Quali sono a suo avviso i macro elementi che determinano la falsità del cosiddetto papiro di Artemidoro?
I macroelementi che determinano la falsità del cosiddetto «papiro di Artemidoro» sono i seguenti: innanzitutto la grafite presente nell’inchiostro adoperato sul recto del papiro; in secondo luogo l’incredibile effetto «scrittura a specchio» (il fatto cioè che l’intero testo presente sul recto si ritrova, capovolto, sul verso), fenomeno che non può spiegarsi né come effetto dell’umido, né come effetto di un riavvolgimento troppo frettoloso del rotolo, ma che può spiegarsi unicamente come incidente di percorso durante un procedimento litografico (vd. «Quaderni di storia» nr. 68); non meno decisiva è la presenza, nel testo, di frasi ricavate quasi alla lettera dal proemio della Geografia comparata di Karl Ritter, nonché di frasi che si ritrovano quasi identiche nelle opere, assai poco note, di Constantino Simonidis. La somma di tutti questi elementi non solo dimostra che il manufatto è un falso moderno, ma impone di concludere che l’autore è per l’appunto Simonidis.
Lei, quale motivazione si dà per l’ostinazione a non volersi confrontare pubblicamente da parte degli studiosi che ritengono autentico il papiro?
Posso soltanto constatare che gli inviti alla discussione reiteratamente rivolti al Gallazzi, alla Kramer e anche al Settis sono caduti nel vuoto. Indagare le ragioni di questa ritrosia mi è difficile. Posso solo dire che nell’aprile 2009, al convegno sullo pseudo-Artemidoro svoltosi presso l’Accademia roveretana degli Agiati, fu presente e attivamente intervenne un allora sostenitore dell’autenticità, il prof. Jürgen Hammerstaedt. Può essere che l’andamento per lui insoddisfacente di tale discussione abbia indotto non solo Hammerstaedt ma anche gli altri a disertare ulteriori occasioni. Mi chiedo altresì se codesta ritrosia non sia dovuta anche al timore che un pubblico confronto perdente possa indurre l’autorità giudiziaria torinese a procedere d’ufficio contro ignoti a fronte di tale acclarata truffa. Le vittime non hanno finora voluto rivalersi ma forse l’azione si giustificherebbe di per sé.
In questa vicenda vede più una volontà di credere a una scoperta sensazionale o a una malafede o anche a un accanimento, nato dalla “vergogna”, nel non voler riconoscere l’errore, come invece fatto da uno studioso in merito?
Dividerei equamente le ipotesi a seconda dei soggetti: sulla buona fede del venditore non sarei pronto a scommettere, sulla incauta decisione della Fondazione per l’arte della Compagnia di San Paolo si è già scritto tanto e non voglio aggiungere altro; ciò che è mancato (l’ho ripetuto più volte) è il necessario consulto scientifico preliminare che in altre epoche era la norma. Trattandosi di un papiro letterario, e per giunta irto di difficoltà, andavano consultati, prima di procedere all’acquisto, esperti di papirologia letteraria, di geografia greca ed ellenistica, di storia romana e di storia della lingua greca. Non aver compiuto questa scelta è stato un errore irreparabile, del quale forse i più consapevoli tra gli ex sostenitori dell’attribuzione ad Artemidoro si rammaricano.
Grazie anche a questa vicenda ha avuto modo di imbattersi in altri falsi- a parte quelli di Simonidis - che magari si trovano non solo in collezioni private ma addirittura in musei pubblici?
Mi viene da citare il parere di un grande esperto francese di pittura napoletana del Seicento, secondo cui la gran parte dei Caravaggio che si trovano nelle chiese napoletane è falsa. Ma sarebbe una risposta troppo sommaria. Da ultimo, il Settis, buon conoscitore dell’arte classica, ha affermato in una pubblica conferenza tenuta presso la città di Fano che il Lisippo attualmente posseduto dal Getty Museum ma richiesto dalla città di Fano non è per nulla opera di Lisippo. Può essere un esempio interessante, che illumina tra l’altro un aspetto non trascurabile: i misteriosi cammini per cui queste opere varcano l’Atlantico.
Come giudica oggi il lavoro di smascheramento del compianto professor Federico Zeri?
Zeri era un genio, dal carattere non facile: ma i suoi critici non hanno mai saputo smontare in modo convincente le sue illuminanti intuizioni.
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