Nonostante la strada da percorrere per giungere ad una definitiva abrogazione della pena di morte negli Stati Uniti sia ancora molto lunga*, osteggiata anche da una buona parte di opinione pubblica, non si puo` negare che negli ultimi anni, con un’improvvisa accelerazione, se ne stia intraprendendo il cammino. Da ultimo l’esempio dello stato dell’Illinois.
M procediamo con ordine. Nel 2000 l’allora governatore repubblicano George Ryan, sospese tutte le esecuzioni. Questo in seguito ad uno studio statistico che prese in considerazione cio` che avvenne a partire dal 1976 - anno in cui furono reintrodotte ufficialmente le esecuzioni capitali a livello federale – e cioe` che tredici condannati fecero appena in tempo ad uscire dal braccio della morte perché riconosciuti innocenti.
A questo punto il Governatore Ryan non pote’ che constatare come ci si trovasse di fronte ad una palese falla nell’apparato giudiziario dello stato. La commissione speciale, istituita dal governatore allo scopo di analizzare a fondo il sistema delle condanne capitali in Illinois, concluse che nessun assetto penale potesse essere tanto perfetto da escludere errori giudiziari.
La pena di morte, in quanto irrimediabilmente risolutiva, e` intrinsecamente ingiusta, perche` inappellabile. Inoltre, gli studi della commissione misero chiaramente e coraggiosamente in luce che i fattori esterni, classe sociale, etnia, direzione dell’opinione pubblica etc.. potessero avere un rilevante peso sulla decisione finale della corte.
In conclusione Ryan, poco prima di lasciare la sua carica nel 2003, commuto’ la pena di 167 detenuti dal braccio della morte, al carcere a vita. Il passo decisivo lo ha poi compiuto il Congresso dell'Illinois, nel gennaio di quest’anno, votando l’abolizione della pena capitale. Ma si e` dovuto attendere la firma del governatore Pat Quinn, avvenuta il 9 marzo a Chicago, per eliminare in maniera definitiva lo stato dell’Illinois dalla lista dei 35 stati americani in cui vige ancora la condanna a morte. Negli ultimi tre anni anche New York, New Jersey e New Messico sono diventati abolizionisti.
Si puo` concludere che la volonta` di interrompere le esecuzioni sia stata bi-partisan (Il governatore Ryan era repubblicano, mentre l’attuale, Quinn, e` democratico).
Intervistato dal Chicago Tribune, il governatore Patt Quinn afferma: “L’ho fatto perche` ritengo sia giusto, non ho trovato nessuna prova credibile dell’effetto deterrente della pena di morte sul crimine, ne`del fatto che sia meglio spendere cifre enormi per mantenere il sistema della pena capitale piuttosto che prevenire la criminalita’”.
Diverse associazioni dei parenti delle vittime, favorevoli invece alle esecuzioni, non hanno esitato a protestare contro la decisione del governatore Quinn. Quest’ultimo ha risposto promettendo di utilizzare i fondi precedentemente destinati a coprire le spese del braccio della morte, a favore delle famiglie delle vittime.
L’Illinois e` il terzo stato negli ultimi quattro anni ad abbandonare la pena capitale (segue il New Jersey e il New Mexico), indubbiamente negli Stati Uniti e’ in corso un cambiamento di rotta.
Quella dell’Illinois, e` una presa di posizione storica, che arriva a poche settimane di distanza dalla fine della produzione del sodium thiopental, una delle sostanze utilizzate negli USA per l’esecuzione letale. Inoltre il 2010 ha segnato il più basso numero di esecuzioni dal 1999, con un calo del 12 per cento rispetto all’anno precedente. Il 2010 è stato anche l’anno con il più basso numero di nuove sentenze capitali negli Stati Uniti dal 1976, da quando cioe’ si reintrodusse la pena capitale negli USA.
Diversi governatori si oppongono pubblicamente alla pena di morte, e i giudici stanno iniziando a contestarne la legittimita` costituzionale.
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*Gli Stati Uniti sono uno dei 54 paesi che ha votato contro la ratifica della moratoria universale della pena di morte
approvata il 18 dicembre 2007 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astenuti. La moratoria si propone di sospendere l’applicazione della pena di morte in tutti gli stati appartenenti all’Organizzazione delle Nazioni Unite.
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