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Settembre-Ottobre/2011 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Una società multietnica
di Carlotta Rodorigo




All’inizio del novecento e dopo la seconda guerra mondiale molti italiani sono emigrati verso l’estero per migliorare le loro condizioni di vita.
Attualmente su una popolazione di 60 milioni di italiani circa 5 milioni risiedono all’estero, cifra che tende ad aumentare con preferenza per l’Argentina, Germania, Svizzera e Brasile.
Oggi, in Italia abbiamo circa 5 milioni di immigrati principalmente albanesi, romeni e cinesi.
Gli stranieri provenienti dall’Europa orientale hanno superato gli arrivi relativi ai Paesi africani spinti dal dramma di avvenimenti in questi stati.
Il fenomeno significativo di queste migrazioni riguarda la natalità in aumento tra gli immigrati, in diminuzione tra la popolazione italiana.
Nel 2009 sono stati censiti circa 7 mila minori non accompagnati, provenienti dall’Egitto, Albania, Marocco e Afghanistan, specialmente nel centro e nord Italia, provocando una richiesta d’iscrizioni come alunni nelle scuole primarie e secondarie. Con l’inserimento di questi alunni si sono verificati abbandoni e difficoltà causati dalla bassa conoscenza della lingua italiana che richiedono insegnamenti differenziati e corsi di prima alfabetizzazione non compatibili con la crisi finanziaria, che hanno procurato aumenti del numero di alunni per ogni classe.
Parlando sui diritti e doveri degli immigrati dobbiamo dire che sono gli stessi di tutti i cittadini se comunitari.
Tra gli immigrati soltanto i comunitari possono partecipare ai concorsi pubblici, ma sono esclusi gli extracomunitari.
Se l’extracomunitario non è in regola in materia di soggiorno è un clandestino, poiché l’ingresso nel nostro territorio è avvenuto fuori le modalità di legge ma i diritti fondamentali vengono riconosciuti dall’art. 2 della Costituzione.
Il diritto di frequentare la scuola dell’obbligo e fruire di cure urgenti ed essenziali per un principio di uguaglianza.
La legge nega agli immigrati, senza permesso di soggiorno, l’accesso all’edilizia residenziale pubblica e beneficiare della medicina di base negando quagli interventi utili alla salute collettiva specialmente ora, per l’avanzare attuale della tubercolosi.
In tutte le regioni, con l’arrivo degli immigrati, gli italiani pensano di essere svantaggiati nel lavoro e nella sistemazione abitativa per l’inserimento dei nuovi arrivati nelle graduatorie.
Ma anche minacciati nella sicurezza dallo spaccio di droghe e dell’uso di alcol che spinge gli extracomunitari a delinquere.
Abbiamo in Italia il fenomeno della disoccupazione crescente che mettiamo in relazione con la presenza di immigrati, ma questi sono occupati quasi in settori rifiutati dagli italiani, come badanti, colf, edilizia e agricoltura.
Al compimento del 18° anno, con 3 anni di permanenza e 2 anni di inserimento in percorsi formativi, i comunitari ottengono un permesso d soggiorno e una presenza legale sul nostro territorio.
Oggi gli stranieri in Italia contribuiscono per 11,1% alla produzione del prodotto interno lordo.
Accoglie lo straniero a determinare il processo di integrazione deve coinvolgere gli immigrati e gli autoctoni per costruire una identità comune.





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