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Gennaio-Febbraio/2012 - Immagini e Cultura
Mostra
Santo Tomaino. Epic Painting
di a cura di Giulio Sarchiola

Santo Tomaino è nato in Calabria nel 1954, ma si è formato a Torino, la città dove attualmente vive e lavora. Nei suoi dipinti elabora racconti di cui sono protagonisti un favoloso e ricco bestiario insieme ad altre creature arcane e mitologiche di sua propria invenzione. Per creare il suo mondo si ispira a personaggi del mondo contemporaneo, presi a prestito dallo sfondo delle nostre città, da campi di battaglie realmente combattute durante guerre o ancora in corso, oppure dalle sue memorie infantili, i boschi della Sila, la terra di cui è originario. L’alternarsi di un piano fantastico e di uno reale crea un intreccio tra leggenda e realtà caratteristico della sua opera. Il senso della ricerca di Tomaino si comprende a pieno solo inquadrando il pittore nel periodo e nell’ambiente della sua formazione: la Torino degli anni ’70, anni di drammatiche tensioni politiche e sociali e dell’avvento della nuova arte italiana, l’Arte Povera, il movimento che predilige il ricorso a tecniche e materiali antiartistici e, nel nome della predominanza del gesto creativo, fa slittare in secondo piano la manualità dell’artista mettendo in crisi linguaggi tradizionali come quello della pittura. La reazione di Tomaino a questo contesto così poco congeniale è quella dei molti che, nella fase di passaggio al nuovo decennio, lavorano per il ritorno alla pittura, alla manualità e alla figurazione. Nel suo lavoro è molto forte l’influenza l’Action Painting degli astrattisti degli anni ’40 e ’50. La sua peculiarità rispetto a questo movimento è nell’aggiungere la figura, creando un particolare effetto di figurazione sospesa sul vuoto dell’astrazione. Il suo lavoro non si conclude mai in un’opera ma è sempre narrato da cicli di dipinti. Nella mostra del Museo Carlo Bilotti sono esposte varie opere tratte dai cicli più significativi a partire dagli anni ’90 sino ad oggi. Il ciclo Aridum (1990-91) svela uno dei cardini della sua visione esistenziale nella fascinazione per l’eterno processo di rigenerazione che attribuisce alla morte la funzione di passaggio necessario al miracolo della rinascita. Domus Mater (1993-95) – Canto alla Luna (anni ’90-2010), due cicli ispirati dalla morte dei genitori; della madre il primo e del padre il secondo. Animum Peragrare (2006-2007) – Cenere (2009-2010). Nel primo il conflitto dell’uomo con se stesso e con il mondo è rappresentato dal dramma contemporaneo dei migranti alla ricerca di una vita migliore, e da scene di combattimenti di pugili sul ring. Il secondo è un album di scene di guerra dipinte con cenere impastata nel pigmento colorato. Una sperimentazione dal valore come sempre simbolico ed alchemico perché la cenere è la sostanza che allude al ritorno alla terra dopo il passaggio attraverso il fuoco. Stupor Mundi, in cui la figura di Federico II di Svevia impersonifica il principio della tolleranza. Il sovrano infatti seppe trasformare la sua corte nell’illuminato punto di incontro tra cultura greca, latina, araba ed ebraica.


“Santo Tomaino. Epic Painting”
a cura di Gianni Mercurio con Marina Mattei
dal 21 gennaio all’8 marzo 2012
al Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese

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