Dal 21 febbraio scorso è possibile visitare a Roma, alla Curia Iulia, nel Foro Romano, la mostra “Vetri a Roma”, un’esposizione interamente dedicata all’arte del vetro, prevalentemente incentrata sulla produzione di età romana. Le guerre di espansione intraprese da Roma negli ultimi due secoli della repubblica consentirono l’accesso dell’urbe a favolosi tesori appartenenti a sovrani orientali e favorirono lo sviluppo delle rotte commerciali in tutto il bacino del Mediterraneo. Questa situazione portò al trasferimento a Roma, più o meno forzato, di artigiani altamente specializzati, depositari, in tutti i settori, di raffinatissime tecniche di produzione e di una spiccata sensibilità artistica. L’acquisizione di questo patrimonio inesauribile di competenze portò all’adozione di un nuovo atteggiamento di apertura nei confronti di un diverso stile di vita ispirato a quello delle corti orientali. In questo contesto si sviluppò una florida produzione di suppellettili di vetro, la cui raffinatezza rivaleggia con la preziosità dell’argenteria. La mostra ci racconta tramite circa 300 pezzi di vasellame prezioso, gioielli e mosaici, questo momento storico che fu il periodo di massimo fulgore della lavorazione del vetro nel mondo romano, a partire dal II sec. a.C.. Il percorso espositivo è articolato in un percorso cronologico, ripercorre tutte le tecniche di lavorazione del vetro. Si apre con un nucleo di balsamari provenienti dal bacino del mediterraneo e databili tra il V e il IV sec. a.C., per passare agli esemplari di età ellenistica, come il prezioso piatto in vetromosaico millefiori con inserzioni a foglia d’oro proveniente da Canosa di Puglia o lo splendido piatto in vetro dorato con scena di caccia da Tresilico, in Calabria. Il nucleo più consistente della mostra illustra la produzione di età imperiale, caratterizzata da beni di lusso destinati all’élite della società, come lo splendido piatto blu intagliato e inciso con eroti bacchici proveniente da Albenga. Prosegue poi con la produzione di preziosi manufatti monocromi dai colori sgargianti: blu, verde, viola, o anche nero negli oggetti che imitano la rara ossidiana; dei vasi a mosaico che si arricchiscono di nuove forme e di nuove combinazioni di disegni e di colori, come la pisside in vetro mosaico “a bande d’oro” da Pompei e la coppa in vetro mosaico “millefiori” con motivo a stelle da Adria. Nel I sec. d. C., con la rivoluzionaria invenzione della soffiatura, si assiste alla nascita di una vera e propria industria del vetro e, di conseguenza, all’abbattimento dei prezzi e alla diffusione degli oggetti in vetro presso tutte le classi sociali. Servizi da mensa (bottiglie, brocche, piatti, bicchieri, coppe), contenitori per profumi e medicamenti. E poi, vassoi, grandi coppe “portafrutta” come quelle che si vedono negli affreschi pompeiani, vasi per conserve, come quelli consigliati da Columella, anfore per il vino, come quelle che Marziale dice adatte all’invecchiamento del Falerno, olle per gli usi più disparati, compreso quello di fungere da urne cinerarie. Nascono nuove forme e nuove tecniche decorative e quindi compaiono vetri soffiati decorati da filamenti, granuli e frammenti di vetro applicati come l’anforetta blu a filamenti da Treviri e l’anfora decorata “a spruzzo” da Pompei e, ancora, la bella bottiglia con una decorazione “a gabbia” da Padova. La versatilità del vetro consente la realizzazione di gemme e gioielli di cui in mostra un’ampia selezione. Tra questi spicca il medaglione in foglia d’oro incisa e dipinta tra due strati di vetro con ritratto maschile, conservata al museo di Arezzo, e il cammeo in vetro molato con raffigurazione di Arpocrate.
Vetri a Roma
Curia Iulia, Foro Romano.
21 febbraio – 16 settembre 2012
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