Per superare la vecchia logica della separazione tra politiche di sicurezza, politiche sociali, educative, urbanistiche, economiche lo Spi-Cgil è chiamato a fare la sua parte, e grazie alla collaborazione con il Silp è in grado di farla con crescente consapevolezza ed efficacia. Da qui l’impegno che dobbiamo assumere: è sempre più evidente che siamo chiamati a sostenere la domanda di qualità nella contrattazione sociale e la sua diffusione
Ipensionati ricordano bene la stagione della propaganda governativa sulle “ronde”. La ricordano, e non ne hanno nostalgia. Di politiche di sicurezza incentrate sulla demonizzazione dei migranti e di disinteresse per le politiche sociali (fatte di attenzione alle fragilità ed alle marginalità, di servizi concreti più che di proclami) sono stanchi. Lo dimostrano diversi fattori, incoraggiandoci ad un lavoro articolato nel territorio che può trovare nella contrattazione sociale l’occasione preziosa per esprimersi.
Lo scorso 7 giugno Cgil e Spi hanno presentato il secondo rapporto sulla contrattazione sociale territoriale. Vale la pena di vedere come il bisogno di sicurezza dei cittadini è stato interpretato e cosa ha generato. Sia chiaro: la contrattazione sociale nel territorio è difficile, e quella nazionale addirittura inesistente per la totale chiusura del Governo al confronto (intendendo per questo non il rapporto amicale tra singoli dirigenti sindacali e ministri, ma un negoziato trasparente nel quale il sindacato afferma la propria autonomia premettendo i propri obiettivi e sostenendoli con coerenza).
Il confronto con Comuni e Regioni è difficile perché Sindaci e Presidenti di Regione, che per altro non sempre comprendono il valore aggiunto di un vero coinvolgimento delle rappresentanze sindacali, devono gestire un “federalismo” che per ora ha solo aumentato le loro responsabilità e ridotto le loro risorse. Che è stato preceduto dalla sostanziale cancellazione dei fondi sociali nazionali (importanti nel co-finanziamento dei progetti locali) e che quindi espone ad una alternativa secca: ridurre i servizi o aumentare rette e tasse locali.
Nonostante tutto questo abbiamo aperto (come pensionati e con la confederazione, e con gli altri sindacati) molti confronti sui bilanci degli enti locali e delle regioni. Abbiamo stipulato centinaia di accordi volti a salvaguardare (sin che sia possibile, ma è davvero urgente una diversa politica economica e sociale nazionale, altrimenti nemmeno le regioni e gli enti locali più virtuosi reggeranno) i servizi ai cittadini e ad introdurre equità nella loro contribuzione, cercando risorse sia nelle pieghe dei bilanci (negli sprechi, nelle inefficienze…) che in una più forte lotta all’evasione fiscale e tributaria.
In una stagione così segnata dalle emergenze determinate dalle scelte del Governo e dagli effetti di una crisi economica che nel nostro Paese resta pesante (mentre altri Paesi anche europei ne sono già usciti) lavoro, redditi e welfare non possono che essere al centro della nostra iniziativa. Ma anche le politiche di sicurezza sono sempre più presenti nelle trattative tra sindacati dei pensionati ed Amministrazioni Locali. Questa tendenza non deriva da presunte “emergenze” irrisolte (l’immigrazione da Paesi extra-europei, la presenza di “nomadi”…) né dalla volontà dei cittadini di promuovere “ronde” chiedendo per questa funzione il riconoscimento delle Istituzioni. Al contrario, i sindacati dei pensionati hanno la chiara percezione che la diffusa insicurezza delle fasce più fragili della popolazione pretende politiche sociali più forti ed una relazione migliore tra cittadini ed istituzioni.
Potrei portare diversi esempi con questo segno. Prendo tra le altre una realtà ove effettivamente i dati testimoniano la denuncia di reati a danno delle persone e dei patrimoni oltre la media nazionale: Rimini, città capace di concentrare una immensa popolazione stagionale, con contraddizioni evidenti. Qui gli obiettivi rivendicativi delle organizzazioni sindacali non si esauriscono certo nel rivendicare una più forte azione repressiva, tanto meno esercitata da privati cittadini ai quali le istituzioni deleghino le proprie responsabilità. La piattaforma unitaria fa riferimento all’esigenza di contrastare il lavoro nero e sommerso, di verificare la qualità degli appalti, ed in questo senso anche all’esigenza di assicurare un efficace presidio del territorio, ma chiede anche di rilanciare la cultura della sicurezza e della solidarietà. Chiede alle Istituzioni locali un salto di qualità nelle politiche di integrazione dei cittadini stranieri, nella diffusione dei “vigili di quartiere” e nella collaborazione tra Istituzioni e cittadinanza attiva per la miglior vivibilità degli spazi pubblici, con l’apertura di “sportelli sicurezza” dedicati all’ascolto ed all’assistenza dei cittadini, integrando competenze diverse. Propone la diffusione delle campagne informative contro le truffe ed i raggiri e per la promozione della cultura della legalità. Sollecita la predisposizione di piani locali di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne. Suggerisce l’adozione di una assicurazione municipale a sostegno delle persone fragili vittime di scippi, furti e raggiri. Quella piattaforma rivendicativa ha generato un’intesa e l’avvio di alcune sperimentazioni, così come accaduto in altre realtà locali che sarà bene seguire.
La vecchia logica della separazione tra politiche di sicurezza, politiche sociali, educative, urbanistiche, economiche è dura a morire, ma ogni volta che la si supera i risultati sono evidenti. Vale dunque la pena di insistere. Lo Spi-Cgil è chiamato a fare la sua parte, e grazie alla collaborazione con il Silp è in grado di farla con crescente consapevolezza ed efficacia. Da qui l’impegno che dobbiamo assumere: dopo una prima fase di lavoro formativo, dopo le prime campagne informative sui rischi di truffa e raggiro (i “non ci casco”) è sempre più evidente che siamo chiamati a sostenere la domanda di qualità nella contrattazione sociale e la sua diffusione. I tempi sono questi: è nell’estate che vanno predisposte ad ogni livello le linee guida per la contrattazione sociale da sviluppare in vista dei prossimi bilanci amministrativi e, nelle nuove Amministrazioni, della definizione dei concreti programmi di Governo. Lavoriamo insieme, Spi & Silp, alla definizione di queste linee guida. Aiuterà tutti.
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