Fino al 31 luglio a Roma, alla Fondazione
Roma Museo, una mostra collettiva su una stagione
artistica italiana irripetibile dal 1950 a metà anni ‘70
Fino al 31 luglio sarà visitabile a Roma, alla Fondazione Roma Museo, una mostra collettiva, a cura di Luca Massimo Barbero (“Gli irripetibili anni ‘60. Un dialogo tra Roma e Milano”), su una stagione artistica italiana irripetibile, quella sviluppatasi tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta, tra Roma e Milano. Il percorso espositivo ci racconta il ruolo fondamentale delle interazioni culturali tra Roma e il capoluogo lombardo in questo periodo, individuando in esse l’epicentro creativo delle nuove sperimentazioni e ricerche al di là dell’arte codificata. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia comincia a risvegliarsi dal ventennio fascista. L’intero Paese da una parte continua a patire le conseguenze delle distruzioni causate dalla guerra e dall’altra comincia ad assaporare gli agi del benessere che avrebbero da lì a poco portato al boom economico. Il “miracolo economico” dovuto a questi profondi rivolgimenti vedrà il suo apice proprio tra il 1958 e il 1963. In questi anni Roma vive una esaltante stagione in cui la cultura di massa incide non solo nel contesto socio-culturale, ma anche in quello urbanistico e relativo ai codici della creatività e della comunicazione contemporanea. Milano invece - dove tutto era più estremo ed evidente - diventa la città che incarna dai tempi del Futurismo di inizio secolo i valori della modernità.
Mentre Roma implode artisticamente diventando centro propulsivo della scena artistica nazionale, Milano è vista come il centro dell’Avanguardia Internazionale in cui prendono forma movimenti e tendenze. Poli di una creatività antagonista e complementare, le due città si ritrovano negli anni sessanta protagoniste di quella civiltà dell’immagine destinata a determinare il futuro. È proprio in questi anni che operano e si sviluppano alcune importanti gallerie d’arte a cui è dato ampio spazio nella mostra. Particolare attenzione è data all’attività dello Studio Marconi come uno dei principali centri di innovazione dell’epoca: inaugurato nel 1965 a Milano da Giorgio Marconi, lo Studio infatti era uno dei luoghi d’incontro prediletti dalle personalità artistiche e culturali di spicco di quegli anni. L’esposizione è articolata in quattro sezioni che esemplificano i differenti indirizzi assunti dalla ricerca artistica nel corso del decennio: l’azzeramento espressivo della monocromia, l’impiego di oggetti e immagini nella emergente cultura Pop, l’internazionalità e la nuova scultura, la sperimentazione tra materiali, segni e figure.
In mostra sono presenti oltre 170 opere di artisti quali Lucio Fontana, Alexander Calder, Gianni Colombo, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Alighiero Boetti, Luciano Fabro, David Hockney, Yves Klein, Franz Kline, Piero Manzoni, Fausto Melotti, Man Ray, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Günther Uecker, Roberto Crippa, Gianni Dova, Arman, Enrico Baj, Lucio del Pezzo, Giulio Paolini, Osvaldo Licini, Giò Pomodoro, Giuseppe Uncini, Franco Angeli, Tano Festa, Valerio Adami, Emilio Tadini, Giuseppe Bertini.
La mostra si sposterà a Milano, dal 7 settembre a 20 novembre a Palazzo Reale.
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