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Settembre-Ottobre/2011 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
La Polizia dell'Africa coloniale italiana
di Claudio Ianniello

L’importante pagina storica della Polizia di Stato
tra il 1937 ed il 1945, ripercorsa nei suoi punti salienti.
Una fase determinante per tutta la sua evoluzione successiva



La data ufficiale di nascita della “Polizia Africa Italiana”, formata da agenti bianchi e indigeni, i cosiddetti ascari di polizia, è il 10 giugno 1937, con Regio Decreto n. 1211 che ne approvava il regolamento organico.

La prima menzione del Corpo si rileva, però, il 14 dicembre 1936, con l’originaria denominazione di “Polizia Coloniale”, mutata, il 15 maggio 1939 con Legge n. 748, in “Polizia dell’Africa Italiana”, e da allora comunemente intesa con il suo acronimo “P.A.I.”.

Essa venne istituita al fine di operare permanentemente nelle acquisite colonie, in luogo di personale c.d. a contratto, che al termine del periodo convenuto rimpatriava vanificando le spese sostenute e l’acquisita esperienza.

Altro, non secondario motivo, alla creazione di detto organismo, è da ricondurre all’aspirazione del Ministero delle Colonie di dotarsi di una Forza armata alle proprie dirette dipendenze, atteso che i Regi Corpi Truppe Coloniali dipendevano dal Ministero della Guerra.

Il Corpo, che svolgeva i suoi compiti fondamentali nei maggiori centri abitati, ove si registrava un’alta concentrazione di italiani, cooperava anche con il Regio Esercito alla sicurezza interna delle colonie.

Il Regolamento Organico, che ne disciplinava le funzioni, conteneva 38 articoli. Il testo, nel dicembre del 1939, venne corroborato da un “libricino” di 279 pagine, contenenti le varie disposizioni che il Comando Generale aveva nel tempo emanato, denominato “Norme di Istruzione e di Servizio”.

Dette disposizioni, il 6 giugno 1940, vennero ulteriormente novellate con il “Regolamento Generale”, contenente n. 408 articoli.

Tali ultime norme stabilirono, fra l’altro, che il Corpo era organizzato militarmente ed aveva funzioni di polizia politica, giudiziaria e amministrativa, i suoi appartenenti rivestivano la qualifica di ufficiali e agenti di Pubblica Sicurezza (una duplice qualifica, tecnica e militare, venne attribuita ai soli ufficiali del Corpo).

Ad organizzare e dirigere l’istituendo Corpo venne chiamato il Colonnello di Stato Maggiore Riccardo Maraffa , che proveniente dalla Regia Accademia Militare di Torino aveva partecipato alla grande guerra, e successivamente, durante la guerra italo - etiopica, diretto l’ ”Ufficio Militare del Ministero delle Colonie”.

Il Colonnello Maraffa, con Decreto del 25 gennaio 1937, che lo nominava alla ricordata carica, venne equiparato, con il grado IV, del gruppo A, dell’Amministrazione dello Stato, a Generale di Divisione.

Il neo comandante fin da subito si attorniò di validissimi collaboratori, tra i quali va annoverato l’Ufficiale di Amministrazione Capitano Cesare Sabatino Galli, che dopo le vicende belliche fu il primo Ispettore Generale del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza.

Gli appartenenti al Corpo, scelti dopo rigida selezione dovuta anche al grande numero di aspiranti, venivano formati presso la pertinente Scuola di Addestramento di Tivoli, attiva fino all’estate del 1943.

I programmi dei corsi comprendevano varie ed impegnative materie tra le quali si ricordano: codice penale, codice di procedura penale, codice penale militare, armi e tiro.

Per quanto attiene alle uniformi, va evidenziato come il Generale Maraffa volle che fossero di elevata fattura, e, salvo i distintivi di qualifica, uguali per tutti gli appartenenti (compresi gli Ascari ) che in virtù di aggiuntive indennità, godevano di uno stipendio al di sopra della media.

La meritoria opera della “P.A.I.”, per le alterne vicende belliche, ebbe fine il 15 febbraio 1945, allorquando il Decreto Luogotenenziale n. 43 ne dispose lo scioglimento, dando inizio, al passaggio dei suoi uomini, previa sottoposizione a giudizio della “Commissione di Epurazione”, e dei suoi mezzi, al Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, influenzandone per qualità ed esperienza l’evoluzione.
_____________________
NOTE

1) Anni fa il Ministero degli Esteri propose loro di liquidare generosamente e subito la loro pensione, ma i nostri Ascari rifiutarono. Salutare militarmente il Tricolore, per il quale da giovani erano andati all’assalto per “fare Savoia”, era molto più importante che avere quattro soldi in più. Era un legame con una Patria lontana che avevano amato disperatamente, quando ancora la loro Patria Africana non esisteva.

2) Tratto in arresto, dai nazisti, il 23 settembre 1943 e deportato nel campo di concentramento di Dachau, ove morì.

3) Dall’arabo, askari - “soldato”. Elementi indigeni combattenti nelle varie armi delle truppe coloniali italiane. In origine non furono che bande armate irregolari arruolate dai primi comandi militari italiani che occuparono l’Eritrea, ad imitazione dei bashi-bozuk (teste sventate) egiziani assoldati dagli inglesi.




____________________
Riferimenti e fonti.

• Piero Crociani - La Polizia dell’Africa Italiana – Ufficio Storici della Polizia di Stato.
Roma 2009.
• www.polizianellastoria.it
• Grande Dizionario Enciclopedico -UTET- Vol. II, quarta edizione.
• http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/sul_tricolore.html




FOTO: CASCO COLONIALE DELLA POLIZIA DELL'AFRICA ITALIANA (P.A.I.)
http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/sul_tricolore.html




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