Fu iniziatore della psicanalisi, Sigmund Freud, l’iniziatore della scienza dell’inconscio psichico che doveva portare alla conoscenza dell’animo umano.
Neurologo, laureatosi a Vienna nel 1881 negò sempre i dogmi dell’ambiente medico convinto che l’isteria avesse un’origine psichica dalla quale era possibile liberarsi attraverso sedute ipnotiche.
Ma applicando la sua teoria si rese conto che la giusta cura era quella di affrontare direttamente l’amnesia nevrotica.
Tutte le anomalie psichiche sono prodotte da idee coatte, delle quali l’individuo non si rende conto, e che con l’intervento del medico psicanalista, diviene consapevole, riuscendo a liberarsi facendo terminare i conseguenti disturbi nervosi.
Freud entrò nella vita psichica dell’individuo ponendo alla base il continuo soddisfacimento dell’istinto e dei desideri in parte repressi, dapprima dai genitori, poi dall’educazione, dalla religione e dalla società creando lotte di azione e repressione, delle quali non si rende conto, e finiscono con confondere l’Io, cioè la parte consapevole.
Se gli istinti repressi non trovano l’applicazione che scarichi la loro alta energia essi persistono nell’inconscio dando luogo a manifestazioni patologiche. Nel sogno si rivelano, ma il Super Io può intervenire censurando e trasformando. La psicanalista studiando i simboli onirici riesce a spiegare il sogno e individuare la natura e il significato dell’idea repressa.
Freud interpreta in un modo del tutto nuovo la vita sessuale che si manifesta nel lattante determinando complessi di Edipo, di Elettra o di castrazione che se non rimossi possono originare da adulti le nevrosi.
Pur scatenando la riprovazione di medici e moralisti presto Freud ebbe seguaci e sostenitori. La psicanalisi divenne un argomento generale che riuscì ad influenzare letteratura ed arte.
Ma come iniziò la psicanalisi?
E’ recente la pubblicazione di un libro “An anatomy of addiction” del professor Howard Markel, professore di Storia della Medicina alla University of Michigan, che interessa l’attenzione americana, che ricorda, cosa già nota, l’abitudine di Freud alla droga, che definì il tormento dell’astinenza “superione alle forze umane”.
Si attribuì l’abitudine di Freud ad esperimenti di nuove sostanze, ma che esaminando gli effetti su se stesso, per curare leggeri sintomi di depressione o di ansia, aveva finito per consigliarla come terapia. Decisione deleteria e perversa che convinse Freud ad interrompere l’uso della cocaina come esperimento professionale scientifico.
Ma il grande errore portò alla nascita della psicanalisi. Freud pose la sua persona al centro degli studi sull’effetto della cocaina, aprendo un nuovo capitolo della medicina.
La psicanalisi non porta ad abbandonare la cocaina, ma libera dalla dipendenza spingendo a far prevalere interessi sani e risultati concreti già seguiti prima di cadere nella dipendenza stessa.
Mettendo al centro dell’osservazione la propria persona Freud scoprì i veri e deleteri effetti della cocaina aprendo la via alla nuova scienza per curare e giungere risultati considerevoli attraverso la psicanalisi.
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