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Maggio-Giugno/2011 - Articoli e Inchieste
Finanziaria e carriere
Soldi e ingiustizie: le promesse mediatiche del governo e la beffa degli assegni «una tantum»
di Lorenzo Baldarelli

La riduzione delle spese per il pubblico impiego ha aggravato ulteriormente la già precaria situazione economica delle Forze dell’Ordine in Italia.
Le promesse del Governo, poi, sono ormai cadute davanti ai fatti. Il Decreto di Legge è stato votato e i pochi aumenti salariati sembrano quasi una beffa


E alla fine la spuntò la dicitura «una tantum», ovvero il concetto di lavoro a cottimo. Peccato che non si parli di manifattura o edilizia, qui si discute in materia di sicurezza e di assegni al personale delle Forze di Polizia, delle Forze Armate e del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Il Governo Berlusconi ha finalmente calato il velo, le promesse elettorali ormai sembrano appartenere ad un’altra era geologica, la legalità e le forze dell’Ordine non sono una sua priorità. Per fare chiarezza sulla reale portata di quanto successo, occorre tornare un attimo indietro.
Con il ‘Patto di stabilità interno’, con cui si stabiliscono i limiti della finanza pubblica per il triennio 2011-2012-2013, si è cercato di rientrare all’interno dei parametri imposti dal trattato di ‘Maastricht’. Il Decreto Legge n. 78 del 2010, infatti, riducendo le spese per il pubblico impiego è riuscito così ad adempiere alla funzione di ‘congelamento’ di qualsiasi retribuzione delle Amministrazioni dello Stato. Il Comparto Sicurezza e Difesa, quindi, viene equiparato alla burocrazia, i contratti di lavoro 2010-2012 sono bloccati e viene fissato il tetto retributivo che impedisce, per il triennio 2011-2012-2013, di superare gli emolumenti complessivi. Tra questi sono compresi gli eventuali lavori straordinari effettuati sempre nel triennio 2011-2012-2013. Analoga previsione per le missioni, i servizi di ordine pubblico, il lavoro notturno, la maggiorazione stipendiale derivante dall’assegno funzionale che spetta al raggiungimento dei 17, 27 e 32 anni di servizio. Sono inclusi nel blocco anche gli eventuali avanzamenti di carriera ottenuti a seguito di concorso.
Per non perderci nei numeri e nelle leggi facciamo un po’ di chiarezza. Il congelamento del contratto di lavoro 2010-2012 e la fissazione del tetto retributivo fino al 2013 comportano in pratica la previsione di dover lavorare gratis. L’eventuale lavoro straordinario, infatti, se supera quello fatto nel 2010 non viene pagato, e nemmeno le missioni, i servizi di ordine pubblico e il lavoro notturno. A ciò è stata aggiunta l’impossibilità di percepire i maggiori compensi in caso di avanzamento di carriera anche a seguito di concorso, e quindi prevedendo la possibilità, tutt’altro remota, che taluni poliziotti si ritrovino a percepire lo stipendio da Agente pur svolgendo mansioni superiori, finanche da Funzionario.
Quasi contemporaneamente la Commissione Difesa della camera ha previsto, in relazione all’esame del disegno di legge n. 626, in materia di avanzamento dei ruoli, che l’ufficiale più anziano (generale di divisione) che abbia maturato un periodo minimo di un anno in tale grado, possa avanzare al grado superiore (corpo d’armata ed equivalenti) in soprannumero e senza dar luogo a vacanza organica. Insomma si discute dei vertici senza prevedere miglioramenti per gli stipendi della base e dei quadri, sempre più penalizzati da tasse, aumenti del costo della vita e innalzamento dei tassi d’interesse.
Il Governo (con il D.L n. 78 del 2010) ha tagliato in modo cospicuo le spese per il pubblico impiego ed ha previsto per il personale del Comparto Sicurezza e Difesa delle umiliazioni aggiuntive. In sede di conversione del Decreto Legge (Art. 8, comma 11-bis del D.L. 78\2010) veniva stanziata una sovvenzione di 80 milioni di euro per gli anni 2011 e 2012, arrivando alla cifra totale di 160 milioni di euro, chiaramente non sufficienti. Le Rappresentanze Militari e i sindacati di Polizia, con il Silp in testa, protestano vistosamente. Il 14 marzo 2011 il Silp per la Cgil, assieme ad altri Sindacati del Comparto Sicurezza e dei Vigili del Fuoco, mise in atto una dura manifestazione dinanzi alla residenza del Presidente del Consiglio ad Arcore. Lo stesso on. Berlusconi scese tra di loro mettendoci la faccia, promettendo un suo preciso intervento e lo stanziamento, al successivo Consiglio dei Ministri, di «ulteriori risorse» attraverso l’approvazione di un decreto-legge ad hoc.
Si arriva quindi all’approvazione del Decreto Legge n. 27 del 26 marzo 2011 che ha stanziato ulteriori 115 milioni di euro per gli anni 2011, 2012 e 2013, per ottenere quindi i seguenti importi disponibili: nel 2011 e nel 2012 si racimolano 195 milioni di euro (115 stanziati nel D.L. 27/2011 più gli 80 della Legge di conversione D.L. 78/ 2010). Nel 2013, invece, saranno previsti i soli 115 milioni di stanziamento del D.L. 27/2011 perché nella Legge di conversione D.L. 78/ 2010 non era stato previsto di inserire lo stanziamento degli 80 milioni. La cosa comica, o tragica, è che questi stanziamenti non sono nemmeno elemosina: non sono ‘aggiuntivi’ infatti, ma ‘prelevati’ da un altro capitolo di spesa destinato al Comparto, quello del Riordino delle Carriere che aveva già subito dal Governo un ‘piccolo ritocco’ di 770 milioni di euro con il D.L. 78/2010. Le risorse stanziate, inoltre, coprono soltanto la spesa per i beneficiari del singolo anno. «In tal modo - spiegano al Silp - il personale che percepisce assegni una tantum il primo anno non potrà beneficiare nei due anni successivi, così come quelli del secondo anno non potranno beneficiare nel terzo anno». Occorrerebbe che la previsione di spesa contenga risorse da trascinare per i tre anni di riferimento, raggiungendo 1170 milioni di euro.
E ora, per chiudere il cerchio, torniamo alla già citata dicitura «una tantum». Per non smentirsi il Governo ha infatti previsto che le citate risorse devono essere distribuite con assegni «una tantum» (senza peraltro specificare come) e che quindi non valgono nulla per la pensione e per la buonuscita dei Poliziotti nonostante il fatto che saranno assoggettati a prelievo contributivo. Riprende quindi l’azione del sindacato al fine di modificare il decreto, magari inserendo la dicitura «assegni perequativi individuali» fissi e continuativi. Ridando così, oltre al denaro, agli operatori della sicurezza anche quella dignità tanto sbandierata in manifestazioni pubbliche.
In un momento di lucidità le Commissioni Affari Costituzionali della Presidenza del Consiglio e Interni, nonché Difesa, approvavano un emendamento, collegato alla conversione in Legge del D. L. n. 27 del 26 marzo 2011, con il quale modificavano le parole una «una tantum» con «perequativi individuali, aventi la stessa natura giuridica dell’emolumento corrispondente». Sembrava quindi cosa fatta, invece ecco il colpo di scena:   il 3 maggio 2011 la Camera dei Deputati, con il parere «condizionante» della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, approva il testo di conversione in Legge del D. L. n. 27 del 26 marzo 2011, reintroducendo le parole «una tantum»; negando ancora una volta ai Poliziotti la loro specificità ed il loro diritto a vedersi corrisposti tutti gli emolumenti e le indennità dovute per il servizio prestato e per le funzioni svolte.

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