non ho nulla da perdere contro un giovane che si apre uno studio vicino e dà i pareri a 50 euro. E’ una forma di concorrenza, è vero, ma non capisco perché un ragazzo che non ha il padre o il nonno avvocato non possa avviare la sua attività come meglio crede. In questo momento deve prevalere il movimento e la concorrenza è movimento: certo, bisogna che ci siano delle regole che evitino discrasie e abusi.
Come valuta gli interventi previsti per fronteggiare l’emergenza carceraria? Sono necessarie altre misure oltre a quelle contenute nel pacchetto?
La mia valutazione è assolutamente positiva. Si abolisce la carcerazione per quei reati che non costituiscono allarme sociale, in un Paese in cui tanta gente è in carcere per motivi non gravi. Secondo me si dovrebbero evitare i tre gradi di giudizio, ma è un problema che non può affrontare questo governo, perché troppo lungo e articolato. Il primo grado, infatti, quello che dovrebbe essere il processo base, non è equo: abbiamo una magistratura unica, il pubblico ministero è un giudice, il giudicante è in genere un vicino di stanza con il quale il pubblico ministero parla, spesso ai danni della difesa. La separazione delle carriere è un passo fondamentale per poter arrivare ad un processo equo. Se si arrivasse ad un processo paritario, si abolirebbe il secondo grado, un passaggio inutile, poiché equivale ad una rilettura delle carte. Snellire e rendere più equilibrato il processo avrebbe sicuramente un effetto positivo sul sistema carcerario: le carceri si svuoterebbero e rimarrebbero solamente le persone socialmente pericolose.
Da poco è passata alla Camera la legge sulla responsabilità civile dei giudici. Lei che ne pensa?
I detrattori del provvedimento sostengono che potrebbe compromettere l’indipendenza e l’imparzialità del giudizio. Io credo che questo sia un alibi. Se un medico danneggia o uccide un paziente, se un avvocato fa condannare un cittadino per incapacità o sciatteria, entrambi devono pagare. Un magistrato può distruggere, ed è capitato spesso, la vita di una persona, ma non ne paga le conseguenze. Anche un avvocato potrebbe ritenere compressa la sua capacità di giudizio a causa della paura di pagare: se sbaglio l’impostazione di una difesa, il cliente mi chiederà i danni. Ma esistono delle polizze apposite, quindi nessuno vive con il terrore di sbagliare. La verità è che ci vuole maggiore tutela e protezione, ma bisogna limitare la responsabilità ai casi più palesi di violazione di legge.
Si è celebrato da poco l’anniversario di Mani Pulite. E’ cambiato qualcosa in questi vent’anni?
Mani Pulite è stata inevitabile. La misura era colma e il processo a tutta una classe corrotta di politici e imprenditori è stato necessario. La valutazione su quella stagione di indagini, poi, sarà più storica che giudiziaria: la magistratura ha approfittato del potere che ha avuto per prevalere sulla classe politica - una classe politica di corrotti, beninteso - o ha fatto solamente un’operazione corretta ed equilibrata? Questo solo la storia potrà dirlo. Craxi è stato sicuramente l’inventore di quel sistema di corruttele, ma è possibile che ce ne siano stati altri con le stesse responsabilità. L’unica cosa certa è che da quel momento in poi la corruzione non è diminuita, semmai ha cambiato i suoi connotati. Una volta si rubava per il partito, ora si ruba per se stessi. Uno Scajola che, a sua insaputa, si ritrova una casa davanti al Colosseo o un deputato che sottrae 13 milioni di euro dalle casse di un partito per scopi personali, sono la manifestazione di una corruzione più specifica e sfacciata. Fa sorridere Rutelli, arrabbiatissimo con Lusi, che dice di essere stato raggirato. Eppure, quando Craxi si dichiarò estraneo alla vicenda delle tangenti prese da Mario Chiesa, tutti – Rutelli compreso - osservarono che l’allora segretario del Psi non poteva non sapere. Ora lo stesso non vale per l’ex capo della Margherita ?
Del resto non dobbiamo stupirci di questo sistema: il governo Berlusconi ha abbassato le pene e la prescrizione sui reati di corruzione arriva subito. La Severino ha annunciato che un altro dei principali interventi previsti sarà proprio in materia di corruzione. A mio avviso, le pene dovrebbero essere equiparate a quelle di tutta la comunità europea: la durata delle nostre sanzioni equivale più o meno alla metà di quelle europee. Il problema della prescrizione, inoltre, si pone in relazione alla gravità che il giudice gli attribuisce.
Fondamentale, dunque, è adeguare le pene. Bisogna abolire la legge Cirielli, che ha aumentato in modo dissennato i tempi di prescrizione, innalzandoli per gli incensurati ed abbassandoli per i pregiudicati. Mi sembra paradossale, visto che, di solito, sono i colletti bianchi a corrompere, non i delinquenti che vivono di rapine.
Il governo tecnico può essere un’opportunità per la giustizia?
Qualcosa probabilmente cambierà nel pianeta giustizia con gli interventi di cui abbiamo parlato. A mio avviso sarebbe utile ampliare il sistema di arresti domiciliari con l’utilizzo del braccialetto elettronico. Tutti dicono che sia costosissimo, ma non capisco perché lo stesso non valga per la Francia, l’Inghilterra, la Germania e l’America. Potenzierei pene diverse da quelle che ci sono attualmente. I servizi sociali, ad esempio. In Italia consistono solamente in un controllo sporadico del condannato: una telefonata per sapere dove si trova e cosa stia facendo in quel momento. Il servizio sociale, invece, dovrebbe essere reale. Ci sono cose che hanno un alto valore simbolico: vedere un’attrice condannata a ripulire un’area degradata, come è capitato più volte negli Stati Uniti, è sicuramente di grande impatto. Lo stesso discorso vale per l’evasione fiscale: tutti si sono lamentati del blitz a Cortina, ma a me è parso un messaggio preciso ed efficace per un’invasione di tendenza nel considerare l’evasore un furbo da ammirare e non una persona che sottrae soldi allo stato e che danneggia la comunità. Il risultato quale è stato? Tutti hanno iniziato a fare lo scontrino. E’ giusto che chi viene scoperto a non pagare le tasse sia inserito in una lista e che venga controllato.
Per concludere, penso che questo governo stia facendo degli interventi efficaci. Il segnale più positivo, però, mi arriva dalla gente. Ho l’impressione che gli italiani hanno finalmente preso coscienza delle loro difficoltà. Hanno smesso di cedere alle lusinghe di questi ultimi vent’anni, hanno realizzato di aver avuto una classe politica incapace che ha rovinato il Paese e che, ora, ognuno di loro si deve rimboccare le maniche. Questa mi sembra la novità interessante: la riscoperta della partecipazione singola.
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