Sensibilizzazione, adeguamento delle infrastrutture e coordinamento, queste sono le ricette per migliorare la sicurezza diminuendo gli incidenti
Nel 2009 gli incidenti stradali rilevati in Italia sono stati 215.405, e hanno causato il decesso di 4.237 persone, mentre altre 307.258 hanno subito lesioni di diversa gravità. I dati Istat rilevano una realtà in miglioramento ma pur sempre agghiacciante. Ogni giorno si sono verificati mediamente 590 incidenti stradali che comportano lesioni alle persone, la morte di 12 persone e il ferimento di altre 842. Rispetto al 2008 si riscontra una diminuzione del numero degli incidenti (-1,6%) e dei feriti (-1,1%) e un calo più consistente del numero dei morti (-10,3%). Tra il 2001 e il 2009, gli incidenti stradali con lesioni a persone sono passati da 263.100 a 215.405, con un calo del 18,1%; i morti sono diminuiti da 7.096 a 4.237 (-40,3%) e i feriti da 373.286 a 307.258 (-17,7%). Va sottolineato che nello stesso arco temporale il parco veicolare è cresciuto di circa il 18%.
«l’Italia - afferma Roberto Sgalla, Direttore del Servizio Polizia Stradale, in una articolata intervista al ‘Il Centauro’ - è oggi la nazione europea con il maggior numero di veicoli rispetto agli abitanti e, a fronte di un aumento del parco veicolare di più del 20% nell’ultimo decennio, la rete stradale è rimasta sostanzialmente invariata, con un piccolo incremento del 4%». Gli operatori della Stradale, poco meno di 12.000 unità, ogni giorno sono impiegati in circa 1.500 pattuglie sui 7 mila chilometri della rete autostradale italiana e su 450.000 Km di rete stradale primaria nazionale, dove circolano oltre 42.000.000 di veicoli. Il nostro è un paese dove le merci viaggiano prevalentemente su strada e dove per alzare il livello di sicurezza non bastano semplici norme, è necessario un cambiamento culturale. Cambiamento che deve coinvolgere soprattutto i più giovani. «La Polizia Stradale - come riporta il sito della Polizia di Stato - si impegna ogni giorno nelle scuole ed in altri eventi rivolti ai giovani perché si diffonda la consapevolezza dei rischi e in modo che la sicurezza diventi uno stile di vita. Per la tutela della sicurezza stradale la Polizia Stradale ha sviluppato una rete di collaborazioni con istituzioni, enti, associazioni e privati. L’idea è che solo una sicurezza partecipata e condivisa da tutti gli attori della sicurezza Stradale, quindi anche da tutte le persone che circolano con i loro veicoli sulle strade, può consentire il raggiungimento dell’obiettivo della Commissione europea di dimezzare la mortalità per incidente stradale».
Una cosa è certa però: la semplice comunicazione non basta. Molto si può fare con gli adeguamenti degli standard di sicurezza della rete stradale e delle gallerie. «Negli anni scorsi - scrive sul suo blog Marco De Mitri - l’Anas ha già redatto una mappa dei punti neri della rete stradale, in collaborazione con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, poi recepita in un programma di interventi. È inoltre in corso l’analisi di rischio di tutte le gallerie della rete per censirle e redigere un elenco di priorità degli interventi da realizzare per aumentare la sicurezza». Anche il Progetto Icarus (acronimo di Inter-Cultural Approaches for Road Users Safety) cercherà di ridurre la mortalità tra i giovani. « Il progetto - spiega Marco De Mitri - è finanziato per oltre 700 mila euro dalla Commissione Europea e impegnerà la Polizia Stradale e la Facoltà di Psicologia 2 della Sapienza di Roma per due anni e mezzo di lavoro, con l’obiettivo di individuare e studiare i principali fattori che mettono a repentaglio la sicurezza stradale tra i giovani. Il progetto girerà alcune città europee e coinvolgerà in prima persona il mondo giovanile per renderlo non solo destinatario della ricerca ma anche protagonista del progetto, che gode di un finanziamento di oltre 700.000 euro da parte della Commissione europea con l’obiettivo di creare uno strumento unico in materia di sicurezza stradale da utilizzare in tutti i paesi dell’Unione. Il progetto Icarus cercherà di identificare i fattori di rischio che influenzano i giovani guidatori e di costruire un modello di formazione europeo a partire dall’individuazione dei fattori di rischio».
Comunicazione, scienze statistiche, adeguamento delle infrastrutture e nuove norme sempre più dure. In un periodo di crisi economica, tutto questo sarà sufficiente a far diminuire le morti sulle strade? Prova a dare una risposta Roberto Sgalla, Direttore del Servizio Polizia Stradale: «In un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, è necessario razionalizzare le risorse disponibili e cercare soluzioni nuove che consentano di elevare gli standard, già di grande livello, offerti agli utenti della strada. Da una parte si dovrà muovere la leva motivazionale del personale perché si mantenga in crescita il tasso di efficienza dell’attività di controllo e l’efficacia deterrente della presenza delle pattuglie. Si tratterà, sotto il profilo organizzativo, di aggiornare i moduli operativi per rendere ancor più visibili le pattuglie sulla strada e aumentare così la percezione di sicurezza. Si dovrà tener in maggiore conto del supporto della tecnologia, sia per la vigilanza del traffico che per l’accertamento delle violazioni diffuse, dedicando llintervento del poliziotto della Stradale a servizi mirati sul territorio (accertamenti sullo stato psico-fisico dei conducenti, sovraccarico mezzi industriali, controlli sui tempi di guida e di riposo dei conducenti professionali, controllo merci pericolose, vettori stranieri, autobus). Altro aspetto è legato alla formazione e qualificazione del nostro personale che è specialista e come tale deve saper fare qualcosa di più e di diverso. Penso non soltanto alla formazione specialistica di base ma ad un aggiornamento continuo e mirato agli aspetti più qualificanti della nostra azione, magari attraverso corsi brevi organizzati in sede. Penso ancora a strumenti offerti dalle nuove tecnologie che, come la rete intranet, consentano di mettere in comune professionalità ed esperienze. Motivazione, rivisitazione dei moduli operativi, formazione e aggiornamento: tutte priorità che si appuntano sull’uomo e la donna, che hanno come obiettivo il poliziotto della Stradale a vantaggio professionalità e dell’efficacia dei suoi interventi».
Ultimo punto da affrontare, sempre nell’ottica del miglioramento della sicurezza stradale, è il coordinamento tra le forze di polizia. Anche su questo il Direttore del Servizio Polizia Stradale ha una sua chiara opinione. «Credo che per vincere la partita della sicurezza sulle strade occorra un “gioco di squadra”, serva uno sforzo sinergico e la condivisione degli obiettivi». «Mi viene in mente la felice esperienza che l’istituzione del Centro nazionale per il coordinamento delle emergenze in materia di viabilità ha innescato sul territorio. Nuovi ruoli sono stati assegnati al Prefetto perché, attraverso lo strumento del Comitato operativo per la viabilità, possa promuovere nella porzione di territorio affidata alla sua responsabilità l’elaborazione di piani specifici di intervento sui lussi circolatori, coordinando la predisposizione e l’attuazione di misure preventive e di intervento, per la gestione delle crisi della viabilità stradale. La condivisione delle risorse genera economie e la condivisione di informazioni genera tempestività ed efficienza di intervento, in un connubio virtuoso che può ampliarsi in termini di estensione delle aree spaziali controllate e di aumento dei partner del progetto. Quanto alle polizie municipali, l’auspicio è quello di arrivare in tempi brevi alla condivisione dei dati sul fenomeno infortunistico. Considerato che oltre il 70% degli incidenti si verifica in città, poter avere la pronta disponibilità delle statistiche consentirebbe di definire nuove e più efficaci strategie d?intervento in relazione ai diversi territori».
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