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Marzo/2012 - Interviste
Scenari criminali
Le mafie hanno più soldi delle banche italiane
di a cura di Paolo Pozzesi

Lorenzo Baldo, vicedirettore di ANTIMAFIA Duemila, traccia
un quadro esplicativo di come si comporteranno
Mafia, ‘Ndrangheta e Camorra in questo periodo
di crisi: immetteranno nel sistema economico
tanti danari, perché dispongono di immensi
capitali finanziari. Il loro utile infatti si calcola
sia oltre 100 miliardi di euro all’anno Una cifra pari al 7%
del Prodotto Interno Lordo del nostro Paese



Possiamo dire che nel nostro Paese le mafie, intese come organizzazioni criminali dotate di un forte impatto socio-economico, sono sempre più radicate e in continua espansione?
Certamente. Nel nostro Paese convivono organizzazioni criminali capaci di radicarsi nel tessuto socio-economico con una forza pervasiva che non ha eguali. Questa presenza, assolutamente in continua espansione, è favorita da un ambiente politico-imprenditoriale troppo spesso “contaminato” dalla stessa criminalità se non addirittura ben rappresentato attraverso mafiosi che vestono i panni di esponenti politici o di uomini di affari.

Delle mafie da qualche tempo si parla solo in occasione dell’arresto di latitanti più o meno “eccellenti”. Si tratta di indubbi successi della magistratura e delle forze dell’ordine. Ma perché non sono sufficienti a eliminare il fenomeno mafioso? Forse permangono complicità e connivenze ai livelli politici, imprenditoriali, finanziari e una “cupola” che rimane intoccabile?
E’ un dato di fatto che il precedente governo ha sfruttato ogni arresto eccellente per auto-celebrarsi immeritatamente a fronte di quei risultati investigativi. In realtà il governo passato non perdeva occasione per attaccare pesantemente la magistratura e per tagliare i fondi alle forze dell’ordine. Al di là delle catture dei più importanti latitanti per le quali dobbiamo ringraziare il coraggio e l’abnegazione degli esponenti delle forze dell’ordine e il lavoro di coordinamento della magistratura, resta però difficile eliminare il fenomeno mafioso. Qui si tratta di sradicare una “cultura” mafiosa che ammorba l’aria del nostro Paese. E soprattutto si tratta di tranciare le complicità e le connivenze a livello politico-imprenditoriale-finanziario collegate ai Servizi (che tanto “deviati” non sono) che continuano a proteggere i grandi latitanti come Matteo Messina Denaro.

Qual è attualmente la graduatoria del potere delle tre mafie, Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra?
Secondo la relazione annuale dello scorso anno della Direzione Nazionale Antimafia la ‘Ndrangheta è la più potente delle mafie in quanto globalizzata ed estremamente potente sul piano economico e militare al punto di poter essere definita “presenza istituzionale strutturale nella società calabrese”, così come “interlocutore indefettibile di ogni potere politico ed amministrativo”. Nel documento della Dna si legge poi che la forza di Cosa Nostra sta indubitabilmente nei suoi capi la cui cattura le causa un danno rilevantissimo. La mafia però è in grado di sopravvivere comunque proprio a causa della sua struttura. Quella che lo stesso Falcone definiva “l’organizzazione criminale più potente al mondo” resta quindi un modello ineguagliabile dalle altre mafie. Cosa Nostra conserva intatta tutta la sua potenzialità criminale, il suo potere ricattatorio e soprattutto la sua capacità di convivere con uno Stato Bifronte. Seguendo l’analisi della Dna leggiamo che la Camorra ha per sua natura una sorta di rivalità interna che porta a continue scissioni che indeboliscono le tradizionali leadership. Resta però un fenomeno alquanto pericoloso per le manifestazioni di atti di estrema violenza di cui è capace che molto spesso coinvolgono inermi cittadini del tutto estranei all’organizzazione. Basti pensare alla morte della giovane Annalisa Durante, così come le tante altre vittime innocenti cadute sotto il fuoco incrociato di bande rivali.

In quali modi è prevedibile che le mafie agiranno nella situazione creata dall’attuale crisi economica?
Immettendo nel sistema economico soldi liquidi. Tanti. La cosiddetta “Mafia Spa” dispone di immensi capitali finanziari. Orientativamente si calcola un utile di oltre 100 miliardi di euro all’anno. Una cifra pari al 7% del Pil italiano. Si tratta di una liquidità che in questo momento di forte crisi economica supera quindi quella degli istituti di credito. A rafforzare il potere dell’“azienda Mafia” si aggiunge poi un sistema bancario all’interno del quale spesso si muovono logiche assolutamente delinquenziali. Quelle stesse logiche che spesso obbligano i cittadini bisognosi di prestiti a rivolgersi ad usurai legati ad ambienti criminali, con tutte le conseguenze che questo comporta. Per fare un esempio localizzato in Sicilia lo stesso procuratore di Palermo, Francesco Messineo, ha ribadito di ritenere fondato il sospetto che tutto il sistema economico siciliano, con particolare riguardo al settore degli appalti pubblici, sia stabilmente sotto il controllo della mafia. Tutti questi sono dati incontrovertibili che vedono le mafie sopravvivere all’attuale crisi economica.

Quali sono i principali, e più proficui, traffici illegali delle mafie, e quali i settori dell’economia maggiormente influenzati?
Secondo il rapporto Sos Impresa al primo posto degli interessi mafiosi compare l’edilizia in tutte le sue fasi. Le mafie sono particolarmente interessate alle attività commerciali e turistiche con particolare riguardo al franchising e alla media e grande distribuzione. Per quanto riguarda quest’ultima l’interesse delle mafie è particolarmente forte nei confronti dei centri commerciali che sono funzionali al riciclaggio di denaro sporco. Il traffico di stupefacenti resta indubbiamente tra i più proficui affari delle mafie, così come il controllo degli appalti pubblici (che in certi casi avviene nella fase embrionale) e lo smaltimento dei rifiuti. Così come i mercati ortofrutticoli che da sempre hanno rappresentato un luogo naturale per gli affari delle mafie. Per non parlare del gioco d’azzardo sul quale puntano diversi clan. Il racket delle estorsioni resta sempre un business molto forte delle organizzazioni criminali che, oltre a fatturare ingenti somme di denaro, sortiscono l’effetto di “controllo” del territorio. Parallelamente il fenomeno dell’usura legato alle cosche criminali muove un giro di affari attorno ai 20 miliardi di euro.

Come si può definire il potere dei sistemi mafiosi? Quali sono gli strumenti che lo rendono temibile ed efficace?
Indubbiamente il denaro, l’uso della violenza, il potere intimidatorio e ricattatorio rappresentano i principali strumenti operativi delle mafie. Con il termine di “sistemi criminali” possiamo definire propriamente quegli ibridi connubi tra la criminalità organizzata e gli apparati istituzionali, imprenditoriali e politici che con il loro sostegno rendono le mafie invincibili.

L’Italia è l’unico Paese europeo a subire la presenza oppressiva delle mafie. In quale misura questo influisce negativamente sulla sua immagine e sviluppo?
A livello di immagine direi in toto. Basta vedere come parlano di noi all’estero. Molto spesso i media stranieri si stupiscono della “tolleranza” del popolo italiano nei confronti della mafia e di una classe politica collusa. Io aggiungo che al di là della “tolleranza” c’è anche tanta complicità. Troppo spesso abbiamo dato il cattivo esempio di mancanza di memoria e di dignità. Non siamo stati capaci di ribellarci in maniera compatta ai soprusi ai quali abbiamo assistito. Uno su tutti il tentativo sistematico di smantellamento della Costituzione da parte di una classe politica legata a doppio filo alle mafie. Per quanto riguarda lo sviluppo lo stesso presidente della Commissione antimafia ha ricordato recentemente che le mafie divorano alle 4 regioni del Sud il 20% del loro Pil.

Dobbiamo tacitamente rassegnarci a “convivere con la mafia”? Quali misure si dovrebbero mettere in atto per eliminare questo fenomeno?
Non possiamo e non dobbiamo in alcun modo rassegnarci a convivere con la mafia. Abbiamo un debito morale nei confronti di tutti i martiri della mafia. Piuttosto dobbiamo lavorare fortemente per fare rete e gettare le basi per una società libera da questa presenza. Tante sono le misure necessarie per eliminare questo fenomeno. Partiamo dall’istruzione e dalla cultura. Bisognerebbe iniziare dai bambini delle scuole elementari fino alle superiori attraverso un programma di educazione alla legalità fatto di testimonianze di chi ha combattuto e combatte la mafia. Che in parte già viene fatto da organizzazioni come Libera, ma che non è sostenuto e potenziato come si dovrebbe dallo Stato. Poi andrebbe completamente risanata la politica cacciando letteralmente quegli esponenti che hanno stretto patti con le mafie, per non parlare dell’informazione “controllata” o serva del potente di turno. Solamente con una informazione libera, capace di additare il potere in tutte le sue malefatte, si potrà avere un’opinione pubblica attenta e vigile che potrà impedire alla mafia di continuare a convivere con le istituzioni. La nostra storia è costellata di “stragi di Stato” eppure non siamo nemmeno in grado di pretendere, tutti, una verità completa sul biennio stragista ’92-’93 sostenendo quei pochi magistrati che, nonostante gli attacchi politici (spesso trasversali) continuano a cercarla quella verità. Fino a quando la società civile non si unirà pretendendo giustizia e verità, fino a quando non pretenderà una politica pulita capace di ricostruire dalle macerie che sono state lasciate le nuove generazioni non avranno un futuro.
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Che cosa è ANTIMAFIA Duemila
Antimafia Duemila è nata a Palermo il 25 marzo 2000 per volontà del suo fondatore Giorgio Bongiovanni. La redazione principale si trova a Sant'Elpidio a Mare, in provincia di Ferm, dove ha sede l'Associazione Culturale no profit Falcone e Borsellino che edita la rivista. Nella città di Palermo, dal mese di maggio 2011, è operativa una succursale della redazione.
Il 5 novembre 2005 il direttore ha ricevuto il Premio Rocco Chinnici, insignito della Medaglia d'argento del Presidente della Repubblica, per la categoria destinata a esponenti della società civile "che si sono distinti nella lotta alla criminalità, mafiosa e non, e nell'impegno per l'affermazione della legalità".
Il 25 settembre 2010 il giornale Antimafia Duemila ha ricevuto il premio Legalità e Giornalismo Giudici Saetta-Livantino con la seguente motivazione: "Per lo strategico ruolo svolto nel panorama dell'informazione nazionale a beneficio della lotta alla mafia per l'affermazione dei valori di Libertà, Legalità e Giustizia".

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