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Novembre-Dicembre/2011 - Articoli e Inchieste
L'iniziativa
«Successo su tutto il territorio per lo sciopero generale»
di Marta Gara

Cento piazze mobilitate. In corteo
anche iscritti di sindacati che non avevano aderito

«Se non ora quando?» aveva urlato insieme a migliaia di manifestanti dal palco di piazza del popolo lo scorso 13 febbraio aderendo al movimento a difesa della dignità delle donne. «Se non ora quando?» ha risposto, a fine agosto, Susanna Camusso a chi le contestava la scelta di indire uno sciopero generale contro la manovra estiva del governo proprio in un momento di profonda difficoltà per l’economia italiana. La numero uno di Corso Italia ha guardato dritta avanti a se e la piazza, lo scorso 6 settembre, le ha dato ragione. Lo sciopero di 8 ore ha riscosso un’adesione tra i lavoratori Cgil che ha sfiorato il 60%, arrivando a coinvolgere pure iscritti di Cisl e Uil, che con numerosi cartelli e testimonianze hanno contestato i propri dirigenti per aver preso le distanze dalla manifestazione. Al suo secondo sciopero generale da quando è alla guida della confederazione, la Camusso ha scelto di puntare sul territorio, creando una mobilitazione capillare con cortei e comizi in 100 piazze d’Italia. «Un’altra manovra è possibile» ha esortato il pubblico dal palco allestito a pochi passi dal Colosseo, in camicia bianca sbottonata e fazzoletto rosso attorno al collo, alla maniera partigiana. «Care compagni e care compagne – ha esordito il 6 settembre – le nostre piazze sono le piazze di chi non si rassegna, di chi non è disposto a rinunciare a un Paese migliore. Non ci rassegniamo al declino, alla disoccupazione e alla crescita della povertà. Sono le piazze di chi sa bene che stiamo diventando un Paese che non ha credibilità all’estero e noi non ci stiamo: l’Italia è il Paese del lavoro, della fatica ed è il governo che è inaffidabile. Hanno creduto che dividendo il Paese e le persone, contrapponendo gli interessi avrebbero difeso i loro privilegi. È esattamente così che nasce la manovra di agosto. Ingiusta perché colpisce lavoratori e pensionati, che si accanisce sulle persone più deboli; perché quando si taglia agli enti locali e alla regioni si sta facendo un danno alle persone che hanno bisogno di servizi e trasporti. Se si va avanti così i tanti lavoratori che sono stati difesi dagli ammortizzatori e dalla cassa integrazione in deroga si troveranno senza una prospettiva. Noi proponiamo una contromanovra che si fa carico degli stessi saldi e del pareggio di bilancio – ha spiegato la Camusso - ma che tiene conto dell’equità e della giustizia». Dalla patrimoniale alla francese (un’imposta ordinaria sulle grandi ricchezze ad aliquote variabili sulla quota che eccede gli 800 mila euro) a un contributo straordinario su tutti i redditi «in ragione della capacità», un’imposta straordinaria sui grandi immobili, con aliquota fissa dell’1%, il ristabilimento del pagamento dell’Ici sui beni ecclesiastici per uso commerciale, l’aumento della tassa di successione modificandone i criteri in vigore e cancellandone l’esclusione dei patrimoni redditizi e una sovrattassa straordinaria del 15% sui capitali già ‘scudati’. Sono questi i primi punti fermi della ricetta economica proposta dal maggior sindacato confederale. Ma anche un fondo per la crescita e l’innovazione che punti al sostegno della politica industriale per il Mezzogiorno, all’aumento della spesa in ricerca e sviluppo e a un piano per l’occupazione basato un incentivo diretto di natura straordinaria per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, che seguirebbe gli stessi criteri dell’apprendistato, ma «potenziato» per due anni, in ragione della crisi, aggiungendo l’esclusione dall’Irap dalla parte relativa al costo del lavoro. Si è chiesto inoltre lo stralcio dalla manovra di tutte le norme sul diritto del lavoro, sulla contrattazione e sulle reazioni industriali che, come più volte ribadito dal sindacato, restano materie che devono disciplinare le parti; lo stralcio delle norme che prevedono lo stravolgimento del collocamento obbligatorio dei lavoratori disabili e di quella sulle festività nazionali e di riaprire la stagione di contrattazione per il lavoro pubblico. Per il necessario taglio dei costi della politica la Camusso ha suggerito più direzioni, tra cui la riduzione del numero dei parlamentari e il rafforzamento del loro ruolo attraverso la riforma federalista del sistema bicamerale; la decurtazione lineare ed immediata di tutti i «vitalizi», gli emolumenti e le indennità di politici e amministratori pubblici e la riforma delle Province attraverso la Carta delle autonomie già in Parlamento, l’accorpamento delle funzioni amministrative e di servizio per i Comuni piccoli e medi e rimettendo mano alle prerogative delle Regioni a statuto speciale. Si tratta nel complesso di un piano pensato dalla Cgil per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 e far ripartire la crescita del Paese. Dopo la presentazione in commissione di Bilancio e la lotta sindacale proseguita con altri tre scioperi durante il mese di ottobre, alcuni (pochi) punti della contromanovra sono stati recepiti dal governo o si ritrovano nell’ultimo maxi-emendamento di stabilità. Sui restanti la Camusso non è però tornata indietro: caduto il governo Berlusconi li ha proposti di nuovo al neo presidente incaricato Mario Monti. A partire dalla patrimoniale.

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