Una mostra a cura di Claudia Conforti, Francesca Funis, Antonio Godoli
e Francesca de Luca dal 14 giugno al 30 ottobre
Sono gli ultimi giorni per visitare la mostra su Giorgio Vasari (1511-1574). In occasione del quinto centenario della sua nascita infatti la fondazione degli Uffizi decide di dedicare una mostra alla fondazione stessa, al suo sistema architettonico, che fu il risultato della collaborazione tra il Duca Cosimo I de’ Medici e Vasari, il suo artista prediletto. Il complesso edilizio sorge nel cuore della città e diventa la sede delle istituzioni amministrative di governo, le cosiddette Magistrature o Arti, sottomettendole, logisticamente e simbolicamente, al dominio diretto del giovane duca. Per questa destinazione originaria gli edifici prendono oggi il nome di Uffizi.
L’abilità del Vasari fu quella di tradurre il programma politico del Duca, forte accentratore, in un complesso architettonico. Gli Uffizi infatti saldando in un unico organismo le due residenze ducali di Palazzo Vecchio (sede del governo) e di Palazzo Pitti, al di là dell’Arno, diventando testimonianza fisica del Potere del Duca sotto forma di architettura. La sua struttura, modello di architettura cinquecentesco, è coronata da una lunga loggia che da sempre ha ospitato pregevoli statue antiche della collezione Medici. E’ da questo utilizzo secondario che quasi per caso si è sviluppato nei secoli la funzione collezionistica ed espositiva che oggi la caratterizza.
La mostra ha inizio con i personaggi chiave del progetto della fabbrica degli Uffizi, con il Duca che è rappresentato da un busto bronzeo di Benvenuto Cellini. Segue un’antologia di capolavori dei principali artisti cresciuti grazie al mecenatismo del giovane Cosimo come il Bronzino, il Bachiacca, il Tribolo, Battista del Tasso, Baccio Bandinelli, Benvenuto Cellini, il Salviati. Vasari entra in scena solo nel 1554, in modo trionfale, realizzando le decorazioni degli appartamenti in Palazzo Vecchio di cui si espongono in mostra alcuni disegni preparatori per i cicli pittorici. L’artista lavorerà anche nella residenza estiva del Duca, dipingendo nel 1560 la pala d’altare della cappella della villa di Poggio a Caiano, una Deposizione dalla Croce fra i Santi Cosma e Damiano, rimaste nell’oblio fino ad oggi e restaurate in occasione dell’esposizione.
La mostra prosegue illustrando le tappe dell’ideazione e della costruzione del complesso, il cui cantiere si attesta come il più grande e impegnativo del Cinquecento a Firenze. La sua grandezza è evocata da antichi strumenti di lavoro a cui si affiancano reperti da poco riscoperti; una sala vuota, definita spazialmente dalle pareti intonacate a calce, dai profili delle cornici in pietra serena, dal pavimento originale in cotto, diventa essa stessa oggetto esposto, opera di Vasari da cogliere nella sua pura, essenziale bellezza architettonica. Con il passare del tempo gli Uffizi si trasformano da simbolo del potere mediceo a simbolo delle arti rinascimentali. Il complesso infatti è entrato a far parte dello scenario urbano delle rappresentazioni pittoriche che identificano nella piazza della Signoria il dispiegamento delle opere d’arte più significative del genio artistico della città. La mostra infatti raccoglie alcuni esempi figurativi della fortuna di questo soggetto, fra i quali si impone un grande frammento di affresco del Tiepolo, l’Entrata a Firenze del Gonfalone Pier Soderini (1754). Gli obiettivi di Cosimo, inclusivi di una politica di osservanza formale alle esigenze della Controriforma cattolica, si occupano anche dell’adeguamento delle basiliche conventuali fiorentine ad un nuovo assetto più razionale, demolendo i tramezzi e rinnovandone l’arredo. Anche qui Vasari è il regista incaricato dell’operazione: il maestoso ciborio di Santa Croce, che, negli anni Sessanta del secolo, caratterizzati dalle discussioni sul ‘paragone’ delle arti per decidere quale fosse quella che primeggiasse sulle altre, rappresenta la ‘summa’ delle sue competenze come architetto, scultore, pittore. Attraverso il confronto fra un grande plastico della città, in scala uno a mille, e gli originali, con gli ingrandimenti, di piante topografiche cinquecentesche, si evidenzia in mostra la portata dell’intervento vasariano nell’urbanistica antica e moderna della città.
L’affermazione artistica di Vasari è sospinta, oltre che dalla sua attività artistica, dalla sua produzione storiografica. Le due edizioni delle Vite degli artisti (1550 e 1568), che conferiscono all’intraprendente provinciale una fama che travalica i confini del Ducato, sono in mostra a fianco dei suoi sonetti, delle lettere e dei disegni, oltre che degli statuti dell’Accademia, di cui fu tenace ispiratore.
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