Formidabile l’evento “Polizia con la gente” a Pescara! Un nuovo modo di “sentire sicurezza” come simbiosi tra “collettività e tutori dell’ordine”. Un riferimento per orientare anche in altri settori, la bussola nella bufera in cui etica e senso di servizio sembrano smarriti.
Scenario: un pomeriggio tra gli stand allestiti nel salotto di ‘Casa Pescara’. Quel bimbo, sorretto da mamma e papà, con le manine aggrappate alle manopole della, per lui enorme, moto della Stradale non vedrà mai, c’è da giurarci, nel poliziotto un nemico. Tante persone di tutti i giorni, sole, con amici, in famiglia, incuriosite e ammirate ascoltano poliziotti che mostrano tecniche di pronto soccorso, gesti semplici che possono aiutare o salvare la vita. Altre che, su ipotetiche scene del crimine, manovrano strumenti d’indagine che Sherlock Holmes e Maigret invidierebbero. C’è chi sfiora la saettante Lamborghini per spericolati e preziosi trasporti di organi, chi con nostalgia e tenerezza le eroiche “pantere” degli anni ’50.
Nella stracolma chiesa di San Pietro, la gente ascolta il Vangelo che parla di “sangue versato per tutti”. Vi è certo compreso il sacrificio di tutti i tutori dell’ordine, di ogni grado, appartenenza e divisa. E il pensiero va alla croce che il giovane agente Raffaele Iozzino ha disegnato col corpo, sull’asfalto di via Fani, crivellato dai mitra dei sequestratori di Moro. “Angeli della sicurezza” ha detto il sacerdote nell’omelia. Dopo il rito, la piazza si riempie per ascoltare la banda musicale che diffonde dolci armonie. Ai “Fratelli d’Italia” l’applauso lega tutti in sentimenti, spesso sopiti, di unità e nazione. La gente continua a girare fra gli stand, sino a tarda notte.
Giunti da Roma il Capo della Polizia Manganelli e, per il Ministro, il Capo di gabinetto Procaccini; la sfilata comincia. Il rombante elicottero precede dal cielo i Reparti inquadrati: la banda, i motociclisti, lo squadrone a cavallo, i commissari, ispettori ed agenti, bravissimi con sciabole e armi a ritmati comandi, quanto ancora più con codici, tecniche investigative e controllo del territorio. Tra loro, in piedi, in moto, a cavallo, le poliziotte portano beltà e fierezza di amazzoni. Poi sfilano in migliaia quelli dell’Associazione nazionale Polizia di Stato, i più pensionati, col copricapo amaranto bordato d’oro, venuti da tutta Italia e persino da oltreoceano, con loro mogli, vedove, figli, non pochi col viso bagnato di pioggia e di pianto.
La gente applaude partecipe, commossa. Ad aprire e chiudere la sfilata (dobbiamo vederli col cuore) ci sono “i poliziotti invisibili”: i “carbonari” che negli anni ’60-’70 vennero puniti, arrestati dall’Amministrazione come sovversivi, per avere lottato per una Polizia democratica non più usata, come Avola e Battipaglia, contro braccianti e lavoratori per reprimere con armi e manganelli conflitti sociali politicamente irrisolti, ma per servire la sicurezza, tra e con la gente. Senza medaglia, spesso dimenticati.
E prima di tutti sfilano “gli invisibili con fascia rossa di sangue”. Gli eroi tragicamente noti: Calabresi, Esposito, Petri, Cassarà, Boris Giuliano, Custra, Bazzeca, Romiti, Raciti e tantissimi altri su cui è sceso l’oblio, uccisi da criminali comuni, mafiosi, camorristi, terroristi, teppisti. Grazie anche a questi squadroni spirituali “invisibili” e a tutti quelli che fisicamente hanno marciato per tutti i poliziotti che, ovunque e in ogni momento, in condizioni difficili, tutelano la sicurezza e la legalità. L’Italia ha retto e regge l’attacco contro diritti e democrazia.
Ascoltiamo governanti e politici nazionali e locali l’eco della sfilata, per incrementare, al di là di verbose promesse e dei reboanti atti mediatici, e non diminuire, come da anni avviene, risorse e mezzi per le Forze di polizia. Grazie al Capo della Polizia Manganelli per lo sforzo, superando recenti amari episodi, verso una “Polizia sempre più vicina alla gente”, al questore Cecere che interpreta con sensibilità questo spirito, al Presidente nazionale dell’Associazione Russo ed a chi, a Pescara, ha favorito l’evento. Ma soprattutto grazie agli abruzzesi che hanno accolto con affetto questi normali custodi della sicurezza di tutti. Forse si è confermato insieme quel che Montesquieu diceva oltre duecento anni addietro: “La sicurezza è parte essenziale della democrazia”.
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