La polizia è collassata. Infatti, rispetto al decreto ministeriale della pianta organica risalente a oltre 20 anni fa (1989), in Lombardia mancano oltre 1.300 uomini. Decisamente preoccupante la grave carenza nei reparti delle specialità come la Polizia postale (-70%), nonostante l’aumento esponenziale dei reati perpetrati sulla rete; mancano oltre 300 uomini (-20%) anche alla Polizia stradale e 410 alla Polizia ferroviaria (-42%).
Ma la situazione è molto grave anche presso i commissariati di Ps e presso le questure, a fronte degli impegni legati all’immigrazione e alla delicata attività di contrasto alla criminalità. Secondo lo stesso Viminale, è il Nord la zona d’Italia nella quale si registra la maggior infiltrazione mafiosa e, nella classifica, la Campania è al primo posto per riciclaggio (850 indagini negli ultimi 5 anni), ma è la Lombardia, seconda con 796 reati, ad avere il record negativo del maggior vuoto di organico delle Forze di Polizia d’Italia. I mezzi di tutta la Polizia, sempre in Lombardia, sono circa il 40% di quelli che dovrebbero in realtà circolare, e quel 40% è costituito da veicoli nella stragrande maggioranza dei casi, obsoleti, con centinaia di migliaia di chilometri alle spalle, sorprendentemente mai revisionati.
Occorrono fatti e non parole: la criminalità e il contrasto alle infiltrazioni mafiose si individuano solo attraverso sofisticate indagini di Polizia giudiziaria e per farle occorrono uomini e investimenti.
In realtà, il raggio d’azione dell’attività di prevenzione si è dovuta limitare per mancanza … di benzina. Il turnover è un ricordo di quando la sicurezza era, se non sentita, quanto meno ritenuta necessaria: i poliziotti che oggi vanno in pensione, infatti, lasciano il proprio posto desolatamente vuoto. Rispetto a un flusso di pensionamenti di diverse migliaia di unità all’anno (chi può, beato lui, abbandona la barca che affonda…), in un paio di anni si sono viste solo un migliaio di assunzioni e non ne sono previste altre nel futuro immediato. Non ci sono più divise. Nemmeno le palette di plastica per fermare le auto durante i posti di controllo… e costano un paio di euro!!! Ma soprattutto: un miliardo e seicentocinquanta milioni di tagli alla sicurezza in due diverse finanziarie consecutive (quella del 2008 e quella del 2009) da parte del governo che aveva fatto della sicurezza il proprio cavallo di battaglia nelle elezioni del 2008.
In questo bel quadretto rassicurante che è diventata la gestione della sicurezza oggi, l’ex Ministro dell’Interno ha visto bene di regalare recentemente, uno scintillante aereo alla Polizia locale di alcuni comuni bresciani associati (ma con i soldi di tutti i contribuenti italiani) dal valore di circa 400.000 euro (comprensivo della manutenzione e del carburante per i prossimi 5 anni, quando la Polizia ne deve elemosinare qualche goccia quotidianamente). Sarebbe troppo semplice fare facile ironia su tutta la situazione, ma è inevitabile… i poliziotti lombardi, oggi, rimangono entusiasti con il naso all’insù a guardare dove sono andati a finire i fondi che mancano alla manutenzione dei loro mezzi, dove sono finiti i 20 euro per installare le gomme invernali, dove sono finiti una decina di veicoli della polizia, dov’è finita la benzina, le palette di segnalazione per fermare le auto, le divise… Sono lassù che volano su un aereo che riporta la scritta: Polizia Locale.
Naturalmente è indubbia la professionalità di chi presta servizio sul velivolo così amorevolmente ceduto dal Ministero dell’Interno. Ma probabilmente più meritevole è la professionalità di chi oggi si trova a prestare il proprio lavoro in condizioni intollerabili, che si trova a combattere il crimine ad armi impari, e che vede l’incoerenza di scelte dettate non certo dalla necessità di proteggere i cittadini e di riuscire a fornirgli sicurezza, ma di fare pubblicità politica.
L’ex ministro Maroni ha avuto il coraggio di sbandierare il fatto che i reati fossero calati del 12%. Bella forza! Si riducono al lumicino le spese per la sicurezza, non c’è più di fatto il turnover tra i poliziotti, non ci sono veicoli, non c’è benzina, non ci sono strumentazioni speciali, e, cosa peggiore, vengono silenziosamente depenalizzati i comportamenti considerati reati, i più diffusi (come la guida in stato d’ebbrezza nelle fasce più basse) e si ha pure la forza di dire che i reati calano? Questo è un affronto alla realtà: il 12% di reati in meno, di fronte all’inceppamento dell’intero comparto sicurezza (mettiamoci anche la quasi cancellazione dei fondi destinati alla giustizia) sono un dato preoccupante, che testimonia non un miglioramento delle condizioni del Paese, ma un netto peggioramento. E non dimentichiamo che proprio Maroni si era fatto sponsor del “fallito” esperimento delle ronde (qualcuno ne ha mai vista una?).
Terrificante è poi scoprire che con il decreto sicurezza (G.U. n. 265 del 12.11.2010) c’è il serio rischio che i prefetti e questori vengano assoggettati ai sindaci per quanto riguarda l’ordine e la sicurezza pubblica. Infatti, il testo stabilisce che: “… al fine di assicurare l’attuazione dei provvedimenti adottati dai sindaci il prefetto dispone le misure ritenute necessarie per il concorso delle Forze di polizia”. Una norma che capovolge il rapporto tra sindaco, che diventa quello che decide, e il prefetto, che diventa quello che esegue senza alcun margine di discrezionalità, considerato che la norma non afferma “può disporre” ma dice “dispone”. E tutto questo senza neanche il fastidio di modificare il Titolo V della Costituzione, che come è noto attribuisce allo Stato la competenza in materia di ordine e sicurezza pubblica. Ultimamente abbiamo visto diversi colpi di testa da parte di questi piccoli rappresentanti locali, e pensare che essi stessi possano domani gestire la piazza, non è solo preoccupante, ma indubbiamente aberrante e pericoloso per la democraticità del Paese: sarà questo il fardello da pagare al federalismo?
E ancora i poliziotti assistono sbigottiti alle comparsate dei politici in tv dove si rivendicano i grandi successi nella lotta alla criminalità organizzata, quasi che l’ex governo avesse aiutato Polizia, Carabinieri e magistratura a catturare i più grossi latitanti del Paese. Un insulto alla dignità dei lavoratori poliziotti. Noi del Silp ne diamo una lettura diversa: i grandi successi alla lotta alla criminalità di questi mesi sono in realtà la risposta dello Stato vero alla deriva morale del Paese. Il grido di molti uomini e donne servitori dello Stato, che rischiano la loro esistenza per esso, per dire al mondo che lo Stato c’è, non è quello che gli taglia i fondi per i mezzi, non gli paga gli straordinari per aver catturato Provenzano, non gi dà la carta per scrivere le ordinanze di custodia.
Lo Stato vero sono queste persone che si immolano per un ideale superiore, non certo di chi sfrutta i loro successi…
*Segretario generale regionale Silp Lombardia
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