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Luglio-Agosto/2011 - Panorama sindacale
Le notizie dei sindacati
di

Silp-Cgil

Da quello che emerge sui contenuti dell’incontro sulla “sicurezza in città” tenutosi a giugno in Prefettura a Genova, non possiamo che ribadire quello che abbiamo denunciato proprio sotto il palazzo del Governo (manifestazione congiunta SILP - SIAP - ANFP).
Non basta spostare la coperta corta da una parte all’altra! Il rischio è quello di alimentare ancor di più la sensazione d’insicurezza percepita sul territorio e tra la gente.
Non è vero che c’è stato un rafforzamento delle risorse umane della Polizia di Stato a Genova. Al momento sono state aggregate 10 unità presso il Commissariato Cornigliano provenienti da un settore della Questura fondamentale per gli equilibri organizzativi della sicurezza genovese.
Continuare a parlare di coordinamento tra le forze dell’ordine senza un progetto concreto che tenga conto anche delle problematiche contrattuali legate agli orari di servizio e ai tagli al lavoro straordinario dei lavoratori del Comparto Sicurezza, senza coinvolgere le rappresentanza sindacali, significa ben poco.
Siamo stupiti che dalla riunione, alla quale ha partecipato anche il poliziotto “Anzalone”, non sia emerso almeno l’impegno di richiedere risorse al Ministero dell’Interno per la Polizia di Stato genovese in giornate in cui si stavano definendo le assegnazioni degli ex volontari in ferma breve (poliziotti assunti dal Ministero dell’Interno provenienti dall’Esercito) e gli avvicendamenti a domanda di sede del personale.
Traverso Roberto Segretario Gen. Prov. Silp Cgil - Genova
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Coisp
“Se il ministro Maroni è così bravo in attività investigative e operative, tanto da essere capace di arrestare in prima persona pericolosi latitanti, perché non aiuta noi umili poliziotti a svolgere altri gravosi compiti, come accompagnare gli immigrati clandestini per l’espulsione, o mantenere l’ordine pubblico negli stadi e durante le manifestazioni, o svolgere servizi di scorta, o pattugliare di notte su una Volante le periferie cittadine?”. Se lo chiede Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, il Sindacato Indipendente di Polizia, commentando il contenuto di un articolo del quotidiano leghista “La Padania” dello scorso maggio a proposito dell’arresto del latitante camorrista Dell’Aquila. Prosegue Maccari: “Dà la nausea la sfacciataggine propagandistica del giornale, che non esita a sostenere che ‘serviva un ministro leghista per fare la più grande guerra alle mafie della storia della Repubblica’. E’ evidente che a contrastare le mafie e ad arrestare i criminali sono le Forze dell’Ordine e la magistratura, che certo non hanno un colore politico e operano al meglio delle loro possibilità qualunque sia la maggioranza che governa il Paese, non certo il ministro Maroni né tanto meno un governo che con continui tagli alle risorse e con provvedimenti legislativi scellerati rende sempre più difficili le attività investigative e il controllo del territorio”.
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Veneto occidentale
“Eugenio Sarno, Segretario Generale della Uil Pa Penitenziari, non nasconde le preoccupazioni del sindacato verso quella che appare una probabile epidemia di tubercolosi sviluppatasi nel carcere veronese di Montorio
“ Due detenuti sono già ricoverati in ospedale per Tbc conclamata, un terzo è isolato in carcere in attesa di responso giacché presenta tutti i sintomi della malattia. Tre casi tubercolotici in poco meno di 20 giorni, nella stessa struttura, sono motivo di forte preoccupazione, ancor più perché non ci risulta che sia stato posto in esser alcun intervento di profilassi. Vogliamo auspicare – aggiunge il Segretario Generale - che dopo questa pubblica denuncia l’Amministrazione Penitenziaria, il Sindaco e la Autorità Sanitarie intervengano a predisporre i protocolli previsti”.
Ma le cronache penitenziarie di giugno fanno registrare anche una maxi rissa tra detenuti, con feriti, scoppiata all’istituto penitenziario di Santa Maria Maggiore a Venezia e una tentata evasione con tanto di tuffo nel fiume a Vicenza.
“ A metà giugno nei cortili passeggi di Santa Maria Maggiore è scoppiata una maxi rissa che ha visto coinvolti una trentina di detenuti. Uno di essi ha dovuto far ricorso alle cure del pronto soccorso, dove è stato trasportato d’urgenza per le ferite riportate. Diversi i detenuti contusi. Il personale di polizia penitenziaria, prontamente intervenuto, ha dovuto faticare non poco per ristabilire l’ordine. Sempre a metà giugno – informa Eugenio Sarno – un detenuto di origine maghrebina ha tentato di evadere dall’ospedale di Vicenza, dove era stato trasportato per effettuare la dialisi. Il detenuto, indagato per reati di droga, mentre stava per essere riportato in carcere è saltato giù dalla lettiga dell’ambulanza e si è tuffato nel fiume Astichello che scorre vicino il plesso ospedaliero. Il tentativo di fuga è stato immediatamente bloccato dagli agenti di scorta che non ci hanno pensato su due volte per riacciuffare il detenuto, tuffandosi a loro volta nel fiume. A loro va il nostro plauso per aver coraggiosamente sventato l’evasione. Questi episodi danno la cifra delle criticità che il personale di polizia penitenziaria deve affrontare quotidianamente in solitudine e nel più completo abbandono e con il concreto rischio di infestazioni da parassiti odi contagio da malattie infettive. Criticità che nei degradati e cadenti istituti penitenziari si ampliano con il passare delle settimane, causa la desertificazione delle disponibilità economiche. Questa situazione porterà, a breve, alla completa paralisi del sistema penitenziario. Proprio ieri in Calabria (Rossano e Paola) non si è potuto procedere alle traduzioni di detenuti perché i mezzi erano sprovvisti di carburante e non c’erano soldi per fare il pieno. Ci chiediamo – conclude con inquietudine il Segretario della Uil Pa Penitenziari – cosa succederà quando a Settembre mancheranno persino i fondi per garantire il vitto ai detenuti. Purtroppo disperiamo di avere notizie dai Ministri della Giustizia e del Tesoro, Alfano e Tremonti, che appaiono sempre più distratti e insensibili verso quella che è una delle emergenze più gravi in atto del nostro Paese”.
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Chiudere quel Cie
A metà giugno scorso Franco Maccari, segretario generale del Coisp ha chiesto di chiudere il Cie di Palazzo San Gervasio, dopo la pubblicazione sul sito internet del Gruppo Repubblica – Espresso, di un’inchiesta giornalistica dalla quale emergono le reali condizioni del centro in cui sono rinchiusi decine di giovani tunisini. “Il servizio, che dipinge il Cie come una sorta di Guantanamo italiana – ha detto Maccari - non fa che confermare ciò che andiamo sostenendo da tempo: la situazione assolutamente scandalosa di alcuni Centri per immigrati sparsi per il territorio nazionale, che rappresentano delle vere bombe ad orologeria pronte ad esplodere. Strutture malsane e fatiscenti, in cui clandestini e profughi vengono reclusi in maniera incivile e disumana, e che sono continuamente teatro di violenze e disordini di cui a fare le spese sono sempre gli Operatori delle Forze di Polizia. Quanto denunciato dal reportage giornalistico su Palazzo San Gervasio non ci sorprende affatto: come Coisp abbiamo denunciato più volte al Ministero dell’Interno l’inadeguatezza e la scarsa sicurezza della struttura, in cui si verificano continue fughe corredate da assalti ed aggressioni alle Forze dell’Ordine. Il ministro Maroni, anziché limitare il diritto-dovere della stampa di informare i cittadini, faccia chiarezza, assumendo tutti gli urgenti e opportuni provvedimenti, su quanto si verifica all’interno di queste tendopoli trasformate in moderni lager, in cui viene continuamente messa a rischio l’incolumità degli ospiti, ma soprattutto delle Forze dell’Ordine chiamate a mantenere la sicurezza. Una situazione che appare incomprensibile, anche alla luce delle somme enormi che vengono spese per finanziare la gestione dell’accoglienza degli immigrati e le opere di manutenzione e adeguamento delle strutture”.
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Uil-Pa Penitenziari
Leonardo Angiulli, Segretario Regionale UIL PA Penitenziari del Triveneto, ha reso noto il ferimento di cinque appartenenti al corpo di polizia penitenziaria, avvenuto nella 1ª sezione, cella 29 della Casa Circondariale di Verona Montorio lo scorso giugno.
Quella della violenza in carcere è una questione che preoccupa non poco il sindacato della polizia penitenziaria. Sempre in giguno il carcere, ricordano dalla Uil, è stato oggetto di forti attenzioni sia per la grave situazione di sovraffollamento che in relazione a casi di Tbc.
“ C’è stato anche un incontro con il sindaco Tosi ed il prefetto inerente la difficile situazione di sovraffollamento, la situazione sanitaria e la carenza dell’organico. Oggi - sottolinea Angiulli - si contano 868 detenuti a fronte di una recettività massima pari a 410. Ed è evidente che in questa situazione che rasenta l’inciviltà ogni situazione può dare spunto a proteste e violenze che, a volte, il personale subisce direttamente sulle proprie persone. Per questo sollecito il Dap a monitorare gli episodi di violenza e le eventuali sanzioni comminate agli aggressori, perché è necessario reprimere le violenze anche attraverso momenti sanzionatori. Analogamente invito il mondo politico ad avere maggiore attenzione sul pianeta carceri. E’ cosa ben nota che i fondi assegnati per l’ordinaria amministrazione non bastano più. Sono finiti i soldi per la benzina, per la carta, per le bollette. Da settembre persino i soldi per garantire il vitto quotidiano ai detenuti. Per questo ci stiamo già preparando al peggio”
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Lettera aperta
Gentile dottor Alfano, abbiamo appreso che lascerà Via Arenula. Si apre, quindi, la partita per la successione alla carica di Ministro della Giustizia. Siamo sicuri che da Segretario Politico del PDL avrà voce in capitolo sulla nomina del futuro Ministro della Giustizia.
Perciò Le rivolgiamo una preghiera: ci aiuti a trovare il nostro Alemanno o, se vuole, ci aiuti ad avere ciò che Tremonti ha fatto per la Guardia di Finanza. Ricordiamo: Alemanno da Ministro delle Politiche Agricole ha imposto la svolta nel Corpo Forestale con la riforma e la riorganizzazione strutturale ed organizzativa. Tremonti da Ministro dell’Economia ha nominato per la prima volta nella storia delle Fiamme Gialle un Comandante Generale proveniente dal Corpo stesso. Una rivoluzione. Senza dimenticare cosa fece il premier D’Alema per l’Arma dei Carabinieri (elevata al rango di quarta forza armata).
Ai vertici del Dap, invece, si continuano a collocare Magistrati, mortificando le professionalità interne. La polizia penitenziaria, langue e si consuma nell’esclusiva anomalia di essere un Corpo acefalo: senza testa e priva di una Dirigenza propria. Anche per questo, negli anni, ha dovuto subire quell’ indifferenza che le donne e gli uomini dei baschi blu pagano, tutt’oggi, a caro prezzo: organici ridotti all’osso, turni massacranti, carichi di lavoro raddoppiati e triplicati, missioni e straordinari non pagati. Costretti ad affrontare le emergenze e le criticità quotidiane del sistema penitenziario nella più completa delle solitudini: l’abbandono al proprio destino.
Da tempo, Lei sa, invochiamo l’attenzione della politica verso l’universo carcere. Perché il dramma penitenziario è un dramma che dovrebbe toccare le coscienze di tutti i cittadini ma, innegabilmente, non sfiora (salvo qualche raro caso) l’anima dei politici.
Eppure la deriva di morte, di violenza, di inefficienza, di malasanità, di illegalità, di inciviltà che connota il nostro sistema penitenziario una qualche attenzione avrebbe dovuto sollevare in chi fa dell’impegno politico la propria ragione di vita. Per questo Segretario Alfano la esortiamo a spendersi perché il prossimo Ministro della Giustizia sia un politico che possa, voglia, contribuire alla crescita civile del nostro Paese.
Un politico che si impegni, concretamente, a restituire dignità e diritti a chi lavora per lo Stato nel grigiore delle galere e a restituire civiltà e salubrità ai luoghi di detenzione.
Da Segretario provi anche a lavorare per restituire alla politica una visione complessiva, non soggettiva, della Giustizia. Provi a svelenire il clima, ad agevolare il confronto tra le parti. Ne ha le capacità, speriamo la possibilità.
In attesa delle annunciate riforme epocali ci accontenteremmo di piccoli, sostanziali, utili, necessari interventi a sostegno del disastrato panorama carcerario.
In attesa della prossima delibera del Governo (la terza) dello stato di emergenza penitenziaria sarebbe il caso di impedire i tagli lineari, che determinano la paralisi amministrativa ed operativa.
In attesa delle annunciate assunzioni-record in polizia penitenziaria si restituisca al servizio operativo delle frontiere penitenziarie qualche unità, delle tante che ingolfano i corridoi e le stanze di Via Arenula (e ciò si faccia anche al Dap, all’Ispp, ecc.).
In attesa dell’annunciata volontà di restituire civiltà e dignità alle persone detenute ci accontenteremmo che garantisse almeno il loro sostentamento, considerato che a settembre non ci saranno più nemmeno i soldi per dare da mangiare ai detenuti.
In attesa dei prossimi pronunciamenti sulla professionalità della polizia penitenziaria gradiremmo che consentisse ai nostri colleghi di indossare divise decorose e di far fronte ai servizi di traduzione su mezzi sicuri, semmai evitando di ingolfare il parco macchine del Dap di luccicanti Bmw o di fiammanti Jaguar .
In attesa dell’edificazione di nuovi istituti (che non potrebbero essere attivati per mancanza di personale) si destini qualche milioncino per impedire il crollo delle tante degradate e degradanti strutture (saprà a Marassi hanno rimosso le macerie dei crolli di giugno).
In attesa dell’attivazione dei nuovi padiglioni detentivi (che nulla hanno a che fare con il piano carceri) non ci dispiacerebbe sapere con quali unità si intendono aprirli. Analogamente sarebbe apprezzata un’attività legislativa realmente volta a deflazionare le presenze. Casomai si provi a recuperare l’idea di Mastella sul maggior ricorso a pene alternative, attraverso il rafforzamento dei presidi di sicurezza della polizia penitenziaria all’interno degli Uffici dell’ Esecuzione Penale Esterna.
In attesa del pluri-annunciato riallineamento economico della polpen alle altre Forze di Polizia , provi a scrivere un disegno di legge e a sostenerlo con analoga forza ed energia impegnate per garantire , in questi mesi, l’approvazione di altre norme non proprio di interesse generale.
Segretario, provi a convincere il prossimo Ministro della Giustizia che è possibile farcela. Per davvero. Non con gli annunci, con i fatti : quelli che sono mancati sinora.
Suggerisca al prossimo Ministro della Giustizia che, forse, è utile ascoltare chi il carcere lo fa , lo conosce e lo vive.
Eugenio Claudio Sarno, Segretario Generale Uil Pa
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Siap
“La sicurezza non si può fare solo con i tg di Emilio Fede, questo governo ha puntato tutto sulla sicurezza, salvo togliere e tagliare uomini e risorse”. Lo ha detto il segretario nazionale del sindacato di polizia Siap, Giuseppe Tiani, in occasione della giornata di mobilitazione nazionale degli agenti di polizia del 31 maggio scorso, consistita, a Barletta, in un volantinaggio davanti alla sede della prefettura. “La situazione è critica, non da oggi ma dal 2008, e alla crisi generale si è aggiunto il decreto Brunetta a peggiorare la situazione perché se è vero che il Paese deve sanare il debito pubblico è vero pure - continua Tiani - che non lo si può fare tagliando gli stipendi, cosa che in molti non sanno”. Tiani spiega infatti che, oltre al blocco contrattuale “c’é un prelievo su somme in busta paga che, per il biennio 2012-2013, ammonta a 4.000 euro”. Per
quanto riguarda invece il contrasto alla criminalità organizzata, il segretario nazionale Siap giudica “buona” la legislazione antimafia che, però, resta una “chimera che si regge sulla buona volontà di magistrati e di uomini e donne che sono pochi, senza straordinari e senza mezzi”. Tiani, infine, ricordando che gli agenti di polizia nell’ultimo periodo sono passati da 110 mila a 90 mila e che presto potrebbero diventare 80 mila, sottolinea una “differenza attuativa nella gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico fra nord e sud, differenza che è nei fatti e che al sud penalizza la categoria e i cittadini che lamentano ritardi nelle risposte alle chiamate di emergenza, ed è vero perché ci sono meno macchine e meno soldi”.
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False promesse
“Il ministro Maroni promette l’assunzione di cinquemila poliziotti in due anni. Il ministro La Russa promette l’assunzione di quattromila carabinieri in due anni. A parole sembrano dei sindacalisti di Polizia; con i fatti questi ministri di lotta e di governo hanno condotto un’azione politica devastante contro le Forze dell’Ordine, portando al collasso l’intero comparto Sicurezza-Difesa”. Lo afferma Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp – il Sindacato Indipendente di Polizia. “I due ministri - continua Maccari - durante le feste di Polizia e Carabinieri hanno vaneggiato di ingenti investimenti del Governo sulle Forze dell’Ordine: dichiarazioni probabilmente dettate dal clima festoso o da qualche brindisi di troppo, ma che rappresentano una situazione diametralmente opposta a quella reale. La realtà, infatti, sono i tagli da tre miliardi di euro al comparto Sicurezza che stanno gravemente limitando la capacità operativa delle Forze dell’Ordine, la riduzione di 40 mila unità degli organici, il mancato effettivo riconoscimento della specificità degli Operatori e i ritardi rispetto al riordino delle carriere. Il Governo, al di là dei proclami e delle incredibili promesse, sta disattendendo tutti gli impegni assunti sul fronte della sicurezza: i risultati nella lotta al crimine e nella difesa della legalità sono ottenuti esclusivamente grazie al sacrificio delle Forze di Polizia, che svolgono il proprio lavoro con professionalità, dedizione, senso del dovere, spirito di sacrificio. Per questo meriterebbero maggiore rispetto da parte dei rappresentanti del Governo”.
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Vergogna Brasile
“Vergogna Brasile. Si interrompa immediatamente ogni rapporto di natura economica con un Paese che non rispetta le vittime innocenti di un altro Stato rendendosi così complice di una assassino”.
E’ questo il commento a caldo di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, sindacato indipendente di polizia, alla notizia che per 6 voti a 3 il Supremo tribunale federale di Brasilia ha rigettato senza analizzarlo nel merito il ricorso del Governo italiano contro la decisione dell’ex presidente Lula, che ha bloccato l’estradizione di Cesare Battisti. La decisione di Lula è internazionale, e come tale non può essere contestata da un altro governo secondo i giudici brasiliani. “ I giudici brasiliani e i governanti di quello che, a questo punto, stentiamo a definire un Paese civile, hanno ignorato anche il monito del presidente Napolitano, compiendo così una grave scorrettezza diplomatica – continua Maccari – e questo deve imporre a un Governo che voglia riacquistare rispettabilità, di interrompere senza se e senza ma i rapporti con uno Stato assassino alla stregua dell’uomo che protegge, anche se ancora non se ne capisce il motivo”.
“Si tengano pure Battisti a questo punto – conclude Maccari – ma si metta seriamente il Brasile davanti alle sue responsabilità chiedendo alle imprese italiane di ritirare i loro interessi economici e soprattutto cancellando questo Paese dalle mete ambite dai turisti italiani. Il Governo compia un atto d’orgoglio per rispetto di tutte quelle vittime con il cui sangue Battisti si è sporcato e il Brasile si è macchiato la coscienza”.
Franco Maccari - Segretario Generale del Coisp


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Carcere di Regina Coeli: per i detenuti più facile avere i documenti

Sarà più semplice, per i detenuti di Regina Coeli, ottenere la residenza in carcere ed il rilascio della carta di identità e di ogni documento anagrafico.
Il garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni, il presidente del Municipio Roma Centro Storico,Orlando Corsetti e il direttore del carcere di Regina Coeli Mauro Mariani hanno firmato, lo scorso 8 giugno, un Protocollo d’intesa che prevede lo snellimento delle procedure legate all’area anagrafica.
Con il Protocollo, le parti si impegnano a garantire una residenza anagrafica ai detenuti che ne faranno richiesta, soprattutto nel caso in cui questa sia funzionale all’attivazione di prestazioni di carattere giuridico, socio-sanitario e assistenziale (dal riconoscimento dei figli naturali alle pratiche pensionistiche fino all’ingresso in comunità terapeutiche o in strutture residenziali assistite per anziani).
Lo snellimento dell’iter per la fissazione della residenza e per il rilascio e il rinnovo dei documenti di identità passerà attraverso una procedura sperimentale.
In sostanza, la gestione delle pratiche è affidata congiuntamente al personale di Regina Coeli e a quello del Garante: gli addetti dell’area trattamentale forniranno ai collaboratori del Garante quanto necessario per la procedura (certificato di detenzione, foto, denuncia di smarrimento, vecchia carta d’identità). L’ufficio del Garante consegnerà la documentazione al Municipio.
Espletati gli adempimenti, certificati e documenti di identità saranno consegnati ai detenuti direttamente dall’Ufficiale di Anagrafe incaricato, attuando quel decentramento auspicabile in situazioni delicate come quelle delle persone ristrette.
Per i casi urgenti di detenuti in attesa di giudizio, sarà attivata la procedura prevista dalla legge mediante la segnalazione d’urgenza all’Ufficio Anagrafe del Municipio. Per i detenuti condannati in via definitiva reclusi da più di 12 mesi o con un residuo pena superiore a 2 anni, sarà la direzione del carcere a richiedere la fissazione della residenza a Regina Coeli. Sarà onere del carcere comunicare la scarcerazione o il trasferimento del detenuto al Municipio, che provvederà a cancellazione la residenza ottenuta presso la Casa Circondariale.
«I detenuti hanno il diritto di regolarizzare la loro posizione anagrafica come qualsiasi altro cittadino - ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni - Carta d’identità e residenza sono requisiti fondamentali per consentire ai reclusi di godere dei loro diritti civili che non vengono persi durante il periodo di detenzione. La mancanza della residenza e di documenti validi rende spesso impossibile l’esercizio in carcere di diritti fondamentali, come quello di riconoscere i figli nati durante la detenzione o di accedere a programmi di recupero e di reinserimento sociale. Grazie a questo Protocollo contribuiamo a sanare una situazione che penalizzava moltissime persone».
“Si tratta – ha spiegato il Presidente del Municipio Orlando Corsetti – di un importante risultato raggiunto dall’Amministrazione municipale nell’ambito dei servizi offerti a tutti i cittadini. Grazie all’unità di intenti con il Garante, abbiamo siglato questo protocollo d’intesa che consentirà ai detenuti di ricevere diverse prestazioni legate ai servizi demografici in tempi brevi e senza lungaggini burocratiche. L’effettività dell’esercizio di molti diritti è subordinata al possesso di alcuni documenti o all’espletamento di talune pratiche burocratiche che il Municipio, attraverso la sottoscrizione di questo atto, si impegna a garantire anche in previsione del pieno reinserimento nella società di chi è stato soggetto a misure dell’autorità giudiziaria”.

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