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Maggio-Giugno/2011 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Supporto alla pace
di Claudio Ianniello

Cosa si intende quando si parla di operazioni
di supporto alla pace?



Il settore delle operazioni umanitarie e di supporto alla pace ha conosciuto negli anni novanta sia una notevole estensione che una trasformazione strutturale. La sua estensione è derivata soprattutto dalla fine della guerra fredda, con il conseguente sblocco dei meccanismi decisionali del Consiglio di Sicurezza, nonché dall'interdipendenza globale e dallo sviluppo delle tecnologie dei media.
Il mantenimento della stabilità e della pace, la promozione della democrazia e del libero mercato e la tutela dei diritti umani sono stati considerati essenziali per legittimare la supremazia dell'Occidente in generale, e degli Stati Uniti in particolare. A ciò ha fatto riscontro un'evoluzione dei principî del diritto internazionale, per il quale titolari di diritti tutelati a livello internazionale sono divenuti i popoli (la cosiddetta 'società civile') e non più solo gli Stati.
Si è verificato, inoltre, un enorme aumento del numero e dell'influenza delle organizzazioni non governative, che di tale 'società civile' si sono dichiarate rappresentanti. La trasformazione ha riguardato il rapido mutamento delle finalità e delle strategie utilizzate nelle 'operazioni di supporto alla pace'.
Nella guerra fredda - allorquando i conflitti scoppiavano fra Stati anziché al loro interno - predominava il peace-keeping 'di prima generazione', che può essere a grandi linee identificato con l'interposizione di forze militari internazionali tra le parti in lotta. I principî in base ai quali si attuava erano l'imparzialità (fino, in pratica, alla neutralità), il consenso degli interessati e l'uso della forza limitato all'autodifesa dei 'caschi blu'; inoltre, in linea di massima, le forze d'intervento rimanevano separate dalla società e agivano dall'esterno, senza lasciarsi coinvolgere in problemi come la ricostruzione
Gli interventi avvenivano solo dopo che una tregua era stata raggiunta tra i contendenti. Negli anni novanta - in particolare a seguito dell'approvazione del rapporto An agenda for peace - nacque il peace-keeping detto 'di seconda generazione', con le forze di pace schierate nel corso dei combattimenti e operanti all'interno delle società con l'obiettivo di facilitare la conclusione di una tregua fra le fazioni in lotta.
È quanto avvenne - con risultati alquanto discutibili - in Somalia e in Bosnia. In parallelo, si moltiplicarono gli interventi a scopo umanitario, il primo dei quali fu l'operazione Provide comfort nell'Iraq settentrionale, a protezione delle popolazioni curde. Alla fine degli anni novanta le Nazioni Unite si resero conto dell'irrilevanza degli interventi esterni che escludevano l'uso della forza e richiedevano il mantenimento dell'imparzialità - e decisero con il Rapporto Brahimi di adottare un comportamento più attivo, che considerasse anche la possibilità di impiegare la forza per assolvere la propria missione.
Di sicuro, le operazioni di supporto alla pace presentano caratteristiche più variegate rispetto a quelle delle operazioni militari vere e proprie. I fattori culturali e psicologici vi assumono una rilevanza centrale. A esse si accompagnano interventi di riabilitazione successivi al conflitto, che comportano spesso un progetto di rigenerazione politica, istituzionale e amministrativa.
Le strategie e le tecniche utilizzate in tale tipo di operazioni devono essere adattate alla ricca varietà delle situazioni locali. Sinora, tuttavia, non sono stati individuati meccanismi e logiche efficaci per rigenerare società in stato di disgregazione e per sostituire con interventi di costruzione della pace quello che è sempre stato, dagli albori della storia, il fondamento dell'ordine politico: la vittoria di una fazione su un'altra.
Dopo l'11 settembre, la riabilitazione e la ricostruzione di Stati implosi o distrutti da conflitti - precedentemente ritenute soltanto obblighi di natura etica o tutt'al più misure per stabilizzare i propri spazi di mercato o per accrescere il proprio prestigio internazionale - sono considerate dagli Stati Uniti come aspetti essenziali della sicurezza nazionale. Ciò ha impresso un nuovo dinamismo al settore e determinato un maggiore impegno diretto di Washington, finalizzato a evitare che i 'buchi neri' del mondo divengano luoghi dove il terrorismo internazionale possa impiantare le proprie basi.


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