Il Capo della Polizia Antonio Manganelli, tramite le pagine dei maggiori quotidiani nazionali, ha raccomandato prudenza e attenzione agli agenti nel fare uso delle armi da fuoco in dotazione in casi limite e come extrema ratio, inoltre usare moderazione negli spari in aria a scopo intimidatorio nei luoghi affollati o poco illuminati per non mettere in pericolo l’incolumità altrui (concetti ribaditi anche da una recente circolare ministeriale).
Ha confermato tra l’altro l’adeguamento dei poligoni di tiro per il costante addestramento del personale in servizio. Tutte parole giuste e pienamente condivisibili. Con spirito costruttivo e non solo polemico, come qualcuno spesso vuole far credere - evidentemente la verità fa male, ma uno dei miei compiti è anche quello di sindacare - essendo agente di pubblica sicurezza e ufficiale di Polizia giudiziaria dal 1968, nonché istruttore di tiro rapido e maestro di tiro operativo dal 1982, quindi fornito di una lunga esperienza professionale, nonché di specifica esperienza in materia di armi, entrambe acquisite sul campo. A seguito di alcuni eventi tragici conseguenti l’uso “legittimo” delle armi da parte delle Forze dell’ordine, alla fine del 2007 ho scritto, quale segretario regionale della Uilp-Ps, una lunga missiva al Capo della Polizia sottolineando la dellicatezza di tale istituto, soffermandomi in particolare sul come (addestramento all’uso delle armi), quando (legislazione in materia) e dove (tecniche di tiro) devono e possono essere usate le armi in dotazione.
La lettera aveva anche lo scopo di evidenziare e risolvere alcune inadempienze da parte della Pubblica amministrazione nella provincia di Forlì-Cesena, legate al delicato tema delle lezioni/esercitazioni di tiro che si “dovrebbero” svolgere con regolarità, così come previsto dalla normativa vigente e non solo quando è possibile (come alla questura di Forlì), o quando vi sono le munizioni (come alla Stradale di Forlì).
E’ sottinteso che questi sono solo alcuni esempi della poca attenzione e della scarsità di risorse di cui gode il personale della Pubblica sicurezza in generale.
Un altro esempio negativo, allora evidenziato al Capo della Polizia, fu il mancato utilizzo del poligono di tiro all’interno del Centro Addestramento della Polizia di Stato di Cesena. Chiuso alla fine del 1992 per ammodernamento e ristrutturazione, è stato dichiarato agibile dalla competente commissione il 29 maggio 2007 per anni tre, ma ad oggi ancora non è entrato in funzione, circostanza assai strana per un istituto all’avanguardia come è il Centro Addestramento Polizia di Stato di Cesena, conosciuto ed apprezzato in tutta Europa. Evidentemente non posso che essere soddisfatto delle nuove indicazioni emanate dal massimo vertice del Dipartimento della Ps, alle quali aggiungerei “meglio tardi che mai”.
Ora si tratta solo, anche se con notevole ritardo, di tramutare in fatti le dichiarazioni d’intenti, rispettando gli accordi sindacali già sottoscritti in materia di esercitazioni di tiro con la messa in opera dei poligoni già esistenti, al fine di dare ai poliziotti certezza e sicurezza sull’uso delle armi, garantendo così ai cittadini di trovarsi di fronte un professionista preparato, efficiente ed affidabile e non un operatore dal grilletto facile.
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