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Maggio-Giugno/2011 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
L’evoluzione delle strategie nei conflitti convenzionali
di Claudio Ianniello

Tradizionalmente, le operazioni terrestri - ed entro certi limiti anche quelle navali e aeree - si effettuavano in maniera sequenziale, con una successione di combattimenti e manovre.
Queste ultime tendevano a concentrare la massa delle forze e dei mezzi di fuoco contro i punti deboli delle difese avversarie, per romperle e penetrare poi in profondità completandone la distruzione al fine di raggiungere obiettivi strategici decisivi.
Le componenti della potenza militare - terrestre, navale e aerea - agivano con notevole indipendenza l'una dall'altra, pur nel quadro di un piano strategico generale che, almeno in teoria, le dirigeva coerentemente.
I vari livelli di strategia militare o di teatro, di strategia operativa e di tattica erano separati fra di loro, pur essendo legati da una relazione mezzo-fine.
Negli anni novanta l'enorme progresso delle tecnologie dell' informazione e l'aggiunta della dimensione spaziale alle altre dimensioni della strategia hanno consentito di elaborare un nuovo modo di impiegare la potenza militare per raggiungere obiettivi politici.
Il fuoco indiretto di precisione a grande profondità è diventato più efficace, consentendo oggi di raggiungere effetti prima realizzabili soltanto con il fuoco diretto, il quale poteva essere utilizzato solo dopo che la manovra aveva concentrato masse di forze a contatto col nemico.
La battaglia di profondità si è così fusa con quella di contatto.
Le operazioni sul fronte e quelle contro l'intera profondità del dispositivo nemico sono divenute contemporanee. Sull'intero tratto di operazione si sovrappone una rete di comando, controllo, comunicazione, computer, intelligence e ricognizione in cui si inseriscono mezzi di fuoco e unità di manovra. Determinante per il successo è la riduzione dell'intervallo fra l'acquisizione degli obiettivi e l'intervento dei mezzi di fuoco di precisione in profondità.
La strategia militare - come già avveniva precedentemente in campo aereo - si riduce al targeting, cioè alla scelta degli obiettivi e delle loro priorità, nonché alla rapidità con cui vengono colpiti.
Si afferma la tendenza a un'indebita riduzione dell'azione strategica al deus ex machina tecnologico, cui si associa un'eccessiva accentuazione del carattere caotico delle moderne situazioni strategiche, derivato dalla complessità, dalle interdipendenze, dalla rapidità di evoluzione e dall'imprevedibilità del futuro.
Si è cercato di razionalizzare tale situazione elaborando il concetto di 'guerra asimmetrica', le cui espressioni più caratteristiche sono la guerra al terrorismo e le operazioni di supporto alla pace, nel corso delle quali organizzazioni di tipo gerarchico-piramidale che utilizzano le più moderne tecnologie si confrontano con avversari del tutto diversi in termini di armamenti, strutture, tattiche e tecniche.
In tale contesto, la pianificazione strategica, anziché essere focalizzata sulla maniera di contrastare un avversario di cui si cerca di valutare le intenzioni, è incentrata sull'acquisizione di capacità in grado di far fronte a ogni tipo prevedibile di minaccia.
Vengono nel contempo rivalutate le combinazioni 'manovra-combattimento di contatto', e si elaborano nuove forme d'integrazione delle forze speciali con le forze aeree. In sostanza, alla fine del XX secolo sono giunti a completa maturazione - per influsso dei progressi delle dimensioni aerospaziali - i concetti che erano affiorati nella Guerra Mondiale del 1916-1918.
In essa i responsabili, sia tedeschi che britannici, avevano cercato di ridare mobilità e quindi carattere decisivo alla guerra - resa statica dall'affermazione del trinomio 'trincea, mitragliatrice e reticolato' - ricorrendo a due metodi diversi: nel caso dei Tedeschi a una combinazione di artiglieria pesante e a lunga gittata e di infiltrazione di forze d'assalto; nel caso dei Britannici all'impiego su larga scala di carri armati.
La prima soluzione ha trovato una nuova applicazione nelle operazioni in Afghanistan del 2001-2002, con il binomio 'ranger-bombardiere'.
La seconda ha dato luogo alla dottrina del Blitzkrieg corazzato tedesco e ha trovato efficace applicazione nella fase terrestre della guerra del Golfo nel 1991.

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