A fine luglio i neonati venuti alla luce al Policlinico Gemelli di Roma sono risultati positivi al test della tubercolosi, e a nulla valgono le rassicurazioni dei medici, del Ministro della Salute, affermando che i bambini non sono malati, anche se si prevede un aumento di casi da controllare.
Non esistono numeri certi, per ora su 80 test effettuati al Gemelli, 10 sono risultati positivi.
Il 16 agosto è iniziato un programma di sorveglianza su 1.271 bambini, dopo la scoperta fatta a fine luglio, che una infermiera addetta al nido del Gemelli era affetta da Tbc.
Ora la donna è ricoverata all’ospedale Spallanzani per tubercolosi polmonare, mentre è partito lo screening di tutti i neonati venuti a contatto con la donna.
I test sono partiti anche al San Camillo e al Bambino Gesù. L’ordine è di fare più in fretta possibile e la Regione prevede di concludere gli esami entro la fine di agosto.
Gli esperti in materia ribadiscono che la positività al test esprime soltanto il semplice contatto con il bacillo, che definirà la profilassi prevista, per evitare lo sviluppo della malattia.
E’ prevista la somministrazione di antibiotici per via orale per almeno 4 mesi.
Ciò che risulta positivo è la rassicurazione che i bambini non sono da considerare né malati né contagiosi, se sottoposti a profilassi che impedisca lo sviluppo della Tbc.
Nel mondo si registrano 2 milioni di decessi per tubercolosi, con un aumento annuale di 8 milioni di casi ogni anno, 400mila casi sono del tipo contagioso o farmaco-resistenti.
In Italia si registrano 5mila casi di Tbc ogni anno, mentre tra gli stranieri, specialmente provenienti dall’Africa, i malati raggiungono il 40%.
La cosa più importante è capire come si sia sviluppata l’infezione.
Il Ministro della Salute ha contattato le Regioni per rafforzare le misure di prevenzione di tutti gli operatori sanitari e stabilire come e quando si sia sviluppata la malattia tra il personale addetto negli ospedali.
Occorre agire con tempestività per controllare lo stato di salute del personale addetto ai malati già in situazioni precarie. Il problema è quello di poter identificare i neonati che essendo piccoli sono più esposti al contagio avendo difese immunitarie più basse.
Tutti i controlli sono accurati ed in linea con le procedure internazionali già in vigore.
Verso la fine del 1800 un medico e batteriologo tedesco, laureatosi a Gottingen, Robert Koch, dopo aver esercitato in varie città della Germania, divenuto medico “di circondario”, iniziò i suoi studi di batteriologia che lo condussero a divenire uno dei benefattori del genere umano, procurandogli fama internazionale.
Nel 1880 fu nominato direttore dell’Istituto di Batteriologia dell’Ufficio d’Igiene di Berlino e due anni dopo giunse all’individuazione del bacillo della tubercolosi, malattia che portava alla consumazione e alla morte migliaia di persone.
Il bacillo individuato fu detto “bacillo di Koch”. Nel 1890, dallo studio del bacillo ottenne la “tubercolina”, che viene ancora usata in diagnostica. Dalla sua scoperta e dallo studio della tecnica nuova partirono gli studi e i rimedi attuali che hanno fatto elencare la tubercolosi tra le malattie curabili, anche se ancora temibili.
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