La recente storia della lotta al terrorismo dimostra
che non potra` mai essere sufficiente la sola azione militare
La guerra al terrorismo è stata dichiarata dal presidente degli Stati Uniti George W. Bush in risposta sia agli attentati dell'11 settembre, sia alla guerra agli Stati Uniti proclamata da Osama bin Laden con una fatwā del 1998, in cui si chiamavano le masse islamiche alla gíihād contro "i crociati e gli ebrei".
Il terrorismo para-teologico di matrice islamica è un fenomeno che desta notevole preoccupazione per diverse ragioni: l'entità delle popolazioni musulmane, che attualmente costituiscono il 20° della popolazione mondiale, ma che diventeranno il 30° entro il 2020; le ampie risorse finanziarie di cui esso dispone; la capacità di utilizzare le moderne tecnologie che aumentano enormemente la potenza distruttiva dei singoli individui; il fanatismo, che consente, ad esempio, di trasformare il suicidio in omicidio; infine, l'inquietante eventualità che esso venga in possesso di armi di distruzione di massa.
Il terrorismo sta rivoluzionando la geopolitica mondiale, non tanto in sé, quanto per le reazioni degli Stati Uniti, i loro dissidi con i tradizionali alleati e il supporto che ha ricevuto dalla Russia e dalla Cina. La lotta contro il terrorismo ha portato a rivalutare le strategie di protezione diretta della popolazione e dei territori dell'Occidente, in particolare negli Stati Uniti, dove è stato costituito un nuovo dipartimento federale: la Homeland Security.
Le strategie per combatterlo sono solo parzialmente militari, anche perché si tratta di opporsi a reti che non presentano particolari punti di vulnerabilità e in cui si possono facilmente rigenerare i nodi distrutti. “La vttoria finale potrà essere conseguita solo con la 'conquista delle menti e dei cuori' delle masse islamiche” (v. Heisbourg, 2001) e con una serie molto articolata di misure - di intelligence, di investigazione, di controllo dei finanziamenti ai terroristi, di iniziative volte a migliorare la percezione dei problemi da parte dell'Occidente e degli Stati Uniti, di protezione diretta degli assets più vulnerabili, e così via.
Sarà difficile persino capire se e quando nella guerra al terrorismo sarà ottenuta la vittoria, anche se genericamente si può affermare che ciò avverrà allorché sarà stata ridotta la possibilità di rigenerazione delle reti e quando i gruppi radicali da cui provengono i terroristi saranno stati separati dalle masse islamiche.
Nelle sue prime fasi (Afghanistan e Iraq), la guerra al terrorismo ha mirato proprio a isolare le reti terroristiche dagli Stati che le ospitavano, o che si temeva potessero dotarle di armi di distruzione di massa. L'azione militare, tuttavia, non può avere che effetti limitati sulle reti; tutt'al più può convincere le masse islamiche che l'Occidente non si lascia intimidire e che quindi non potrà essere vinto, nel senso che la sua influenza sul mondo islamico non diminuirà, anzi si accompagnerà a un'intensificazione degli sforzi per riformare quel mondo, onde renderlo compiutamente partecipe della modernizzazione e della globalizzazione.
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