Il ‘500 fu per la Roma dell’arte e dell’architettura
un’epoca irripetibile: un’esposizione a Palazzo Sciarra
ne rende tangibile la ricchezza con 180 opere
tra sculture, dipinti, disegni, incisioni e medaglie
Il ‘500 romano fu un momento storico molto ricco per la città di Roma. Questa esposizione ci mostra gli aspetti artistici, e insieme architettonici e urbanistici del Cinquecento nell’Urbe, riunendo opere d’arte nell’intento di raccontare un’epoca ricca di vicende politiche e religiose in tutta Europa che si riverberarono sulla Città eterna. Il fortunato avvicendarsi al soglio pontificio di illustri e grandi mecenati quali Giulio II della Rovere, Leone X e Clemente VII de’ Medici, Paolo III Farnese e la concomitante presenza a Roma di Michelangelo e Raffaello furono la spinta propulsiva del secolo: uno tra i più fiorenti di tutta la storia dell’arte. Per illustrarlo, nella mostra “Il Rinascimento a Roma nel segno di Michelangelo e Raffaello”, curata da Maria Grazia Bernardini e Marco Bussagli, fino al 12 febbraio a Palazzo Sciarra di Roma, sono state selezionate circa 180 opere, tra sculture, dipinti, disegni, incisioni e medaglie provenienti da varie istituzioni museali italiane e straniere, tra cui, oltre ai maggiori Musei romani, i Musei Vaticani, la Galleria degli Uffizi, il Museo Nazionale del Bargello di Firenze, la Pinacoteca Nazionale di Capodimonte di Napoli, e il Kunsthistorisches Museum di Vienna, l’Hermitage di San Pietroburgo, l’Albertina Museum di Vienna, e la Royal Library di Londra.
L’inizio del percorso espositivo ci introduce al rinascimento romano tramite alcune opere di Raffaello, l’Autoritratto e il Ritratto di Fedra Inghirami, e di Michelangelo, il David-Apollo, oltre a numerose opere d’arte di artisti coevi, come Sebastiano del Piombo e Francesco Salviati. Opere come la Statua di Afrodite accovacciata di Palazzo Altemps e il Dioniso ed Eros del Museo Archeologico di Napoli, che apparteneva alla collezione Farnese, dialogano con opere moderne a testimoniare quanto l’antico favorì la radice vitale del momento artistico cinquecentesco, divenendo fonte di ispirazione per alcuni e di emulazione per altri: in mostra la copia del Laocoonte di Pietro da Barga dal Museo del Bargello, oltre allo splendido disegno del Pantheon realizzato da Raffaello come studio. Il momento storico e la concomitante parabola artistica furono però minati dalla tragedia del Sacco di Roma che vide nel 1527 la città messa a ferro e fuoco dalle truppe imperiali di Carlo V. Come rappresentazione del tragico episodio, in mostra sono esposte due opere di Sebastiano del Piombo - Ritratto di Clemente VII - raffiguranti il Papa seduto sul soglio pontificio al tempo del Sacco: l’opera del 1526 raffigura Clemente VII glabro, mentre quella del 1527 lo ritrae con la barba. Le opere a confronto sono esaustive di un’epoca caratterizzata da una profonda angoscia. La rinascita della città dopo il 1530 coincise con il papato di Paolo III Farnese, colui che commissionò a Michelangelo la decorazione della parete di fondo della Cappella Sistina. In mostra una grande tavola di Marcello Venusti che copia il Giudizio Universale, rendendo omaggio al grande affresco, tra i capolavori indiscussi di tutta la Storia dell’arte. La ricchezza artistica dell’epoca e? altresì documentata dal compimento della straordinaria impresa architettonica del rifacimento della Basilica di San Pietro, di cui in mostra sono presenti i modelli lignei che illustrano anche l’originario progetto con le due torri campanarie.
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