Sull’onda di telefilm come Csi tutti pensano subito
al Dna, ma nell’esame dei reperti, per risalire
al colpevole, o per delineare le dinamiche della vicenda
delittuosa, può essere utile (o più utile) procedere
ad altre indagini: merceologiche, dattiloscopiche, chimico-biologiche, balistiche
L’analisi del DNA deve essere intesa come uno strumento estremamente utile a fini investigativi, una metodologia che offre risultati di estremo rigore scientifico.
Essa, però, non è avulsa dalle altre analisi che possono essere effettuate da un laboratorio forense.
Nell’esame dei reperti, per risalire al colpevole, oppure, per meglio delineare le dinamiche della vicenda delittuosa, può essere utile (o più utile) procedere ad altre indagini: merceologiche, dattiloscopiche, chimico-biologiche, balistiche … .
Nei casi in cui sia stato richiesto di analizzare una busta da lettera per ricavare il profilo del DNA di colui che l’ha sigillata con la saliva, le tecniche di estrazione del DNA possono essere precedute dalla ricerca delle impronte digitali.
Il codice genetico non è in grado di distinguere tra due gemelli omozigoti, diversamente dalle impronte digitali.
L’esame di un mozzicone di sigaretta che presenta tracce di rossetto, diretto a individuare il DNA del fumatore, può essere preceduto da un’analisi merceologica finalizzata a determinare la marca del rossetto.
Una sigaretta può essere stata fumata da un assassino identificabile attraverso le tracce del DNA e l’uso di quel particolare tipo di cosmetico.
Nella ricostruzione dell’omicidio, il prelievo dei materiali organici presenti sull’ogiva, da comparare con il DNA del deceduto, non può prescindere dall’esame balistico.
Solo con quest’ultimo esame si può operare una corretta ricostruzione dello sparo di un’arma da fuoco.
Nell’indagine criminale i percorsi dell’investigatore non devono essere mai esclusivi.
Il sopralluogo tecnico è l’attività tecnico-investigativa, generalmente svolta da personale specializzato delle forze di polizia (Polizia Scientifica e Ra.c.i.s. dei Carabinieri), attraverso cui fissare, analizzare e ricostruire la scena del crimine .
Nel corso del sopralluogo gli investigatori individuano le fonti dirette di prova, rappresentano la loro posizione nella scena del crimine (assegnano ad ogni elemento un codice alfanumerico), ne determinano le caratteristiche (forma, colore, materia …), le fissano per mezzo di rilievi tecnici, così da permettere a coloro che non erano presenti sul luogo, di rappresentarsi la scena del crimine.
I rilievi tecnici mirano a una minuziosa descrizione del luogo del reato, generalmente avvalendosi di riprese fotografiche e/o con telecamera, misure planimetriche, che consentono di congelare lo stato dei luoghi e delle cose, lasciando inalterata, anche a distanza di tempo, la percezione dei risultati.
Sempre più spesso l’esatta e completa esecuzione del sopralluogo determina il successo o l’insuccesso di un’indagine.
E’indispensabile, pertanto, che la scena del delitto, debitamente delimitata e piantonata, sia conservata integra da qualunque forma di contaminazione, tenendo lontano tutti coloro che non sono coinvolti direttamente nel sopralluogo tecnico.
L’individuazione di alcune fonti di prova, tuttavia, può avvenire anche successivamente ai rilievi compiuti nell’immediatezza dei fatti: si pensi all’esame autoptico effettuato dai medici legali.
L’esame autoptico può consentire di rilevare elementi che erano sfuggiti all’osservazione sul luogo del delitto: ad esempio, tracce ematiche di modesta entità coperte dai vestiti; peli o residui di pelle sotto le unghie.
I materiali biologici che possono essere utilizzati per ricavare il profilo genetico del colpevole sono vari (sangue e macchie di sangue; sperma e macchie di sperma; tessuti; ossa, unghie, denti; capelli e peli; saliva e urina), così come i materiali sui quali possono essere rinvenuti (un mozzicone di sigaretta, un passamontagna, un pezzo di nastro adesivo tagliato con i denti, un francobollo umidificato con saliva, un rasoio da barba, un pettine, le lenzuola di un letto, un indumento …).
L’analisi genetica è stata effettuata, tra l’altro, sull’ogiva, che presentava tracce di sangue e tessuto; sul volante di un’autovettura, sul calcio di un’arma da fuoco, o sul manico di un martello, che presentavano tracce di desquamazione delle mani; sulla pelle della vittima che presentava tracce di saliva, dovute ai morsi dell’assalitore; sul pavimento che presentava campioni di urina; sulla tazzina da caffè che presentava residui cellulari della mucosa buccale.
La fase successiva a quella del sopralluogo è quella della repertazione, nel corso della quale gli investigatori raccolgono tutti gli oggetti che possono costituire fonte di prova e provvedono a custodirli, con i dovuti accorgimenti.
Tale attività di conservazione è finalizzata alla ricerca delle cose e delle tracce pertinenti al reato, nonché, alla conservazione di esse e dello stato dei luoghi.
Le tracce biologiche possono essere “lasciate” da un soggetto con due modalità, direttamente o indirettamente.
Nel primo caso il fluido biologico, trasferito sul corpo di un individuo, su un oggetto, o un indumento della scena del crimine, forma direttamente una macchia sulla superficie o sul substrato.
Nel secondo caso il fluido biologico viene trasferito sulla superficie o sul substrato attraverso l’intervento di un mezzo esterno, che può essere un individuo o un oggetto.
La traccia di liquido ematico della vittima, presente sugli abiti del colpevole, costituisce deposito primario; la traccia di liquido ematico prodotta con la suola delle scarpe dal colpevole, sulla via di fuga, costituisce deposito secondario.
Tale distinzione, seppur teorica, determina nel processo di formazione del libero convincimento del giudice, un livello di inferenza diversa: basti pensare alla possibilità che il colpevole ha di giustificare il deposito secondario (ad es. prodotto per aver calpestato un deposito ematico non visto).
Il prelievo delle tracce biologiche necessita di particolare destrezza, nella fase della raccolta, del confezionamento per il trasporto, della conservazione, in attesa delle richieste dell’autorità giudiziaria.
L’operatore preposto al prelievo deve aver cura di non inquinare e non diluire il materiale oggetto del prelievo.
Egli deve disporre di un equipaggiamento specifico per la repertazione delle tracce biologiche, presenti su oggetti, cadaveri, viventi.
L’equipaggiamento è costituito da:
• Telo monouso di carta di larghe dimensioni come appoggio;
• Guanti in lattice monouso;
• Copricalzari monouso;
• Una bottiglia di alcool per pulire gli strumenti;
• Stoffa o carta per la pulizia degli strumenti;
• Bisturi sterili con lame monouso;
• Pinzette metalliche di varie dimensioni;
• Un paio di forbici;
• Siringhe sterili per il prelievo di campioni liquidi;
• Provette sterili con anticoagulante EDTA;
• Provette di vetro sterili di varie dimensioni con tappo;
• Contenitori sterili di varie dimensioni;
• Buste di carta di varie dimensioni;
• Provette contenenti un frammento di tessuto di cotone bianco, il tutto sterilizzato;
• Bacchette sterili con cotone per il prelievo di saliva dal vivente.
Eventualmente, anche da:
• Un contenitore per fare asciugare i reperti;
• Un frigorifero portatile;
• Tutto il necessario per prelievi ematici da vivente (se l’operatore è abilitato).
La corretta repertazione richiede la precisa catalogazione di ogni singolo campione e la sua etichettatura.
In ogni caso, dopo la fase di repertazione, i reperti devono essere conservati in un frigorifero ad una temperatura di 4 gradi centigradi o in un freezer a - 20 gradi centigradi, a seconda del tempo necessario per la consegna al laboratorio.
a) Repertazione di sangue e macchie di sangue.
• Prelievo da vivente.
Il prelievo deve essere effettuato da un medico o da un infermiere specializzato.
Di norma si prelevano 5 ml in due tubi separati con EDTA come anticoagulante.
I campioni possono essere sottoposti direttamente all’estrazione del DNA, oppure possono essere conservati per un periodo limitato in frigorifero a 4 gradi centigradi.
• Prelievo da cadavere.
Il prelievo del sangue dal cadavere viene effettuato di norma dal miocardio, ove una porzione di sangue rimane liquida per un lungo periodo di tempo.
Il prelievo effettuato prima o durante l’autopsia, è seguito dalla deposizione dei campioni di sangue in una provetta con EDTA.
• Sangue liquido sulla scena del delitto.
Viene prelevato mediante una siringa sterile e trasferito in una provetta con anticoagulante.
Parallelamente viene fatta assorbire la sostanza su dei pezzetti di stoffa sterile, poi inseriti in una provetta.
I pezzetti di stoffa devono essere fatti asciugare prima di procedere alla conservazione, al fine di evitare la crescita di batteri e funghi, che impediscono le successive analisi.
• Sangue liquido diluito.
Bisogna evitare, ove possibile, ulteriori diluizioni del sangue.
Un risultato positivo nelle analisi del DNA dipende anche dalla concentrazione del campione.
Il campione viene prelevato mediante una siringa sterile e trasferito in una provetta con anticoagulante.
Parallelamente viene fatta assorbire la sostanza su dei pezzetti di stoffa sterile, poi inseriti in una provetta.
• Macchie di sangue umide.
L’umidità è un fattore estremamente dannoso per la buona conservazione dei reperti biologici, perché favorisce la crescita batterica e dei funghi, impedendo le successive analisi.
Si deve porre particolare attenzione per cercare di eliminare l’umidità delle macchie, avendo cura di lasciarle asciugare prima dell’asportazione.
Il tempo che occorre ad una macchia per essere completamente asciutta dipende da numerosi fattori: il tipo di macchia, le dimensioni, la temperatura, l’umidità dell’ambiente.
Mediamente sono richieste dalle tre alle sette ore.
Considerato che l’operatore non può attendere tutto questo tempo (anche in ragione dei pericoli di inquinamento cui i campioni stessi sarebbero sottoposti), è stato elaborato dall’Istituto di medicina legale di Berna un ingegnoso e semplice meccanismo di repertazione.
La repertazione viene eseguita per mezzo di una piccola stecca di legno con un batuffolo di cotone sterile sul quale viene assorbita la macchia.
Il tutto viene riposto in un piccolo astuccio di cartone, nel quale il cotone non aderisce alle pareti, che consente una asciugatura naturale, nel completo isolamento da eventuali inquinanti.
Evidentemente, buste o contenitori di plastica non sono idonei: la macchia assorbita deve essere fatta asciugare.
• Macchie di sangue secco.
Considerato che i rilievi tecnici sulla scena del delitto vengono eseguiti, quasi sempre, dopo un consistente lasso di tempo dall’evento criminoso, l’attività di repertazione ha spesso ad oggetto macchie essiccate.
E’ importante repertare un campione delle macchie presenti in tutte le sedi sul luogo del delitto, anche se le dinamiche sono chiare e non suggeriscono il coinvolgimento di terzi: tale eventualità, infatti, non può aprioristicamente essere esclusa.
Una corretta repertazione, in contenitori di carta o di cartone, consente di ricavare un profilo genetico anche da tracce di pochi millimetri.
Quando la macchia si trova su materiali che non assorbono le tracce (es. pavimento), questa può essere grattata con l’ausilio di un piccolo bisturi, lasciandola cadere in un pezzetto di carta, poi inserito in un contenitore di carta o cartone.
Se la macchia si trova su materiali che trattengono il sangue in maniera cospicua, assorbendolo (asfalto, vernice, intonaco), il miglior modo per procedere alla repertazione è quello di utilizzare dei pezzetti di stoffa leggermente imbevuti con una goccia di acqua distillata sterile.
Il frammento di stoffa deve poi essere deposto in una provetta di carta o cartone.
Questo metodo risulta il più indicato anche in presenza di macchie di sangue di modestissime dimensioni.
b) Sperma e macchie di sperma.
• Sperma liquido.
Questo tipo di reperto si trova di solito all’interno di profilattici usati dagli autori di violenze sessuali.
Lo sperma liquido può essere prelevato con una siringa ed inserito in una provetta sterile, o, in alternativa, utilizzando dei frammenti di tessuto sterile, nei quali verrà imbevuta la sostanza organica.
I frammenti di tessuto, lasciati seccare all’aria, verranno repertati negli appositi contenitori.
• Sperma sulla vittima di una violenza sessuale.
I prelievi sono eseguiti con l’utilizzo di frammenti di tessuto sterile, assorbendo le tracce.
Tali frammenti di tessuto devono essere lasciati asciugare prime di essere inseriti negli appositi contenitori.
• Macchie di sperma secco.
Conviene operare la repertazione secondo la procedura descritta per la repertazione delle macchie di sangue secco.
c) Tessuti, ossa e unghie.
La repertazione di queste tracce è relativamente semplice: esse vengono prelevate con pinzette sterilizzate e inserite in appositi contenitori, meglio se di carta o cartone.
I materiali devono essere congelati per impedire processi degradativi.
E’ assolutamente necessario sostituire i guanti per il prelievo di un reperto diverso.
d) Capelli.
Le formazioni pilifere devono essere prelevate con l’uso di pinzette, toccando solo il fusto e facendo attenzione a non danneggiare il bulbo, qualora presente.
Esse devono essere repertate separatamente in tubi sterili, indicando chiaramente il luogo del prelevamento, e avendo cura di non inserire nello stesso contenitore dei capelli prelevati da sedi diverse, per non mescolare tracce di individui diversi.
Anche la forfora può essere utilizzata per la caratterizzazione genetica.
Essa, prelevata con l’ausilio di un pennellino sterile, viene custodita in un foglietto di carta.
e) Saliva e urina.
I campioni liquidi vengono prelevati con una siringa e inseriti in una provetta sterile.
Le macchie di saliva e urina vengono prelevate seguendo le raccomandazioni suggerite per le macchie di sperma e sangue.
f) Materiali particolari.
Nel corso del sopralluogo è possibile rinvenire numerosi materiali che potenzialmente contengono tracce di materiali biologici, utili per risalire ad un profilo del DNA.
• Mozziconi di sigarette.
Vengono prelevati con pinzette ed inseriti in contenitori separati, anche se sono della stessa marca e dello stesso tipo, e se sono stati ritrovati nello stesso sito (ad es. nello stesso portacenere).
• Buste da lettera e francobolli.
Possono essere conservati, senza particolari complicazioni, in una busta di carta.
• Residui di feci.
Un campione di residuo di feci viene prelevato e inserito in un contenitore di vetro, lasciandolo asciugare all’aria.
Invero, è abbastanza raro risalire al DNA di un individuo attraverso l’analisi di questo materiale.
• Proiettili.
Residui di sangue, capelli, tessuti, sono presenti sulle ogive che hanno attraversato un corpo, anche se in quantità estremamente modesta e non visibile ad occhio nudo.
I proiettili vengono repertati inserendoli in contenitori sterili o provette.
Successivamente, in laboratorio, vengono prelevati i residui biologici con metodologie particolari, senza danneggiare il reperto, utile per le comparazioni balistiche.
*dirigente del Reparto prevenzione crimine “Emilia Romagna Orientale”
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