Siamo nel 21° secolo e purtroppo si parla ancora di una cultura maschilista che mantiene e comprende la violenza dei mariti verso la loro donna.
Partendo dall’Est fino all’Ovest casi di violenza persistono ancora in tutto il mondo che, con ironia chiamiamo “civile”.
Forse qualcosa si sta muovendo, se la Corte di Cassazione escluderà tutte le attenuanti per cancellare “il marito padrone” che, per natura, vorrebbe tenere sotto controlla la situazione familiare cancellando con violenza i diritti inalienabili secondo la legge di uguaglianza dei coniugi.
Non c’è alcuna ragione che possa sostenere la “non punibilità” del tiranno familiare che rifiuta il progredire dei costumi e che ha portato alla legge sull’uguaglianza tra i coniugi facendo decadere la sottomissione come dovuta da una proprietà esclusiva.
Se poi parliamo di ragazze straniere che rispondono alle agenzie matrimoniali il discorso si amplifica e il problema cresce.
Sono nozze combinate su internet da agenzie asiatiche che purtroppo finivano quasi totalmente con separazioni traumatiche.
Dai rapporti della polizia si è appreso che queste mogli, picchiate e trascinate fino ad estreme conseguenze non avevano diritto civili o assistenza legale.
Il solo fatto di aver pagato agenzie per il loro reperimento le facevano considerare come merce acquisita senza considerare la loro cultura e costumi diversi di provenienza.
Anche in Italia avvengono fatti incresciosi come il caso di un Kosovaro di 24 anni arrestato per aver
violentato una conterranea diciassettenne già promessa sposa a contratto in un matrimonio combinato dalle famiglie e costretta a fare la “serva” nella famiglia di lui. Aveva cercato di fuggire e ritrovata ricoperta di lividi.
Parlando del 2010, uno straniero padre e primogenito assalirono selvaggiamente una figlia ribelle. Voleva sposare un uomo che amava. Quando la madre prese le difese della figlia fu uccisa. Una storia, questa, che ricorda quella di Hina Saleen, pachistana, uccisa e sepolta il 10 agosto 2006 in provincia di Brescia, in casa dei genitori.
Nel 2008 nel Galles è entrata in vigore una legge che intende abolire la pratica dei matrimoni forzati. Autorizzando chi venga a conoscenza di tentativi di intimidazioni di ricorrere al tribunale per avere “Marriage protection”
La legge impedisce di trasferire la donna all’estero, il sequestro del passaporto e di esercitare pressione anche con castighi corporali quando non è consenziente.
Questa legge protegge anche chi ha contratto un matrimonio imposto.
Le vittime di matrimoni sbagliati devono sottostare a leggi e tradizioni antiche e non sempre si rivolgono alla polizia.
Il matrimonio forzato è una violazione dei diritti umani, ma il più delle volte le donne preferiscono non chiedere aiuto temendo ricatti da parte della famiglia e per la propria vita.
La Gran Bretagna, è forse il Paese al mondo che si adoperi per impedire il matrimonio forzato che colpisce soprattutto la comunità musulmana pakistana, ma anche sikin e bangladeshi.
Il problema dei delitti d’onore che riguarda queste comunità è ricordato dalla cronaca dopo casi di donne rapite e uccise dai membri della famiglia. Nell’agosto del 2008 una donna laureata, medico in Gran Bretagna, Humayra Abedin veniva invitata a visitare la madre in Bangladesh, dai familiari.
Sequestrata al suo arrivo a Dhaka, veniva chiusa per quattro mesi in una stanza per convincerla a contrarre un matrimonio combinato.
Soltanto approfittando della distrazione dei suoi sequestratori attraverso una mail nel Regno Unito ha riacquistato la libertà.
Forse soltanto un sostegno psicologico generale potrebbe risolvere questo problema biblico, oltre a giuste e severe leggi.
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